10 - Vegas

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Mi sento così bene. I miei respiri sono regolari e i muscoli completamente rilassati. Sto riposando come non lo facevo da molto tempo; non che a casa mia non dorma, ma sono sempre costretto a tenere un occhio aperto. In parecchi hanno cercato di uccidermi durante il sonno ed è per questo che dormo sempre con un'arma sotto il cuscino. Questa volta però è diverso. Non sono ancora completamente sveglio, ma quando sento un qualcosa avvinghiarmi i fianchi, scatto immediatamente. Afferro la lama che ho nascosto sotto il cuscino all'insaputa di Luna e la punto immediatamente al collo di quello che credevo essere il mio aggressore. Mi fermo appena in tempo per vedere il petto della mia bella italiana alzarsi e abbassarsi al ritmo lento e rilassato dei suoi respiri. Lei non si accorge di nulla; continua a dormire così profondamente che in questo momento mi sembra una bambina. Ritiro la lama e osservo la sua gamba destra ancorarmi quasi come in una mossa di judo i miei fianchi. Mi sta letteralmente abbracciando. La sua testa è appoggiata sul mio petto e dal piccolo rivolo di bava che scende dalla sua bocca, deduco che stia dormendo molto comodamente. Osservo infine il mio braccio farle da scudo lungo la schiena, quasi come se in piena notte avessi voluto tirarla verso di me. Con il braccio libero le levo i capelli che le stanno ricadendo in faccia e li sistemo dietro le orecchie. Non appena la tocco, Luna emette un piccolo suono che assomiglia vagamente ad un gatto che fa le fusa. Ridacchio sottovoce perché non voglio svegliarla e mi riappisolo immediatamente, avvolto dal suo calore e dalla pace di questa notte.

È successo tutto in un attimo... Un secondo prima dormivo placidamente e quello successivo mi ritrovo con la faccia schiacciata sul freddo pavimento. È la seconda volta che vengo buttato giù dal letto di una donna.

«Mi hai di nuovo buttato giù dal letto.» La mia non è né una domanda, né tantomeno un'esclamazione.

«Posso spiegare.»

«Tu aspetta di essere da soli...»

«Stava entrando mio padre! Non poteva vederci nello stesso letto e per di più eravamo abbrac...» Luna interrompe la frase proprio sul più bello. Sono certo che si è resa conto di avermi abbracciato tutta la notte, ma sono certo che negherà fino alla morte.

«Tu... aspetta.» La mia è una provocazione bella e buona. Mi diverte provocarla in questo modo perché se da un lato si mostra come una donna tutta d'un pezzo e pronta a scendere in campo come un gladiatore, dall'altro sa essere terribilmente timida.

Quando scendiamo di sotto, troviamo la tavola imbandita come se fossimo ad una festa. La madre di Luna ha preparato tantissime cose e sono certo che lo ha fatto con il cuore.

Nonostante non avessero idea di chi io fossi, mi hanno trattato con rispetto e con grande ospitalità. So che questa è una caratteristica degli italiani, ma indubbiamente la famiglia di Luna è molto ospitale.

Non appena metto piede in cucina, la donna mi dice qualcosa e subito Luna traduce per me. «Mia madre ti saluta e dice di fare come se fossi a casa tua. Mangia tutto quello che vuoi.»

Ringrazio con un cenno del capo e poi ci mettiamo tutti insieme a tavola. Io li osservo parlare tra di loro; li guardo ridere e scherzare come se fosse la cosa più normale del mondo. Vedo il padre di Luna riempire il bicchiere di sua figlia con del succo d'arancia fresco e poi fare altrettanto con quello della moglie. Guardo la donna prendere una fetta di pane e imburrarla generosamente e poi passarla al marito. Tutte queste attenzioni che riservano gli uni ma gli altri, mi sembrano così estranee ma dannatamente bellissime. Non ho mai avuto nulla di tutto ciò. Sono semplicemente il figlio bastardo dell'uomo più potente della Thailandia, il quale è stato praticamente costretto a prendermi con sé. Quelli che, teoricamente, dovrebbero essere definiti come miei familiari, mi hanno sempre trattato come un reietto; un insetto che si sono sentiti liberi di calpestare più e più volte; l'anello debole della catena; l'ultima ruota del carro.

Fino all'ultimo battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora