Lo detesto così intensamente.
Lo odio dal profondo del cuore; odio il fatto che mi abbia fatto provare un piacere mai provato prima. Mi dà fastidio sentire come il mio corpo sia rilassato e del tutto soddisfatto per la notte appena passata. Vegas è sdraiato accanto a me, ma non ho idea se stia dormendo o meno. Quello che so e che i primi raggi dell'alba stanno facendo capolino nella stanza del tutto sottosopra e non ho la forza di alzarmi da questo letto.
L'avevo promesso a me stessa. Mi ero imposta un limite e non sono riuscita a rispettarlo. Ero consapevole di essere attratta da lui. Era come se il suo corpo fosse una calamita e più provavo ad allontanarmi e più venivo risucchiata nel suo vortice di seduzione e passione cocente. Posso quasi dire di non avere ricordi di questa notte. Rammento di aver fatto del sesso violento, ma mai eccessivo; passionale, ma mai sdolcinato; a volte delicato, ma mai deludente.
Il più delle volte è stato Vegas a condurre il gioco. Cerco di fare pianissimo e butto fuori dal letto le gambe indolenzite per la presa violenta di Vegas. Quando, dopo decenni, riesco ad alzarmi, mi infilo la prima cosa che trovo ed è solo dopo che l'ho indossata che mi rendo conto essere la camicia di Vegas. È tutta stropicciata ed emana il suo odore. Anche se la mia mente lo rigetta, il mio corpo si inebria di esso.
Mi dirigo in bagno e mi siedo sulla tavoletta chiusa del water. Comincio ad avere un tic alla gamba e inizia a tremare a ritmo del battito del mio cuore.
Con quale coraggio lo guarderò negli occhi? – penso.
Sono talmente presa dai miei pensieri che non mi rendo conto che la porta del bagno si apre. Non mi rendo minimamente conto di ciò che avviene intorno a me. Quando dopo un po' alzo lo sguardo, vedo Vegas con la spalla appoggiata allo stipite della porta. Indossa solo dei boxer grigi e anche se i miei occhi fanno di tutto per evitare di guardare la sua virilità, la mia vista non può non notare il rigonfiamento ben celato dall'intimo.
«Hai intenzione di rimanere così per tutto il tempo?» Mi chiede Vegas incrociando le braccia al petto.
Evito di guardarlo in faccia e punto gli occhi sulle mie mani.
«Ti serve il bagno?» Gli chiedo vaga.
Non mi risponde. Rimane fermo nello stesso identico punto. Sento il peso del suo sguardo su di me.
«Farai così tutto il giorno, Luna?»
Chiudo gli occhi.
«Abbiamo fatto sesso, nulla di più. Puoi smettere di angosciarti e tornare ad essere quella di sempre.»
«Facile da dire.» Borbotto, ma Vegas mi sente perfettamente.
Finalmente si stacca dalla porta e fa qualche passo verso di me. «Qual è il problema?» Si inginocchia come se stesse consolando una bambina. I suoi occhi mi guardano come se si stesse prendendo gioco di me e questa cosa mi manda in bestia.
«Non trattarmi come una stupida ragazzina.» Ammetto che il tono che utilizzo è parecchio grintoso.
«Allora tu non comportarti come tale.» Vegas allunga una mano e tocca un lembo della camicia che indosso. «Stai ingigantendo la cosa. Non abbiamo fatto nulla di male.»
Io sgrano gli occhi. «Nulla di male dici? Tu sei il mio carceriere... Sono andata a letto con l'uomo che mi tiene prigioniera!»
«Se questa tu la chiami prigione...»
«Non fare del sarcasmo, Vegas. Sai benissimo cosa intendo.»
«Tu dici?» Adesso si erge sopra di me con tutto il suo corpo. «Per essere in una prigione... hai goduto parecchio.»
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Fino all'ultimo battito
ChickLitLuna ha finalmente raggiunto il suo traguardo; è diventata una delle migliori mediatrici della sua compagnia e i successi stanno cominciando ad arrivare dopo tanti anni di sacrifici e privazioni. Ora che c'è di mezzo un grosso affare, dovrà volare...