13 - Luna

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«Che stai facendo?» Mi chiede Black continuando a disegnare sul suo album. «Sembri m...molto seria.»

Stacco per un attimo gli occhi dal monitor del computer e mi levo gli occhiali. Sto lavorando da più di tre ore e gli occhi cominciano a bruciarmi.

«Sto cercando delle informazioni.»

«Su cosa?» Mi chiede con la curiosità tipica dei ragazzi della sua età.

«Un vaso molto antico.»

«Quello che ha comprato m...mio cugino?»

«Proprio quello. Tu invece cosa disegni?» Gli domando alzandomi e avvicinandomi al divano dove è seduto a gambe incrociate.

«Sto fa...facendo un disegno per p...papà.»

Provo una leggera pena per questo ragazzo che tenta così disperatamente di attirare l'attenzione di un padre che se ne frega di lui. Black ci sta provando in tutti i modi e spero che prima o poi quell'uomo che osa definirsi suo padre, si accorga ben presto di cosa si sta perdendo.

«È molto bello. Sono certa che lo apprezzerà molto.»

Rimango seduta sul divano insieme a Black fino a quando non mi appisolo del tutto. È solo quando sento dei passi avvicinarsi a me che riesco finalmente a riaprire gli occhi che si erano chiusi per la stanchezza. Quando alzo lo sguardo, vedo il capo delle guardie del corpo di Vegas offrirmi una tazza di caffè espresso.

«Deve aver lavorato duramente se si è addormentata così sul divano.»

Notando il mio sguardo vagare qua e là per la stanza, Jom colma i miei dubbi sulla domanda che stavo per fargli.

«Black è tornato a casa del signor Vegas.»

«Chi lo ha accompagnato?»

«Uno dei miei uomini.»

«Quando tornerà Vegas?» Sinceramente non è che abbia tutta questa gran voglia di rivederlo, al contrario, se potessi evitare il suo sguardo, lo farei senz'altro. Mi sembra solo strano che non mi abbia ancora contattata dal momento che quando non sono nei paraggi per più di mezz'ora, mi chiama sempre per sapere dove io sia.

«Il signor Vegas sta tornando proprio in questo momento. Dovrebbe essere già atterrato il suo aereo e con molta probabilità si sta dirigendo a casa. Dovrebbe andare anche lei.» Jom mi aiuta ad alzarmi e con celerità prendo le mie cose.

Quando torniamo alla villa, tutte le luci sono accese e quando passeggio per il grande giardino minuziosamente decorato, mi sembra di essere in pieno giorno.

Gli uomini che sono di guardia mi salutano con la testa. Non mi hanno mai rivolto la parola, ma se non altro non fanno più le belle statuine come prima. Quantomeno si sforzano di muovere il capo.

Varco la soglia di casa e la signora che si occupa della manutenzione della residenza del padre di Vegas, mi viene incontro con un grande sorriso. Io e lei non riusciamo mai a capirci dal momento che non conosciamo l'una la lingua dell'altra, ma devo ammettere che è bello tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro ed essere accolti da un caloroso sorriso. La abbraccio perché qui dentro è l'unica a farmi respirare quel poco di aria di casa.

Con il braccio mi indica gli appartamenti di Vegas ed improvvisamente la sua espressione diventa più tesa. Non ho idea se mi stia chiedendo se mi abbia fatto del male o meno, so semplicemente che le stringo il braccio e le faccio un bel sorriso.

Dopo essermi allontanata, apro la porta che dà sul corridoio terrificante degli appartamenti di Vegas. Queste luci tra il blu e il viola mi mettono sempre un po' di ansia. È solo quando sento la voce un po' balbuziente di Black che mi calmo.

Fino all'ultimo battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora