17 - Luna

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Quando arriviamo a Palermo, mi sembra di respirare aria di casa. Nonostante non sia mai stata in Sicilia, il calore della gente del posto, il frastuono delle bancarelle lungo la via principale, lo schiamazzare dei venditori del mercato, il gesticolare degli italiani, mi riporta con la mente a casa.

Cammino al fianco di Vegas, il quale mi sembra perfettamente a suo agio tra la folla. Le sue guardie ci circondano e ci fanno da scudo umano e devo ammettere di sentirmi come una vip su un red carpet. Vegas è sempre un passo avanti a me e cambia lato a seconda di dove si trovi il marciapiede, come se istintivamente cercasse di proteggermi da ciò che si trova all'esterno.

Quando vediamo una macchina nera molto grande accostarsi a noi, Jom si para davanti Vegas e tiene la mano sulla fondina attaccata alla cintura, pronto ad ogni evenienza.

Vegas non sembra sorpreso.

La portiera si apre ed esce un uomo distinto con delle buste in mano.

«Signor Romsaiton... la stavamo aspettando. Il signor Russo sarebbe lieto di invitarla a soggiornare nella sua residenza. Lei e il suo seguito ovviamente.»

L'uomo gli porge la busta e attende pazientemente una risposta.

«Vincenzo Russo è gentile ad offrirci una tale ospitalità. Deve proprio essere un'abitudine degli italiani. Accettiamo di buon grado la sua offerta.»

«Riferirò ciò che ha detto. Se volete seguirmi...» L'uomo usa un cellulare per chiamare qualcuno e improvvisamente due furgoncini Mercedes svoltano l'angolo.

Vegas sale sull'auto trascinandomi con sé. Ci sistemiamo sui sedili posteriori e noto nei suoi occhi una scintilla di eccitazione. Il suo piano sta prendendo pian piano forma.

«Se continui a sorridere così, ti si intorpidiranno i muscoli facciali.» Gli dico osservando fuori dal finestrino.

«Non guastarmi l'umore.» Vegas si sporge in avanti fino ad arrivare quasi sul sedile anteriore. «Manca ancora molto?»

L'autista lo osserva dallo specchietto retrovisore. «No, signor Romsaiton. Siamo quasi arrivati. Don Davide ha fatto preparare un piano della sua villa solo per lei e la sua fidanzata.»

Sgrano gli occhi e mi accingo a mettere in chiaro le cose. «Noi non siamo...»

«Siamo molto grati a Don Davide per l'ospitalità. Io e la mia fidanzata saremo più che lieti di rimanere nella sua residenza.»

Quando ci riaccomodiamo gli chiedo il perché della sua affermazione.

«Rilassati. Sarà un gioco da ragazzi.»

«Parli bene tu.»

«Devi solo comportarti come sempre e mi raccomando... non parlare mai in italiano; non devono scoprire che qualcuno può comprendere ciò che dicono.»

Arriviamo alla residenza di Davide Russo in breve tempo e la maestosità della villa o per meglio dire la reggia, mi colpisce. Ci sono parecchie guardie.

Ci sono un'infinità di guardie a presiedere i grandi cancelli d'entrata e il lungo viale è ornato da splendidi alberi che fanno da sfondo ad uno scenario quasi fiabesco. Peccato che questo posto abbia veramente poco di fiabesco.

Una volta arrivati alla fine del viale alberato, c'è una piccola rotatoria con una fontana al centro di marmo bianco, probabilmente di Carrara. Ad attenderci di fronte la porta d'ingresso, c'è Davide Russo con altre due guardie del corpo appostate proprio dietro di lui.

Vegas è il primo scendere e si dirige senza esitazione a stringere la mano del futuro alleato pronto per essere immediatamente tradito. Credo che lui ami fare il doppio gioco; lo manda su di giri e tutta la violenza che orbita intorno a queste vicissitudini, lo eccitano come non mai. Riesco a vederlo, a percepirlo e la cosa che ogni tanto mi sconvolge è che questa sua euforia travolge anche me.

Fino all'ultimo battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora