24 - Hiroto

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Vi chiedo scusa per il ritardo, ma se vi dovessi raccontare che cosa mi è successo in tutto questo tempo, uscirebbe fuori un altro libro.

Domenica uscirà il prossimo capitolo e nel frattempo vi mando un bacio!

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Cazzo che botta. Credo di avere una gamba rotta. Non ho mai perso i sensi, nemmeno per un singolo istante e ricordo perfettamente di essere stato sbalzato via dall'urto. E non sono da solo.
Accanto a me, ancora ben legato sul sedile che si è evidentemente staccato dal jet, c'è il cugino di Vegas. La cosa positiva è che riesco a vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi in modo abbastanza regolare; la cosa negativa è che lui è privo di sensi e io sembro incapace di alzarmi.

Sono passati circa 45 minuti dallo schianto e per 2700 secondi non ho mai perso i sensi e proprio per questo ho avuto un enorme quantità di tempo per cercare di capire cosa diavolo sia successo.

 
Andava tutto alla grande. Poi improvvisamente boom.


Io e questo ragazzino siamo stati spazzati via e non ho idea di dove sia finito l'altro pezzo di aereo. Ho cercato con lo sguardo gli altri passeggeri, ma di loro nessuna traccia. Prego qualunque divinità affinché la mia Alyssa stia bene. 45 minuti di inattività totale.
Non ho mai sentito qualcuno chiedere aiuto o cercare il nome di qualcun altro.

Quando vedo Black iniziare a riprendere i sensi, lo chiamo.
«Ehi, ragazzo! Mi senti? Ti fa male da qualche parte?»
I suoi occhi sono ancora appannati e ci mette un bel po' prima di mettere a fuoco il tutto.
Quando lo vedo mettere insieme i pezzi, cerco di bloccare l'evidente attacco di panico che sta per venirgli.


«Respira. Dentro e fuori. Andrà tutto bene; starai bene e presto ce ne andremo di qua.»
«D...dove s...siamo?» Black sblocca la cintura e si rialza come se nulla fosse.
Ah... beata gioventù.
«Adesso voglio che tu sia forte per me, ci stai?»


«V...voglio tornare a ca...s...sa.» Si inginocchia e inizia a colpirsi le orecchie.
«No no! Andrà tutto bene! Non piangere! Adesso diventerai come uno di quei personaggi che ti segni tanto, ti va?»
«Davvero?»
«Ho davvero bisogno del tuo aiuto, ragazzo. La mia gamba è rotta e dobbiamo andarcene di qui e metterci a cercare gli altri.»
Black si avvicina alla mia gamba. «Ti fa m...male?»
«Devi trovarmi un bastone. Puoi farlo per me?»


Black si allontana senza dirmi nulla. Che situazione di merda. Mi levo la maglietta e la strappo perché dovrò usare qualcosa per legare il bastone alla mia gamba.

 
Black torna dopo poco e mi mostra con orgoglio quello che ho trovato. È perfetto per il momento. Mi aiuta a sistemarlo accanto alla mia gamba e poi inizio stringerlo con la maglietta che ho fatto a pezzi. Sibilo un paio di volte per il dolore, ma cerco di non esagerare perché ho timore che il ragazzo possa spaventarsi. Con il suo aiuto mi rimetto in piedi e non mi fermo più di tanto a controllare cosa c'è intorno a me perché i nuvoloni che intravedo sopra le nostre teste, non presagiscono nulla di buono.
Dobbiamo cercare un riparo.
Io sono messo male e l'unica persona che ho con me è un ragazzo disabile.

 
Camminare tra questa fitta vegetazione non è affatto semplice e per di più ogni falcata è una stilettata di dolore.
L'andatura è lenta, troppo lenta.
Ogni tanto mi volto per vedere se siamo seguiti da qualcuno perché l'ultima cosa che ci serve è essere catturati dai soldati.
In lontananza intravedo un'insenatura.

Incito il ragazzo a proseguire dritto e anche se la gamba pulsa per il dolore, non mi fermo. Farlo significherebbe arrendersi e per noi sarebbe la fine.

Fino all'ultimo battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora