trentacinque

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zaccaria's pov
ginevra mi sembra strana, ieri quando mi ha detto che era andata via l'ho sentita un po' impacciata.
spero che non stia facendo ciò che penso.
non dubito che lei stia con un altro, quello mai.
mi fido ciecamente di lei.

sono qui, solo, nel letto, mi giro e mi rigiro.
fortunatamente sami quando si addormenta non lo può svegliare neanche una bomba.
domani vado a rozzano insieme a mohamed, vado a farmi un giro e devo andare a prendere della roba.
lascerò sami da nicola.
da quando l'ho conosciuta, sono fuori dal ogni tipo di giro, compro e basta.
anche perché ora, con i soldi che faccio con la musica, campo, dunque non avrei neanche motivo per vendere.
mi serve ogni tanto per rilassarmi e scaricare la tensione.
mi giro una canna e la fumo.

••••

<<fra hai visto quante visualizzazioni ha fatto l'ultimo video, secondo me dovresti registrarne un altro>>disse mohamed dandomi una pacca sulla spalla.
<<lo so, ci sto pensando>>feci l'ennesimo tiro.
stiamo camminando su un vicolo di rozzano.
<<solo che sono impegnato fino al collo, tra studio e live, sai com'è>>rivolsi lo sguardo verso mohamed.
<<non voglio trascurare gin e sami>>continuai calciando un sassolino.
<<lo sai che ginevra t'ha sempre supportato su ste cose>>parlò.
<<parlale, vedrai che capirà>>gettò il mozzicone della canna.
<<lo farò>>annuii con il capo basso.
arrivammo ad un parcheggio, isolato, disperso.
in una panchina c'era seduta una ragazza, guardandola da lontano aveva gli stessi lineamenti di ginevra, capelli mori lungi fino a metà schiena, occhi scuri, ed esile.
<<oh fra, fermati qui>>dissi a mohamed.
mi guardò storto e ci affiancammo ad una macchina.
noi potevamo vederla ma lei no.
<<sembra ginevra>>aggrottai la fronte.
<<prova a chiamarla, se risponde è lei>>propose.
<<ma che hai mangiato? bistecche di volpe?>>sorrisi.
rise anche lui.
la ragazzina aveva le gambe accavallate e si mangiava le unghie.
le stesse azioni che fa ginevra quando è in agitazione.
digitai il suo numero.
squillò una volta e vedemmo la ragazza sobbalzare.
prese in mano il telefono e rispose, era lei.
che ci faceva qui, da sola?

<<ehi zac, come va?>>domandò.
<<buongiorno cherie, bene tu?>>sorrisi.
<<tutto okay, dove sei?>>risospe dondolando le gambe.
<<io sono a rozzano con mohamed, tu sei da veronica?>>feci il finto tonto.
<<a-a rozzano?>>alzò la schiena.
rimasi in silenzio.
<<si, io sono da lei, credo di tornare verso le 13>>continuò.
<<okay, ci sentiamo allora>>dissi un po' nervoso.
<<si a dopo, ti amo>>
non feci in tempo a rispondere che riattaccò.
appoggiò il telefono sulla panchina, abbassò la testa e si mise le mani tra i capelli.
tirò un pugno alla panchina facendo cadere a terra il cellulare.
si guardava le scarpe, sembrava tesa, anzi, lo era, palesemente.
ad un certo punto arrivò un uomo sulla trentina.
si mise davanti a ginevra, lei non se ne era accorta, aveva lo sguardo puntato a terra.
estrasse una sigaretta dal pacchetto e la poggiò sulle labbra.
sarei corso da lei, ma volevo vedere che stava combinando.
l'uomo tirò fuori una pistola dalla cintura dei pantaloni.
non appena ginevra avvertì la sua presenza alzò la testa, lo guardò e lo imitò, gli puntò il ferro.
sorrise falsamente inclinando la testa a destra.
io e mohamed ci avvicinammo giusto un po' così da sentire la loro conversazione.

<<che vuoi fare ragazzina? pensi di farmi paura?>>ghignò.
<<e tu pensi di farla a me?>>si alzò di scatto.
<<dammi i soldi o ti faccio saltare il cervello>>continuò.
con l'altra mano prese dalla tasca della felpa una mazzetta di banconote arancioni e gialle.
<<hai ciò che vuoi, ora basta, sono fuori dal giro>>parlò sicura.
<<anche l'ultima volta mi hai detto cosi, eppure il mese scorso sei ritornata>>incominciò a contarle.

lei spacciava e non mi aveva detto niente?
quando era incinta era rientrata nel giro?
mi aveva sempre detto che non voleva pesare su di me, ma di sicuro questo non doveva farlo, assolutamente.
sentii una fitta al petto.

<<tu lo sapevi?>>chiese mohamed alzando le sopracciglia.
scossi la testa in segno di negazione.

<<non ritornerò, stai sicuro, non voglio più avere a che fare con te e con sta roba>>prese parola la mia ragazza.
<<ginevra cara ginevra>>intascò le banconote e si avvicinò.
<<stai lontano o ti sparo, non mi faccio scrupoli>>posò anche l'altra mano sul ferro.
<<non sei cambiata nemmeno di una virgola>>fece un altro passo.
<<non ti preoccupare, non ti faccio niente, abbassa la pistola>>l'uomo di infilò nella cintura dei pantaloni.
ginevra fece cadere le braccia lungo i fianchi tenendo la pistola sulla mano destra.
<<sei bella lo sai?>>contornó il suo viso con il pollice.
ginevra si girò di scatto guardando verso la nostra direzione.
non appena si accorse di me e mohamed sbarrò gli occhi.
<<avrei un affare da proporti>>le girò il viso verso di lui.
<<ti ho detto che non voglio fare più niente>>sbraitò.
<<ahhh, pensi di comandarmi?>>domandò retoricamente.
non rispose.
<<ti ho dato tutto ciò che avanzavi, ora basta>>lo squadrò.
<<sono io a decidere ginevra>>ghignò.
<<no, tu non decidi un cazzo>>prese la pistola e gliela sbattè nella tempia.
<<fanculo simone>>lo guardò accasciarsi a terra.
corse via verso di me e mohamed.
<<che ci fai qui ginevra?>>parlai a denti stretti.
<<avevo delle cose in sospeso>>abbassò lo sguardo.
<<tu eri incinta di nostro figlio e ti sei andata nei giro, ancora?! mi prendi per il culo?!>>domandai retoricamente.
non rispose.
<<rispondi cazzo>>alzai il tono di voce.
<<si, ma l'ho fatto solo perché ero senza lavoro e non volevo chiederti soldi>>tirò su con il naso.
<<e che hai concluso? guardati ora>>la feci riflettere.
<<dove li hai presi tutti quei soldi>>chiesi alzandole il viso prendola per il mento.
<<ieri sera, non sono andata da veronica, sono andata a rubare, in una banca>>ammise con tono deluso.
<<ginevra, i-io non so do più che fare con te, forse è meglio chiuderla qui, non voglio che la madre di mio figlio da un giorno all'altro possa ritornare dentro o cose peggiori>>sentenzai.
<<come darti torto, è meglio così>>annuì.
ci sorpassò dandomi una spallata e si allontanò.

di sicuro non era la cosa migliore che io abbia potuto fare, avrei dovuto aiutarla ad uscire, però se lei da sola non capisce che ciò che sta facendo è sbagliato, beh il mio aiuto sarebbe inutile.

viviamo come in un film, solo io e te //babygang Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora