diciotto

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mi sveglio tardi, stranamente.
mi avvio verso il bagno mi sciacquo faccia e bocca.
vado in cucina per prepararmi la colazione, anche se in questi giorni non ho appetito e sono sempre assonata.
<<nicola, che ci fanno questi a casa nostra?>>domandai stroppiciandomi gli occhi.
<<ciao ginervra!>>esclamò mio padre.
mi venne incontro per abbracciarmi ma io mi scansai.
lo squadrai e mi sedetti nel tavolo.
<<ci stavamo chiedendo se volevate venire con noi qualche giorno in vacanza, dato che sta arrivando il natale>>propose l'uomo sorridendo alla sua donna.
<<guarda la vacanza te la scroccherei, ma uno io devo lavorare e due io con quella non ci vengo>>scossi la testa.
la sua compagna ghignò.

ginevra, mantieni la calma.

<<neanche io e poi non è che se adesso c'hai due soldi, fai lo splendido>>continuò mio fratello.
<<voglio recuperare ciò che ho perso con voi, lo so che non mi sono comportato bene>>finse come al solito.
<<seh dai sarà la centesima volta che reciti copione, gira la pagina ora, dovresti uscire di casa combattuto e poi andare in giro a dire che ti trattiamo di merda>>risi contagiando nicola.
<<è questo quello che pensate?>>domandò.
<<si e sei stato tu a volerlo>>alzò le mani mio fratello.
<<siete degli ingrati, non vi meritate vostro padre, alberto andiamo via>>si intromise la signora.
<<e tu sei una cretina che va dietro a questo qui>>indicai mio padre.
<<chissà come ti avrà intortato il cervello>>continuai.
<<vedi di comportarti da donna, sei adulta ormai!>>esclamò mio padre.
mi alzai e gli tirai uno schiaffo, avevo le lacrime agli occhi.
<<ti ha fatto male? sai questo è neanche un quarto di tutta la sofferenza che mi hai causato, ma sai qual è la differenza?>>chiesi.
<<è che il dolore fisico dopo qualche giorno passa, ma il dolore emotivo, quello dentro, non lo puoi curare mai>>sputai acida per poi andare in terrazzo a fumarmene una.
andarono via e mio fratello mi raggiunse.

<<cazzo, hai trovato le parole giuste>>si sedette di fianco a me prendendomi la sigaretta per poi fare un tiro.
annuii lasciando cadere qualche lacrima sul mio volto, nicola mi strinse a se e mi abbracciò, solo lui sa farlo, solo con lui mi sento al riparo,è la mia roccia, la mia casa.
<<sta sera a che ora vai a lavorare?>>domandò.
<<per le 17 credo>>risposi tirando su con il naso.
<<ti porto io se vuoi>>mi accarezzò i capelli.
<<vabbene>>risposi.
<<con zaccaria?>>chiese curioso.
<<ci stiamo provando>>guardai la mia pancia.
il suo volto si illuminò.
<<davvero?>>sgranò gli occhi.
<<mmh-mmh>>annuii ridendo.
<<tra qualche minuto dovrebbe essere qui, si ferma a mangiare se non ti dispiace>>continuai guardandolo.
<<no tanto io esco, con una ragazza>>si alzò in piedi.
<<mi raccomando eh>>lo seguii con gli occhi mentre andava a preparasi.
<<si vai in shalla>>rispose in lontananza.
risi e rimasi qualche minuto lì, sola, a pensare.

<<io vado, se hai bisogno già lo sai>>disse prima di uscire.
<<stai tranquillo, divertiti>>risposi.
<<quello sempre>>si chiuse la porta alle spalle.

mi alzai, mi lavai i denti e mi feci una doccia veloce.
sentii il campanello suonare, era lui, è arrivato.
<<è aperto>>urlai dalla camera.
non rispose e lo sentii arrivare nella mia stanza con passo spedito.
<<sei a casa da sola e non ti chiudi?>>domandò incazzato.
<<chi vuoi che entri qui dentro>>scherzai.
<<non me ne frega un cazzo, se io non sono con te, devi farlo>>si sedette nel letto.
<<oh ma che c'hai? datti una calmata va>>risposi infastidita.

mi vestii con paio di pantaloni di tuta, una felpa larga e mi avviai verso il salotto.
<<dai gin, vieni qui>>disse prima che io varcassi la porta di camera mia.
<<se ti sei svegliato con la luna storta, puoi pure tornartene a casa>>indicai la porta d'entrata.
sbuffò.
<<scusami ma in sti giorni sono pieno di lavoro>> si portò una mano sulla fronte.
<<ma va cagare va>>dissi a bassa voce.
<<t'ho sentita>>disse ridendo.

mi buttai sul divano abbracciata a lui.
<<ti preparo qualcosa?>>chiese dandomi un bacio a stampo.
<<no io non ho fame>>risposi sulle sue labbra.
inarcò le soppracciglia, mi mise a cavalcioni su di lui ed assunse un'espressione di uno che voleva spiegazioni.
<<prima è venuto mio padre e abbiamo discusso abbastanza pesantemente>>giocai con i lacci della sua felpa.
<<succede sempre così, o non mangio o mi abbuffo>>dissi con voce tremante.
<<cherie perché non me lo hai detto prima>> domandò cercando i miei occhi.
<<beh, perché non volev->>non feci in tempo a terminare la frase che mi prese per il mento e mi sollevò il viso.
<<amore, voglio sapere come stai, anche se in sto periodo sono impegnato, tu mi ronzi per la testa 24 ore su 24>>disse preoccupato.
risi e feci scivolare sulla mia guancia una lacrima, prontamente me la asciugò.
<<lo sai che sei una testa di cazzo?>>poggiò la sua fronte sulla mia.
<<ma è per questo che ti amo più della mia vita>>parlò sulle mie labbra.
sorrisi e lo baciai.
<<così voglio vederti, magari anche senza vestiti>>mi baciò il collo.
<<dai scemo>>accarezzai il suo viso.
<<hai cambiato profumo>>esclamò sicuro.
<<si, ti piace?>>sorrisi.
<<da impazzire>>disegnò il mio naso con l'indice.
<<domani sera sono libero, ti porto fuori a cena, un ristorante bellissimo>>disse felice.
<<sai che a me basta una pizza sul divano>>risposi.
<<lo so, ma voglio portarti fuori, prenditi una giornata>>continuò.
<<ma non posso stare a casa quando voglio io>>risi.
<<sta sera ci parlo io con la ricciolina allora>>alzò le soppracciglia.
<<voglio proprio vederti>>lo presi in giro.
<<ragazzina tu non sai di cosa sono capace>>strinse la presa.
scroccai la lingua sul palato ed alzai gli occhi.
<<ah si?>>domandò lui inclinando la testa.
si mise sopra di me ed infilò le mani sotto la mia maglietta.
<<dai sono fredde>>esclamai rabbrividendo.
mi baciò e poco dopo si trasformò in un limone.
sentivo già il suo membro irrigidirsi.
<<gin sono a casa>>esclamò mia madre.
vidi il moro sospirare, risi e lo contagiai.
andammo tutti e due in cucina.
<<zaccaria, come stai?>>lo abbracciò e lui ricambiò.
<<ciao mamma ci sono anche io>>dissi scherzando.
<<si lo so>>rise.
<<tutto bene, te?>>chiese il moro.
<<alla grande, ti fermi qui a mangiare vero? ti ho preso i tuoi biscotti preferiti, poi ho preso dei grissini quelli che piacciono a te e poi questi snack, dovresti provarli, secondo me saranno di tuo gradimento>>tirò fuori dalla busta tutta la spesa.
<<grazie, non dovevi>>le accarezzò la guancia.
lei le strizzò l'occhiolino.
<<má, mi hai preso il nesquik?>>domandai.
<<oddio no mi sono dimenticata>>si schiaffeggiò la fronte.
mi misi a ridere, trattava zaccaria come un figlio.
<<hai una brutta cera cherie, stai bene?>>domandò il moro.
<<in sti giorni sono sempre stanca, ho sempre sonno>>dissi sbadigliando.
<<beh ultimamente hai lavorato tantissimo>> continuò abbracciandomi da dietro accarezzandomi il ventre.
mia mamma fece una faccia strana, anche lei era al corrente che stavamo provando ad avere un bambino.
squillò il telefono di zaccaria, rispose andando in terrazzo.

<<hai il ciclo?>>domandò mia madre.
<<no doveva arrivarmi ieri>>sistemai la spesa.
<<sai la stanchezza è un sintomo>>disse.
<<davvero?>>chiesi felice.
<<mmh-mmh>>rispose estraendo dalla sua borsa un test.
<<non farlo oggi ne tanto meno domani, fallo tra un po' giorni>>me lo porse.
<<vabbene>>annuii felice e lo nascosi in camera.
zaccaria rientrò, ma non gli dissi niente non volevo illuderlo, ci sarebbe solo rimasto male.
l'ansia mi divora.

non posso crederci, se l'anno scorso mi avessi detto che avrei condotto una vita così felice e spensierata, ti avrei riso in faccia.

viviamo come in un film, solo io e te //babygang Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora