🦋Sono le tre di notte passate quando alzo gli occhi dal blocco di appunti appena rimesso in ordine. La grande ed elegante pendola del mio studio segna l'ora esatta di New York, il che significa che a Seul sono circa le diciassette del pomeriggio e a confermarlo è il mio vecchio orologio da polso, che è sincronizzato proprio con il fuso orario coreano.
In questo momento, mio padre starà rincasando dal lavoro e la mia famiglia si starà organizzando in vista della cena. A casa si è sempre cenato alle sei e mezza, non un minuto oltre. Non so perché, è così e basta. Forse perché per noi fare una passeggiata postprandiale costituisce un importante rituale e farlo quando ancora non è troppo freddo o troppo buio è meglio. Non saprei dirlo con assoluta certezza, sta di fatto che sì, mangiamo come negli ospedali.Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a mia madre, come ogni notte da tre anni e mezzo a questa parte.
Le chiedo come è andata la sua giornata, come sta e se ha preso le sue medicine per il cuore.
Passano pochi minuti e mentre sorseggio il mio caffè nero, ormai raffreddatosi, compare lo stato "online" sotto al suo nome, nella chat; mamma ci impiega un po'... anzi, un bel po' a rispondermi, ma lei non è mai stata amica della tecnologia e solo da dopo il mio trasferimento qui a New York, ha voluto cimentarsi con smartphone, touchscreen, computer, email e quant'altro.
Pensavo che ci avrei impiegato una vita a convincerla, ma dopo aver comunicato ai miei che mi sarei trasferito dall'altro lato del mondo, è stata lei stessa a insistere per avere un cellulare di ultima generazione, che le assicurasse un collegamento diretto con me, per ricevere aggiornamenti sulla mia salute e quotidianità. La tenera ironia: quella che ha bisogno di essere monitorata è lei, ma tant'è, la sua indole materna e altruista prevale a prescindere. Io d'altro canto voglio avere sempre notizie sulla sua salute, perciò ci è venuto spontaneo fare tutto questo e ne sono lieto.Quando mi arriva il suo messaggio, gli angoli della bocca mi si alzano automaticamente. Dopo avermi inviato un selfie un po' troppo scuro e leggermente mosso, mamma mi informa che oggi a causa del freddo è stata in casa tutto il giorno aspettando papà, insieme al nostro cane Yepee, un Labrador color miele, il cui nome significa "felice". I miei genitori lo hanno adottato dopo che io ho lasciato la Corea del Sud per condizioni di lavoro più vantaggiose (si fa per dire) a Koreatown.
Ogni volta che ci penso, mi viene un po' da ridere: a pensar male si potrebbe dire che sono stato sostituito da un cane, che ora non solo è a tutti gli effetti membro della famiglia, ma assurge anche al ruolo di figlio, essendo io assente fisicamente. I miei non lo ammetteranno mai, ma so che in fondo è proprio così: Yepee ha tutte le attenzioni che avrebbe un figlio. Ed è giusto così.
Per me non costituisce affatto un problema. Non sono una creatura gelosa e amo gli animali da quando ho memoria; anzi, ad essere onesto, li amo molto più delle persone, ma questo di solito cerco di non dirlo troppo in giro, per non aggravare la mia reputazione di essere umano scontroso e asociale.
Sì, sono noto per essere estremamente devoto alla solitudine e alla riflessione. Trovo alquanto confortevole il fatto di non dovermi rapportare costantemente con le persone! Eppure... pratico la professione di psicologo. Molto bizzarro, no? Una contraddizione. Ebbene sì, io sono una contraddizione ambulante. Ma del resto, l'uomo è pieno di contraddizioni. Ergo: non ho nulla di eccezionale.
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La Ragazza delle Falene (Junho)
Paranormal[Urban Fantasy/Paranormal Romance] Lee Junho è un giovane psicologo con una dedizione spasmodica al lavoro; pieno di contraddizioni e di predica bene e razzola malissimo; vive di notte e lavora di giorno. Il suo studio è la sua casa, un piccolo app...