28. 🦋 Pensieri di ieri

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Guardare in faccia la paura è un'espressione usata spesso da noi psicologi in senso figurato per far capire quanto possa essere terapeutico affrontare le proprie ansie, paranoie, i propri traumi e problemi per poterli superare o capire che talvolt...

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Guardare in faccia la paura è un'espressione usata spesso da noi psicologi in senso figurato per far capire quanto possa essere terapeutico affrontare le proprie ansie, paranoie, i propri traumi e problemi per poterli superare o capire che talvolta sono molto più piccoli di quanto possano apparire.

Ma questo caso è diverso. Nel mio caso si tratta di guardare direttamente in faccia La Paura, quella con la P maiuscola, quella personificata in senso letterale e non figurato.

Di fronte a me infatti c'è un mostro. Statura e stazza sono imponenti, massicce e sproporzionate; la pelle è grigio-verdastra, ricoperta di vene violacee e pulsanti; la forma della testa ricorda quella di un calabrone, ma le antenne scure sono quelle tipiche di una falena, così come le sue ali, tenute chiuse lungo la sua schiena come un lungo e sudicio mantello nero; mani e piedi virano verso il medesimo colore e terminano con artigli sottili e affilati; i lineamenti del viso ricordano quelli di un umano solo per la disposizione e la presenza di occhi, naso e bocca. Per il resto non vi è nulla che faccia capire quale sia la sua età, di certo non vi è più la minima traccia di quel vecchio che ho incontrato in aereo e neppure di quel bambino che ho visto in ospedale; la sua prestanza fisica non lascia credere che in lui vi sia anche solo un punto debole.

È un agglomerato di cattiveria dai tratti orripilanti, che mi fissa con sadico divertimento attraverso i suoi occhi, talmente neri, spenti e profondi da temere di cadere in un inquietante vuoto senza fine, se ci si sofferma troppo a lungo a scrutarli.

E in effetti, è ciò che, posso affermare con certezza, è successo a me poco fa: l'anima nera, che un'anima sembra non averla, mi ha risucchiato via dal mondo reale e mi ha trascinato con sé in questo... luogo, che non so neppure come definire se non "Regno Oscuro", come la creatura stessa l'ha appena chiamato.

«Sì, a me piace quell'appellativo» prosegue il demone nel suo discorso scellerato «ma va bene anche Inferno, Inferi, Ade, Oltretomba, Averno, Tartaro, Abisso... a tua scelta, l'importante è che rimanga ben presente il concetto di angoscia e caos, oltre che di tormento e maligno, ovviamente! Tutta musica per le mie orecchie!» Poi scoppia in una risata rintronante, che esprime tutta la sua disgustosa goduria e lascia intravedere quanto anche la sua gola sia buia e profonda.

«Luce e Ombra, mio caro» continua poi, avanzando verso di me, rimasto ancora bloccato a terra dal suo potere «Bene e Male, ha presente? L'una non esisterebbe senza l'altra. Gli equilibri del mondo si basano sull'eterna lotta fra queste due forze, Dottore. Credo che lei sappia già tutto questo, ma forse le farà piacere avere un assaggio di ciò che la aspetta...» la sua presenza mi sovrasta con tracotanza, mi scruta dall'alto verso il basso, poi china il busto e avvicina l'orrido viso al mio «E sicuramente farà piacere a me

Finalmente, recupero le forze per poter spiccicare qualche parola: «Perché sono qui? Sono morto, è questo che mi hai fatto? Mi hai ucciso?»

L'Anima Nera scoppia nuovamente a ridere ed è come sentire un coro diabolico esultare all'unisono: «No, non è morto... non ancora. Sarebbe troppo facile, non crede, mio piccolo ed insignificante umano? Non ci sarebbe gusto se io avessi posto fine alla sua miserabile esistenza con un semplice schiocco di dita, non che non ne sia in grado, non mi fraintenda! Ma sa com'è, le attività ricreative scarseggiano in questo Regno e io mi stavo annoiando, perciò...» si china di nuovo su di me e schiaffeggia compiaciuto la mia guancia con la sua mano gelida, nodosa e artigliata «volevo divertirmi un po' con lei, prima del gran finale!»

La Ragazza delle Falene (Junho)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora