26. 🦋 Stanze e Distanze

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Riaprire gli occhi e trovare Andromeda al mio fianco è tra le cose più preziose che abbia mai avuto il privilegio di provare

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Riaprire gli occhi e trovare Andromeda al mio fianco è tra le cose più preziose che abbia mai avuto il privilegio di provare. La sensazione della sua presenza nel letto mi guida verso il risveglio col più languido dei sospiri, il più tiepido degli abbracci e la più soave delle visioni che si possa desiderare.
I suoi smeraldi rimangono ancora nascosti dietro pallide palpebre pesanti, mentre le sue mani accarezzano il mio torace dimostrandomi che sì, anche lei si sta risvegliando.

Sorrido, colto da profonda gioia e appagamento e la stringo a me, baciandole la fronte per augurarle il buongiorno: il suo corpo inizia a sprigionare quel delizioso profumo di fiori e muschio che tanto adoro e che la rende subito riconoscibile ai miei sensi.

Vorrei che tutto questo si ripetesse ogni singolo giorno della nostra vita.

Mentre mi crogiolo nel momento, comincio a prendere maggior coscienza dell'ambiente e dei dettagli attorno a noi: sebbene sia evidente che io mi trovi nella mia stanza, è solo in un secondo tempo che mi rendo conto essere mattina e che soprattutto Andromeda è ancora nella sua forma umana, stavolta nulla fa pensare che si muterà in falena. La cosa mi lascia alquanto sorpreso e stupefatto... come può verificarsi tutto questo? Lei non è ancora diventata del tutto umana, quindi che cosa diamine sta succedendo?
Provo ad ipotizzare velocemente quali possano essere le spiegazioni e la prima che mi viene in mente mi porta a guardare il soffitto di camera mia alla ricerca delle falene cometa, che si siano sacrificate fino a questo punto?!

Ma di loro non vi è alcuna traccia. Da nessuna parte.

Ciò che trovo invece è una vegetazione cresciuta spontanea ed anomala che pervade ogni centimetro cubo della mia stanza da letto: ogni cosa (mobili, infissi, oggetti, perfino i nostri corpi) è letteralmente immersa, avvolta, intrecciata nella natura. Piante rampicanti, fiori di campo, erba fresca, cespugli ed arbusti ricoprono l'intero ambiente lasciando solo intravedere la struttura originaria. E come se non bastasse, subito dopo scopro che il mio letto sta galleggiando su niente meno che il famoso laghetto presso il quale ho sempre visto e sognato Andromeda.

«Ma che cosa...?» mormoro alzando il busto per guardarmi attorno sconcertato «Come ci siamo finiti qui?!» Poi un'altra realizzazione mi colpisce in pieno «Un momento... io ero in viaggio verso Seul! Non è possibile... che cavolo ci faccio qui? Quando sono tornato indietro?»

All'improvviso, Andromeda stringe nei suoi piccoli pugni il tessuto della mia camicia bianca, come se si aggrappasse alla vita stessa. La mia attenzione torna su di lei e noto che sta rantolando, ha l'aria debole ed un pallore cadaverico: «Ju...nho... aiutami...» invoca con uno sforzo sovrumano.
In preda all'angoscia, cerco di sollevarla e di scoprirla per darle ossigeno: «Sono qui, sono qui, Andromeda!» Nel fare quel gesto però mi rendo conto che dal suo petto, all'altezza del cuore,  sgorga sangue, anzi, pece nera.
Entro nel panico e terrore più assoluti: «No! No, ti prego, no! Chi ti ha fatto questo?!»
Non so che fare, non so chi chiamare, provo a tamponare la ferita aperta con la mano, le lenzuola, ma è tutto inutile, Andromeda si sta spegnendo a poco a poco. Gli occhi mi si allagano di lacrime e ricadono addosso a lei come acqua cristallina in mezzo a tutto quel nero profondo.
Istintivamente, grido aiuto, ma è come se sapessi che niente e nessuno può impedire ciò che sta avvenendo.

La Ragazza delle Falene (Junho)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora