35. 🦋 Endromis Versicolora

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Riapro gli occhi di scatto

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Riapro gli occhi di scatto.

Ho il cuore che pulsa nelle orecchie, rendendomi parzialmente sordo.

Le tempie mi pulsano talmente tanto forte che mi sembra di avere una morsa che si stringe sempre più intorno alla testa.

Ho il respiro affannato come se fossi riemerso da un'apnea fin troppo lunga e che avrebbe potuto essermi fatale.

Il corpo segue a malapena i comandi del cervello che vorrebbe si muovesse. Per ora comunque non mi occorre andare da nessuna parte. Sono reduce da un viaggio estenuante e lacerante.

Mi guardo attorno e non ci sono dubbi: sono tornato a Seul.

Ma non è questa la cosa che mi sconvolge.

Ciò di cui mi rendo conto subito dopo il risveglio è che... ho conservato la memoria.

Ricordo tutto. Ricordo Andromeda. La ricordo ancora. – Non faccio che ripetermelo mentalmente, perché mi risulta pressoché impossibile o alquanto arduo da credere.

Eppure è così: mi costa fatica perfino pensarlo, ma... Andromeda è scomparsa. Lei non è più in vita, ma io non l'ho dimenticata. Nessuna delle immagini legate a lei è stata cancellata dalla mia mente. Ricordo perfino le nostre vite passate.

Che cosa significa tutto questo?!

Perché lasciarmi questo immenso patrimonio in testa, perché concedermi la testimonianza che è vissuta realmente, ma togliermi la realtà che avrei potuto vivere con lei?

Se questo è uno scherzo, fa davvero schifo.

Poi d'improvviso, nei fumi di una confusione ed un dolore del tutto privati, ecco che sento un cellulare squillare con insistenza. È un trillo che riecheggia lontano, che mi giunge ovattato. Lo scambio per il mio cellulare, ma quello appare muto quando lo prendo in mano, tirandolo fuori dall'incavo della poltrona sulla quale sono seduto.
Scopro solo dopo svariati secondi di martellante suoneria, che si tratta del cellulare di mio padre, ancora addormentato sul divano.

Frastornato, mi schiarisco la gola secca e cerco di tirarmi su per svegliarlo: «Ehm... papà, il tuo telefono... papà, dove hai messo il cellulare?»

Lui si ridesta goffamente, mettendosi a sedere, per un attimo ho timore che cada giù per terra per via della brusca mossa che ha fatto e a causa delle dimensioni ridotte del divano stesso.

«S-Sono sveglio, ci sono! Cosa... chi è?» Bofonchia, cercando il telefono tutto agitato.

Dopo aver frugato in mezzo ai cuscini, finalmente trova l'apparecchio. Non appena guarda lo schermo però, un fremito lo percorre dalla testa ai piedi ed il terrore si dipinge sul suo volto.

«È... l–l'ospedale...» balbetta cercando di darsi invano un contegno. Le mani già gli tremano mentre avvicina il telefono all'orecchio, così come la voce quando risponde alla chiamata.

La Ragazza delle Falene (Junho)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora