31. 🦋 Thysania Agrippina

37 9 162
                                    

Vorrei poter essere in grado di descrivere come è stato il viaggio di ritorno nel mondo dei vivi, ma a quanto pare non mi è permesso ricordare alcunché

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



Vorrei poter essere in grado di descrivere come è stato il viaggio di ritorno nel mondo dei vivi, ma a quanto pare non mi è permesso ricordare alcunché.

Appena riprendo coscienza e padronanza del mio corpo, mi rendo conto di trovarmi disteso, in un letto d'ospedale, con una flebo collegata al braccio destro ed un terribile mal di testa, oltre che un'inaudita debolezza generale che però non dovrebbe sorprendermi, viste le circostanze.

Tutto ciò che so è che ho assistito alla lotta fra Bene e Male, che ad ora non ho idea di come sia andata a finire tra Margaret e Leviathan e che ho fatto ritorno in questa dimensione con Andromeda.

O almeno è ciò che spero ardentemente di aver portato a termine.

«Andromeda...» pronuncio il suo nome in preda all'ansia, ma è faticoso anche parlare e biascico come un autentico ubriacone in questo momento. «do...ve... Andromeda...?» Se sono in ospedale, sicuramente non può essere qui con me. Devo sapere immediatamente se sono riuscito a riportarla a casa, devo telefonare a Wooyoung!

Tento di muovermi in un corpo che lì per lì avverto estraneo e scomodo; con gli occhi a fessura per via delle palpebre pesanti, cerco di mettere a fuoco l'ambiente circostante. Pareti di un bianco sterile e odore di disinfettante nell'aria si uniscono al colore dell'acciaio e delle tende verdi del separè, che dovrebbe preservare la mia privacy di paziente. Il bip ripetuto del monitor accanto al mio letto mi fa capire che i miei parametri vitali vengono monitorati.

«Junho! Figlio mio! Sei tornato! È bello riaverti qui! Ci hai fatto stare in pensiero, lo sai?» È la voce roca di mio padre che odo con gioia e calore, sono le sue mani ruvide e nodose ad accarezzarmi con amore la fronte e a scostarmi i capelli madidi di sudore.

«Pa...pà... cosa è successo?» Chiedo con voce rauca girandomi per incontrare il suo viso dagli occhi lucidi e arrossati.

«Dovrei essere io a chiedertelo, figliolo! Non ti volevi proprio risvegliare più e infatti un infermiere ti ha trovato privo di sensi nel corridoio, così sei stato soccorso e portato in questa stanza del pronto soccorso. Io ho sentito un tonfo e del trambusto, perciò mi sono precipitato a vedere cosa fosse accaduto! Quando ti ho visto in quelle condizioni...» la sua voce si spezza come un legnetto, capisco che viene colto dalla commozione e me ne addoloro.

«Mi dispiace... averti fatto preoccupare!» Gli dico flebile e con senso di colpa.

Lui scuote il capo e mi stringe la mano: «Non osare chiedere scusa per esserti sentito male, chiaro? Che razza di sciocchezza è mai questa?»

Gli sorrido poco convinto perché papà non sa ovviamente che sono stato rapito da un demone, ma non sa neppure quanto io mi sia trascurato negli ultimi anni, quante volte abbia dimenticato di mangiare, quanto alcol io abbia ingerito a stomaco vuoto e soprattutto quanto poco riesca a dormire la notte.
Quindi sì, parte della colpa di questo malore è anche mia. Ma questo, papà è meglio che non lo scopra.

La Ragazza delle Falene (Junho)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora