11. 🦋 Acherontia atropos

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Buio

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Buio. Pioggia silenziosa. Aria ferma. Fruscio e scricchiolio di passi che si muovono verso una destinazione ben conosciuta ormai. Umido pungente. Odore di terra bagnata. Poi finalmente una luna verso la sua fase crescente spunta dalle chiome degli alberi che riparano la piccola area lacustre.
La ragazza delle falene mi attende seduta sulle rive del suo piccolo specchio d'acqua preferito, mentre io mi faccio strada scostando gli ultimi cespugli che mi separano da lei.

«Ti aspettavo» mi dice dolcemente senza neppure voltarsi.

La sua voce risuona come un'eco ed è solo nella mia mente, ma tanto basta per far reagire il mio cuore sordo all'amore fino a qualche tempo prima.
Rimane di spalle, coi suoi lunghissimi capelli neri che le ricadono sulla schiena nuda e tutt'intorno, fino a toccare con le punte la superficie del lago. Per me questa scena è ormai diventata familiare, accogliente nella sua inquietante calma.

«Ti cercavo» provo a dirle col pensiero.

In risposta a questa mia frase, la fanciulla si alza in piedi e si volta per guardarmi. Il suo sguardo è umano, nitido, sereno, per la prima volta senza ombre. Mi accenna un sorriso alla Monna Lisa e protende le sue braccia delicate verso di me.
Non aspetto altro e allungando il passo, la raggiungo col cuore straripante di impaziente ed ansimante desiderio.
Le tocco le mani, gelide estremità di un corpo privo di imperfezioni e punto di contatto per due anime che si legano al di là del tempo e dello spazio.
Ci fissiamo estatici ed io avverto chiaramente una sensazione diffusa di sollievo e piacere a mano a mano che annulliamo la distanza l'uno dall'altra.

«Andromeda, sei proprio tu, vero? Tutto questo...» dico con una leggera rotazione di sguardo «esiste... non è frutto di allucinazioni o sogni, dico bene?»

Nei suoi occhi una luce diversa, un lampo di conferma, ma nessuna risposta a voce o a mente.

«Tu vivi qui?» Le chiedo «Questa è la tua... casa?»

Lei sorride e arrossisce gioiosa.

Sorrido contagiato da lei e annuisco soddisfatto: «Bene. Piano piano arrivo alle risposte giuste, eh? Ma... dove siamo esattamente? È un'altra dimensione?»

Andromeda si morde il labbro inferiore cercando di trattenere l'entusiasmo: ci ho azzeccato un'altra volta.

«Perché tu non parli? Non puoi o non vuoi?»

Lei assottiglia lo sguardo e per un attimo lo sposta altrove, sembra riflettere sulla risposta, con le mani si aggiusta nervosamente i capelli che le ricadono in avanti, sembra improvvisamente dubbiosa e preoccupata. Io allora cerco di venirle incontro.

«Non ti è permesso parlarmi?»

Lei torna ad illuminarsi e annuisce decisa per poi rabbuiarsi di nuovo.

«È perché io non sono come te? È per questo che non puoi mostrarti a me o comunicare apertamente?»

Mi guarda sottecchi e un'espressione da magone riaffiora sul suo viso, poi mi abbraccia, proprio come ha fatto l'ultima volta nel mio appartamento. La ricambio all'istante e con trasporto la stringo a me fino a raggiungere l'equilibrio termico. I suoi capelli profumano di mille fiori diversi, alcuni li riconosco e riesco perfino a nominarli: rosa, peonia, gelsomino, giglio, mughetto, pitosforo... è inebriante e inspiegabile.
All'improvviso nella mia visuale periferica vedo svolazzare un insetto e quando mi volto per guardarlo, mi accorgo che si tratta di una piccola falena, l'endromis versicolora, la prima che ho visto e che ha preceduto l'arrivo di Andromeda nella mia vita.
A seguire, altre falene si avvicendano e svolazzano attorno a noi. Ciò inevitabilmente mi porta a fare la prossima domanda.

La Ragazza delle Falene (Junho)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora