Sono una ragazza piuttosto insensibile, questo perché la vita, le mie esperienze mi hanno insegnato a reagire in questo modo.
Una volta non ero così, o forse lo ero, ma meno.
Il fatto è che le persone sono cattive, non nascono così, ovviamente, ma lo diventano.
Diventano cattive perché vedono cattiveria, nei comportamenti di coloro che li circondano, e pensano che sia giusto così, pensano che le cose debbano andare così e basta.
Come se il bene rappresentasse in realtà il male e viceversa.
Come già detto, non ero così, prima.
In seconda media, ricordo, c'era questo ragazzo, Bradley, davvero carino, biondo, occhi grigi e un bel sorriso, che mi piaceva;
Non era amore - niente affatto, non credo di essermi mai innamorata prima delle superiori - ma piuttosto qualcosa come un'infatuazione.
Era, sì, uno di quei soliti bambocci dal bel faccino che cambiano ragazza ogni settimana; lo so, può risultare piuttosto sorprendente che io mi fossi, diciamo, preso una cotta per un ragazzo del genere.
Ammetto che ancora oggi, spesso, me ne vergogno, ma allo stesso tempo mi rendo conto che non c'era nulla di male, perché cose del genere capitano a tutti, e solo gli ipocriti, nascondono l'evidenza.
Per quanto ci sforziamo, non possiamo fare a meno di valutare una persona in base al suo aspetto, e come dice Wilde, solo le persone superficiali, non giudicano dalle apparenze.Dunque, provavo qualcosa per questo ragazzo, ed io, essendo decisa e diretta, andai a chiedergli se gli sarebbe andato di uscire con me, uno di quei giorni.
Non mi aspettavo che accettasse, ma glielo chiesi ugualmente, perché io sono fatta così, il dolore non lo sento finché la lama non viene conficcata fino in fondo.
Si direbbe che io sia una masochista, e probabilmente è così, ma ho imparato, con il tempo, a trasformare il dolore in energia, quell'energia che mi spinge a continuare ad andare avanti, a non arrendermi.
Sorprendentemente, lui accettò, con un sorriso malizioso, e mi disse che potevamo incontrarci quel pomeriggio, davanti alla scuola, alle 16.00.
I suo amici, accanto a lui, rimasero senza parola, e lo guardarono quasi come se fosse un alieno.
Ma non ci feci molto caso, perché ero felice, ero soddisfatta della mia audacia.
Kiersten non approvava che uscissi con Bradley, perché aveva paura che potesse ferirmi, in qualche modo, tuttavia, quel giorno si sforzò di mostrarsi entusiasta per me, e lo era, ma non come avrei voluto.
Mi aiutò a scegliere i vestiti, e mi aiutò a truccarmi.
Di solito, a scuola, per esempio, non ero granché, mettevo i primi stracci che mi capitavano sotto mano e via, ma quel giorno, quel giorno era diverso.
Mi guardai allo specchio e mi piacqui, fui felice del mio bell'aspetto, nonostante non avessi il fisico di una modella, né l'eleganza di Sophie.
Arrivai davanti al cancello della scuola con 10 minuti d'anticipo, per paura di arrivare in ritardo.
Andai a sedermi su una panchina lì vicino, nervosa ma allo stesso tempo emozionata, proprio come una bambina che stava per scartare un regalo il giorno di natale.
Aspettai, con ansia, mezz'ora; quaranta minuti; un'ora; due ore; ma lui non arrivò.
Rimasi lì, e vidi il sole tramontare e vidi, inaspettatamente, lui, dall'altra parte della strada, con una ragazza dell'altra classe, che ridevano.
Non piansi, ma dentro ero distrutta, non tanto per lui, quanto perché si era preso gioco di me.
Era come se un gigantesco trattore fosse apparso, così senza preavviso, e avesse spianato i miei sentimenti, riducendoli in un mucchio di polvere.
Ecco cosa provavo, umiliazione, delusione.
Non riuscivo a capire perché si fosse comportato in quel modo, non capivo il perché di tanta cattiveria.
Cosa gli avevo fatto? Cosa c'era che non andava in me? Continuavo a chiedermi, senza riuscire a trovare una risposta.
Raccontai tutto a Kiersten e Rupert, che si arrabbiò tanto che il giorno seguente, dopo la scuola, andò lì, e gli diede un pugno al suo naso perfetto, rompendoglielo.
Kiersten non mi disse nulla come: te l'avevo detto.
No, lei non lo direbbe mai, non è quel tipo di persona.
Semplicemente, cercò di consolarmi come meglio poté, e ci riuscì, perché è brava a consolare le persone, ci sa fare con le parole.
Così, da quel momento cominciai a detestare le persone, tutti quanti, sopratutto quelle che credono di poter avere il controllo su di te, anche se non hanno nient'altro che il loro bell'aspetto.Non sapevo cosa scrivere, di fronte a quell'invito.
Ian, era carino, ma non era come Bradley, non era stronzo.
Sembrava tenerci davvero, a prendere quel caffè con me, ma io, non potevo fare a meno di essere diffidente, o indifferente.
Poi, improvvisamente mi ricordai di Kiersten e del fatto che sabato ci sarebbe stato il suo saggio.
Quindi non potevo comunque accettare, anche se avessi voluto, ma ero in dubbio se chiedergli di incontrarci un altro giorno.
Da perfetta vigliacca, gli risposi semplicemente: "Sabato non posso perché c'è il saggio di danza di Kiersten."
Lui rispose subito, anche troppo in fretta: "Non preoccuparti. Sappi che il mio invito resta comunque valido, quindi quando avrai un po' di tempo, fammi uno squillo."
Mi sentii terribilmente in colpa ma allo stesso tempo sollevata.
Con il passare del tempo, si è instaurata dentro di me quest'inspiegabile paura di impegnarmi con gli altri.
Non è tanto la paura di conoscere nuove persone, quanto la necessità di creare con loro un legame più profondo, impegnarmi, in un certo senso.
Stavo bene così, avevo due amici fantastici, che non avrei mai scambiato per nulla al mondo, mi piaceva quella vita merdosa che mi ritrovavo, mi piaceva rimanere tra le righe, mi piaceva che tutto fosse come doveva essere.
Avevo paura, dei cambiamenti, delle cose nuove.
Una paura stupida, lo sapevo, ma non potevo evitare di provarla.

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BLIND #wattys2016
Romance"Siamo così accecati dalla perfezione che, al fine di raggiungerla, ci distruggiamo senza nemmeno accorgercene." 2015 © All Rights Reserved IN FASE DI REVISIONE!