Chapter 10

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《Davvero l'ha detto?》chiese Kiersten, che si stava sbellicando dalle risate.
《Te lo giuro, è stato fantastico.》risposi, stringendo al petto uno dei
cuscini di Kiersten.
Dopo esser riuscita a smettere di ridere si fece improvvisamente seria.《Quindi era sulla sedia a rotelle?》
Annuii cupa.
《E non ti ha spiegato il perché?》
《No, comunque non gli ho chiesto nulla perché mi sembrava fuori luogo.》
《Già, ma secondo te è una cosa permanente?》
Mi morsi il labbro inferiore. 《Non lo so, probabilmente sì.》mormorai assente.
《Questo spiegherebbe molte cose...》
《Del tipo?》
《L'atteggiamento distaccato e da stronzo di Sydney.》replicò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
《Cosa c'entra con tutta questa storia?》
《Penso che il suo carattere chiuso sia legato in qualche modo alle condizioni di sua sorella e al fatto che non ha più entrambi i genitori.》
《Hmm...》
Restai a fissare il pavimento, stranamente sgombro e privo di fogli o vestiti, totalmente diverso dal mio.
Probabilmente Kiersten aveva ragione, se ne intendeva di cose come quelle che avevano a che fare con la psiche umana.
Forse la morte dei suoi lo aveva sconvolto a tal punto da renderlo
apatico alle persone e in un certo senso alla vita.
Il fatto che non avesse mai avuto nemmeno un'amica femmina che non fosse la sua ragazza, con la quale - a dirla tutta - non aveva nessun rapporto in particolare, poteva forse significare che non voleva avere legami profondi con nessuno in modo tale da non rimanere in una qualche maniera ferito se questa/o sparisse improvvisamente dalla sua vita.
Avevo una tale confusione in testa, forse e molto probabilmente era tutto solo frutto della mia vasta immaginazione.

Ho da sempre avuto molta fantasia, cosa che non è mai stata gradita dagli altri.
Ecco il problema di tante persone : sono tutti diventati così razionali col passare del tempo che hanno perso quel pizzico di misticità che rende la vita speciale.
E se tutto quello in cui abbiamo creduto per anni fosse una grande balla e niente è ciò che sembra?
Penso che sarebbe grandioso.
Difatti gli artisti migliori sono quelli che sanno vedere oltre la realtà, come il padre di Rupert.

Il giorno seguente, decisi di farmi accompagnare da Mr. Cox direttamente a casa di Sydney.
Non avevo proprio il voglia di salire su quella mostruosa moto e in più, ero di nuovo in ritardo.
Mancava un quarto alle otto e Kiersten, che aveva insistito ad accompagnarmi, era in bagno da un'ora.
《Mi farò una doccia veloce.》aveva detto. 《Ci metterò al massimo 10-15 minuti.》
Alla faccia dei 10-15 minuti!
Sapevo che sarebbe andata a finire così, almeno questa volta non era colpa mia.
Avrei avuto una scusa per giustificare il mio ritardo.
Quando finalmente uscì da quel maledetto bagno, la guardai malissimo.
Visto che non avevo nemmeno il tempo per prendermela con lei, presi la sua mano e la trascinai fino in macchina.
Anche con una stupida tuta e niente trucco, stava benissimo.
Da piccola desideravo spesso essere come lei, perfetta in ogni situazione, e ancora adesso mi capita, solo che col passare del tempo mi sono rassegnata al fatto che noi tutti siamo nati così come siamo e non importa cosa, rimarremo tali, e quindi finché non riusciremo ad accettare noi stessi per primi, nessun altro lo farà.

Finalmente, arrivammo a casa di Sydney.
Kiersten mi salutò e mi abbandonò alla lunga mattinata che mi aspettava.
Suonai alla porta e poco dopo Agnes venne ad aprirmi.
Dietro di lei, Lucy stava seduta sulla sedia a rotelle con un libro in mano.
《Che piacere rivederti Brooklyn!》disse, spostandosi di lato e facendomi segno di entrare. 《Sei qui per Sydney, vero? È al piano di sopra, nella sua stanza.》
《Oh, grazie.》balbettai, piuttosto imbarazzata.
Mi metteva sempre a disagio parlare con le signore anziane.
Hanno tutte quel volto fragile e consumato che, ogni volta che apro bocca, ho paura di dire una stupidaggine o qualcosa di scioccante che turbi il loro stato di quiete o quello che è.
Salii velocemente le scale e mi guardai attorno in cerca della camera di Sydney che, come aveva detto Agnes, doveva trovarsi in fondo al corridoio principale.
Anche se era una casa bifamiliare, era piuttosto grande, non esageratamente ma molto carina e spaziosa.
Forse era la disposizione dei mobili o la struttura in sé.
C'era un corridoio principale che verso la fine, si divideva in altri due.
A metà strada, fui improvvisamente rapita da una bellissima melodia che proveniva dal corridoio a sinistra.
Senza nemmeno rendermene conto, cambiai direzione e mi avvicinai lentamente alla fonte.
Aprii leggermente la porta e rimasi senza parole quando mi resi conto che era Sydney quello che stava suonando il pianoforte.
Restai in silenzio sulla soglia della porta e ascoltai il seguito di quel meraviglioso brano.
Era un motivo malinconico e angosciante ma allo stesso tempo, aveva un non so che di speciale che in un certo senso, mi faceva sentire in pace con me stessa, come se tutte i pensieri che stavano circolando ininterrottamente nella mia mente, fossero improvvisamente spariti e al loro posto solo un grande silenzio, o forse e più correttamente, un vuoto immenso.
Quando finì, applaudii d'instinto.
Sydney si girò di scatto. 《Sei tu.》 mormorò come se fosse appena ritornato alla realtà. 《Non mi sono proprio accorto del tuo arrivo.》
《Non sapevo suonassi il pianoforte.》
《Non vedo perché tu lo debba sapere.》rispose distaccato.
Feci una smorfia. 《Era tuo, il pezzo che hai suonato?》
《No, l'aveva composto mio padre.》disse, alzandosi.
《Sei molto bravo.》ammisi a denti stretti.
Rimase piuttosto sorpreso all'inizio, ma alla fine sorrise, e si voltò a sistemare i spartiti. 《Grazie.》

《Lo hai capito?》
《Hmm...》
《Ma te l'avrò spiegato almeno una ventina di volte!》
《Sì, ma non tutti sono dei geni come te che capiscono tutto al volo!》sbottai.
《A questo punto, me lo avrebbe saputo ripetere anche Poppy!》replicò Sydney.
Feci una smorfia e posai la penna.
《Ne ho abbastanza.》affermai nervosa.
《Non abbiamo ancora finito.》
《Chi se ne frega, mi prenderò i miei F e non andrò in Francia, questione chiusa.》
《Non dire cazzate.》ribatté, guardandomi serio. 《Non ti permetterò di arrenderti così facilmente.》
《Tanto so che pensi che io sia una stupida mocciosa di sedici anni, quindi puoi anche smettere di fingere che t'importi qualcosa, lo fai solo perché così cancellerò la tua foto.》
Sospirò. 《Okay, sei una mocciosa, e anche molto fastidiosa, ma non sei stupida, okay?》disse, senza distogliere lo sguardo dal mio.
Non seppi se credergli o no, i suoi occhi erano illegibili, cosa alquanto strana visto che sapevo sempre se qualcuno mi stava mentendo o meno.
《Vale come un complimento detto da un'idiota come te?》
《Sempre molto gentile e fine, eh?》commentò, scuotendo la testa e curvando le labbra in un sorriso allo stesso tempo. 《Spesso mi chiedo se tu e Sophie siate veramente sorelle, siete così diverse...》
Sospirai. 《Lo so, lei è così... così perfetta e io incredibilmente e fastidiosamente...》mi fermai, cercando un aggettivo adatto alla situazione.
《Sfacciata? Stronza?》suggerì Sydney.
Lo guardai male. 《Fastidiosamente me.》dissi alla fine.
《Cosa vuoi dire con questo?》
Mi morsi il labbro inferiore e strinsi le mani in un pugno. 《Nulla d'importante.》
《Come vuoi...》farfugliò. 《Forza, ora andiamo avanti, altrimenti non finiremo più.》
Anche se non ne avevo più voglia, continuammo con i compiti.
Fu una vera tortura ma alla fine della mattinata riuscii a capire tutti gli argomenti.
Se non fossi riuscita a prendere prendere un bel voto quella volta, sicuramente non ce l'avrei mai fatta in futuro.
Infatti, fu proprio così.
Alla fine di quella settimana avevo finito di leggere già tre dei quattro libri e tutti i capitoli di storia che avevo lasciato indietro.
Gli esami mi apparvero inaspettatamente semplici e facili.
Forse, Sydney non era davvero un completo idiota.

Il giorno in cui avrebbero messo i tabelloni con voti ero nervosissima.
Rupert e Kiersten continuavano a dirmi che ce l'avrei fatta ad andare in Francia con loro ma io non la smettevo di pensare al peggio.
Facile da dire per loro! Erano entrambi bravi a scuola e prendevano sempre il massimo dei voti.
Mentre ero in macchina con loro per andare a vedere i risultati, non la smettevo di blaterare parole a caso e a dire che avrebbero fatto meglio a rassegnarsi fin dal principio.
Quando arrivammo davanti alla scuola c'era già tanta gente.
Scorsi all'angolo la moto di Sydney e dedussi subito che aveva accompagnato Sophie.
Lanciai un'occhiata fugace a loro e assistetti alla patetica scenetta di Sophie che fingeva di essere agitata per l'esito dei suoi esami.
Mi sembra ovvio, visto che aveva da sempre preso il massimo.
Scossi la testa e mi avvicinai al muro accanto al cancello.
Proprio in quel momento, uscì dal portone il segretario con i fogli con su scritto i voti.
Mentre li attaccava al tabellone, tutti trattennero il fiato.
Ormai non ero più tanto agitata perché avevo iniziato a pensare a un modo per nascondermi in una valigia e andare lo stesso in Francia.
Guardai Rupert e Kiers, feci un lungo respiro e andai incontro alla mia sorte.
《Matematica... B.》mormorai fra me e me. 《Inglese... A!》
Ad ogni materia, il peso che avevo dentro si alleggeriva un po' di più.
Alla fine avevo preso tutti B, eccetto un C di educazione fisica.
Non mi preoccupai molto, tanto papà aveva sempre saputo che non ero brava in ginnastica e, al contrario di mamma, non mi aveva mai fatto pressioni su quella materia.
《Penso di meritarmi un bel grazie.》disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai di scatto, era Sydney.
《Sono riuscita a passare tutti gli esami con B!》urlai di gioia, e senza nemmeno rendermene conto, lo abbracciai.
Solo qualche minuto dopo, realizzai quello che stavo facendo e mi staccai subito da lui, che mi guardò confuso e stupito allo stesso tempo.
Mi misi a posto una ciocca di capelli e mi ricomposi.
《Ehm, scusa, mi sono fatta prendere dall'entusiasmo.》
《Tutto okay.》rispose in un sorriso.
《Come sei riuscita a scollarti di dosso Sophie?》chiesi, cercando di essere più distaccata.
《Sta festeggiando con le sue amiche.》
《Tutte A?》chiesi, con un'espressione di disgusto in faccia.
《Sì e un A+ di scienze.》
《La solita secchiona.》borbottai fra me e me.
《Ora cancellerai la mia foto?》chiese prontamente.
《Sei una pressa.》replicai sbuffando.
Mi guardò in attesa di una risposta.
《Okay!》dissi arresa.
Sorrise, e si voltò per andarsene ma a metà strada si fermò e si girò per un istante dicendo qualcosa come:《Sapevo che ce l'avresti fatta.》
Sparì subito in mezzo a quella folla di studenti.
Rimasi lì ancora un po', spinta di tanto in tanto da qualcuno.

Chissà, in un'altra realtà saremmo anche potuti andare d'accordo.

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