Mentre eravamo in montagna, Sophie si mantenne sempre in contatto con la mamma, mentre io, ero rimasta fuori da tutta la faccenda.
Mi sentivo, sì, esclusa, ma forse era meglio così.
Ritornammo in città con riluttanza.
Non c'era niente che mi poteva consolare: la scuola, i problemi e il resto del bordello.
《Ragazzi, non so voi, ma per me è stata una settimana meravigliosa!》disse Kiersten in macchina.
《Sì, ci voleva proprio una pausa.》concordò Rupert.
Sophie, seduta accanto a me, fece una smorfia di dissenso.
Non aveva poi così torto, per lei era come se avesse dovuto fare la babysitter a tre mocciosetti, anche se avevamo solo due anni di differenza.
Quando arrivammo a casa, c'era solo papà.
Appena entrammo, alzò lo sguardo e ci guardò supplichevole, incapace di pronunciare alcunché.
Dopo tutte quelle grida, mi faceva uno strano effetto quell'atmosfera muta, che urlava, nel suo silenzio lancinante.
Alla fine, fui io a parlare per prima《Dov'è mamma?》
《Se n'è andata.》rispose, con un filo di voce.
《Dove?》
《Non lo so.》mormorò, ancora più silenzioso.
《Io lo so.》intervenne Sophie, gelida. 《È dalla zia Janna.》
Calò di nuovo il silenzio.
Una domanda mi stava tormentando incessantemente.
《Cos'avete deciso di fare?》chiesi, alla fine.
Lui si sedette sul divano, prese una statuina dal tavolino e ci giocherellò, con fare assente.
《Vostra madre ha chiesto il divorzio.》
Divorzio.
Ecco, questa era una delle parole che più temevo e su cui avevo pensato molto quand'ero in montagna.
Mi ero preparata le parole da dire, come comportarmi di fronte a una situazione come quella, eppure, non spicciai nemmeno una parola.
Ero totalmente scioccata dalla notizia.
《E tu cosa le hai risposto?》disse Sophie, impassibile.
Come faceva a stare così calma in una situazione del genere?!
《Che forse è meglio così.》
《La ami ancora, mamma?》chiesi, con le gambe che mi tremavano.
《No.》rispose, asciutto.
Disse anche qualcos'altro ma non lo afferrai. La sua risposta rimbombò nella mia testa, come una lontana eco, ma sempre presente, persistente. Sophie non gli rivolse più la parola e si diresse verso camera sua.
Sopraffatta dalle emozioni e dallo shock, lasciai cadere la borsa per terra e uscii di corsa dall'appartamento.
Era da stupidi scappare, tanto la realtà non sarebbe cambiata, tutto sarebbe rimasto così com'era, ma non riuscivo a smettere di correre, lontano da quella casa, lontano dalle persone.Non feci caso a dove andavo, e così finì con l'inciampare addosso a qualcuno.
《Brooklyn Wright?》chiese un uomo calvo, afferrandomi il braccio.
Lo guardai confusa. 《Cosa volete da me? Lasciatemi andare!》urlai.
《E stai ferma.》sbottò l'uomo, stringendo la presa.
《Sei la figlia di Alan Wright, l'avvocato, giusto?》continuò un altro, con una brutta cicatrice sulla faccia.
Tentai di chiamare aiuto ma non c'era nessuno nei paraggi, un deserto.
《È lei, ne sono sicuro, guarda questa foto.》disse quello calvo.
Non ebbi nemmeno il tempo di reagire che mi tapparono la bocca con un panno bagnato.
Aveva uno strano odore...
Un sonnifero, o una droga, forse... Cercai di trattenere il respiro, ma fu inutile.
La vista mi si annebbiò, e non passarono molti minuti, prima che perdessi completamente i sensi.
【。 。 。】
Non so esattamente quanto tempo fosse passato, quando mi risvegliai.
Entrambi i polsi erano legati ad una sedia. La stanza era in parte illuminata da un filo di luce proveniente da una piccola finestrella in cima ad una parete.
《Dove sono?》mormorai, frastornata. Sentivo il corpo tutto indolenzito.
Dal fondo della stanza giunse una risata piuttosto sinistra.
Avanzò lentamente verso di me. Era l'uomo con la cicatrice sul volto.
《Ti sei finalmente svegliata, mocciosa.》grugnì 《Mi stavo cominciando ad annoiare.》
Si avvicinò e mi prese il volto con una mano. 《Non toccarmi.》dissi piano, traboccante di rabbia.
Lui m'ignorò e sogghignò.
《Ho detto di starmi alla larga!》urlai, fuoriosa.
Gli morsi la mano, così forte che dovette ritirarla, e gli sputai il suo schifoso sangue adosso.
《Tu, stronza, come ti permetti?!》sbottò, dandomi un schiaffo.
《Basta così, Garett!》intervenne l'uomo calvo 《Ricordati che ci serve da viva.》
《Chi cazzo siete?》sbraitai furiosa 《Slegatemi subito!》
Garett, per zittirmi, mi attaccò bruscamente dello scotch sulla bocca.
L'uomo calvo si avvicinò a me e sorrise malefico. 《Calmati, non ti faremo assolutamente nulla...》mormorò 《se tuo padre ci darà i soldi che gli abbiamo chiesto.》
《Cinquecentomila sterline, cosa ne pensi?》disse, e poi scoppiò in una risata.
Mi chiedevo se fosse ritardato o cosa.
Mi sembrava ridicolo essere stata rapita da due idioti come loro due. 《Credi che riuscirà a farcela?》《Oh, sono sicuro che non è nulla per lui, anzi, siamo anche stati fin troppo bravi.》
《Abbiamo inviato un messaggio a tuo padre con il tuo cellulare.》continuò con il suo monologo 《Dovrai stare qua fin quando non ci daranno i soldi.》《E forse, allora, ti libereremo.》
Bastardi.
L'uomo calvo si avvicinò ancora tanto che riuscii a dargli una testata. Non l'avevo mai fatto prima di allora, e mi fece un male cane, ma ne valse la pena.
《Byron!》accorse Garett 《Te l'avevo detto che era una pericolosa...》
《Ma levati, imbecille.》sbottò lui.
Byron, l'uomo calvo, mi tirò i capelli con violenza e disse minaccioso: 《Sei fortunata ad avere un papà così ricco.》
Il disgusto che provavo nei loro confronti non aveva limite.
Come potevano fare una cosa del genere? Rapire per guadagnarsi dei soldi...
Non dissero altro, e uscirono, lasciandomi lì, legata alla sedia.
E ora? Cosa sarebbe successo? Mai avrei immaginato una situazione del genere!
Mi sentivo un'idiota, per esser corsa via, così, all'improvviso.
Cosa mi era saltato in mente?
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BLIND #wattys2016
Romance"Siamo così accecati dalla perfezione che, al fine di raggiungerla, ci distruggiamo senza nemmeno accorgercene." 2015 © All Rights Reserved IN FASE DI REVISIONE!