Chapter 4

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Quando raccontai a Kiersten del messaggio di Ian, pur avendolo già sospettato, rimase piuttosto scossa.
《Sapevo di avere capacità soprannaturali, ma prevedere quello che le persone stanno per fare!》scherzò, poi, come se solo in quel momento avesse compreso il resto di quello che le avevo detto, chiese: 《Perché hai rifiutato l'uscita?》
《Perché non m'interessa.》
《Ma non lo conosci nemmeno!》
《È questo il punto, non credo di essere interessa nel conoscerlo.》risposi, nel tono più indifferente che potevo assumere.
I sensi di colpa erano spariti, dopotutto, perché dovevo sentirmi in dovere di accettare?
《Ma perché?》
《Semplicemente non è il mio tipo.》
Alzò gli occhi al cielo e sospirò.
《Mi sembra uno a posto, sai, non il solito stronzo menefreghista.》
《Hai ragione.》
《Sei un mistero Brooklyn.》
《Spesso lo penso anch'io.》
Ed era vero.
Mi capitava delle volte di chiedermi chi fossi davvero, ed era così difficile trovare una risposta.
Succedeva sopratutto nelle notti insonni, quelle in cui toglievo la corazza dura e fredda, e iniziavo a piangere, inspiegabilmente.
Mi dicevo, per sdrammatizzare la situazione:《Non sei triste, sono le tue ghiandole lacrimali che hanno bisogno di svuotarsi un po'.》
Mi sentivo piuttosto patetica, ridicola, fragile e nuda, priva di protezione, senza quella corazza.
Poi, lentamente, mi addormentavo, con il cuscino fradicio, e il giorno dopo mi sentivo meglio; nessuno ne sapeva niente, nemmeno Kiersten o Rupert.
Credo che sia normale, smarrirsi, domandarsi se quello che gli altri pensano che noi siamo, corrisponda alla nostra vera identità.
Bevvi il mio tè, ormai raffreddato, e fissai il pavimento, mentre Kiersten continuava a parlare.

Il saggio si svolse nel teatro in centro città.
Kiersten era meravigliosa, con tutte quelle piroette, quelle giravolte, anche se non credo che sia il termine giusto, e quei volteggi, che sembrava stesse letteralmente volando, e in effetti, era così.
Ogni volta l'eleganza dei suoi movimenti, la sua espressività, la serenità con cui procedeva, mi impressionavano e mi incantavano come se fosse la prima volta che la vedevo ballare.
Alla fine della performance tutti si alzarono e applaudirono per cinque minuti di seguito.
Rupert, accanto a me, fischiò e le due gemelle, urlarono :《Brava sorellona!》
Ritornai a casa che era l'una di mattina.
Andai a farmi una doccia e mi misi a letto.
Avevo ricevuto un messaggio.
Era di Sydney. Cosa voleva adesso, quello là? Pensai, con un sospiro.
"Ciao, puoi dire a tua sorella che domani non posso accompagnarla in piscina perché ho la moto rotta?"
Ma cos'ero ora, il loro piccione viaggiatore, il postino personale? Che roba.
"C'è qualcosa chiamato cellulare, sai, è una scatoletta di metallo che molte persone utilizzano per comunicare fra loro, e sorprendentemente ce l'ha anche Sophie."
Già, e ce l'aveva anche più bello del mio...
"Se l'è rotto oggi, genio, ecco perché mi sono disturbato a scrivere a te." aveva risposto, dopo qualche minuto.
Beh, non lo sapevo!
Ero così arrabbiata che avevo intenzione di ignorare lui e la sua richiesta e andarmene a dormire.
Ero esausta e non avevo voglia di discutere.
"Scusa, non volevo. Potresti per favore dirglielo?"
"...Va bene."
"Grazie! ... Come stai? Ancora male al braccio?"
"Non fingere che t'importi qualcosa di me, quindi risparmiati anche queste formule di cortesia."
"Non sto fingendo, voglio davvero sapere come stai."
"È tutto okay, sto bene."
"Com'è andato il saggio della tua amica?"
"Kiersten, è questo il suo nome per tua informazione, comunque come facevi a sapere che oggi ci sarebbe stato il suo saggio?"
"Me l'ha detto Ian."
Rimasi piuttosto sorpresa.
Gli aveva detto tutto? Non che ci fosse tanto da raccontare, ma...
"Ti ha detto qualcos'altro?"
"Ha detto che sei una stronza perché gli hai spezzato il cuore, rifiutando il suo invito."
"Cosa?"
"Scherzavo!"
"Idiota."
"E ci risiamo."
"Te lo meriti!"
"Okay. Comunque in parte è vero, ci è rimasto abbastanza male. Di certo non è stato carino da parte tua."
"Sarebbe stato peggio accettare controvoglia, non credi?"
"Non capisco cosa ci trovi in te."
"Beh, sono una bellissima ragazza, intelligente, divertente..."
"Simpatica, modesta, gentile..."
"Esattamente."
"Sei..."
"Sono?"
"Non riesco a farmi venire in mente nessuna parola che possa descriverti."
"Lo so, lascio le persone senza parole."
"Ah ah, molto divertente."
Guardai l'orologio, erano già le due di mattina; ci stavano scrivendo da un'ora!
"...comunque, io, invece, non capisco cosa ci trovi in Sophie. Credo siano solo gusti, dopotutto, è così strano che io possa piacere a qualcuno? Ammesso che io piaccia a tuo cugino..."
Perché non l'aveva detto esplicitamente, e finché non lo faceva, nulla era certo.
"Come puoi parlare così di tua sorella? Comunque sì, credo che sia una cosa soprannaturale, perché tu sei soprannaturale Brooklyn Wright, ma forse è per questo che piaci, a mio cugino. Sì, gli piaci."
Mi faceva un certo effetto, sentirmi chiamata così, con il mio nome e il mio cognome.
Solo Kiersten lo faceva.
"È la prima volta che mi chiami con il mio nome. Devo segnarmelo sul calendario! E comunque, cosa doveva essere quello? Un insulto o un complimento?"
"Un complinsulto(?)"
Mi venne da ridere, un complinsulto! Poi ero io la stramba.
"Oh, graffanculo(?)"
"Lo ammetto, sei una che sa come rispondere ai complinsulti."
"Sono preparata a tutte le situazioni! ...comunque, ho sonno. Sono le tre del mattino, non posso credere che io stia scrivendo a uno come te! Sei uno stregone forse? Hai qualcos'altro da aggiungere? Riguardo a quello che devo dire a Sophie, intendo. Altrimenti vado a dormire!"
Aspettai per un po', ma non ricevetti nessuna risposta.
Così mi addormentai, e solo il giorno dopo vidi il suo messaggio: "No, non sono uno stregone! È così strano parlare con me?? Io dovrei chiedermi perché sto scrivendo a una come te! E no, non ho nulla da aggiungere. Dormi pure. Buona notte."
Sbuffai. Dormi pure. Ci mancava solo che mi facessi dare il permesso da lui!

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