Chapter 8

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Ci restammo una settimana, in montagna. Nessuna preoccupazione, niente urla, solo un gruppo di cinque ragazzi, in cerca di un po' di tranquillità.
La casa era dei genitori di Kiersten, davvero bellissima, più piccola rispetto alla casa a Londra, ma davvero confortevole: c'erano 3 stanze, due bagni, una cucina/sala da pranzo, e un soggiorno, dotato di un caminetto.
Fin da piccoli, durante ogni estate, io, Rupert e Kiersten ci andavamo e restavamo là per almeno un mese.
Ci arrampicavamo sugli alberi e restavamo lì per delle ore.
Ricordo che facevo sempre una fatica immensa e, tutte le santissime volte, Rupert e Kiersten dovevano scendere ad aiutarmi, perché soffrivo di vertigini e ogni volta che guardavo giù, mi bloccavo per paura di cadere.
A volte andavamo nel bosco e facevamo finta di essere degli esploratori.
Furono delle estati mervigliose, che mai dimenticherò.

Durante i primi giorni, fui piuttosto riluttante nei confronti di qualsiasi attività proposta, ma poi mi arresi e mi lasciai convincere.
Andammo tutti a fare un giro nel bosco, tutti tranne Sophie.
Lei odiava cose del genere, odiava la natura, o per meglio dire, le insidie che potevano celarvisi.
Sydney però, decise di venire con noi.
Disse che era da un bel po' di tempo che non faceva passeggiate di quel tipo, e che da piccolo era solito avventurarsi in mezzo agli alberi insieme al padre.
Mi fece un certo effetto vederlo così, divertirsi come in bambino.
Camminammo per circa un'oretta, poi ci fermammo lungo un fiume, per riposarci un po'.
Non mi sentivo più i piedi, quei sentieri erano peggio delle scale della scuola, pieno di sassi, di varie dimensioni.
Mi sedetti sul tronco di un albero lì vicino e alzai il volto al cielo, quel giorno, privo di nuvole.
Il sole splendeva luminoso, e i suoi raggi riscaldavano la nostra pelle, calorosi.
Presi una bottiglietta d'acqua dallo zainetto e ne bevvi un sorso.
《Sapete? Sono felice di essermi fatta convincere, alla fin fine.》affermai, accennando ad un sorriso. 《Anche se non sento più i piedi.》
Rupert e Kiers si lanciarono un'occhiata trionfante.
Sydney, chinato sul fiume, aveva il volto bagnato dall'acqua. 《Concordo, sono felice di essermi aggiunto a voi.》disse, rialzandosi.
《Ah ah, allora lo ammetti che non avevi voglia di stare con Sophie!》esclamai, in tono di accusa.
《Niente affatto, ho solo affermato che sono felice di essere venuto anch'io.》
《Non l'hai detto esplicitamente, ma l'hai lasciato sottintendere.》
《Tu hai dei seri problemi.》
《E ci risiamo.》mormorò Rupert.
《Okay ragazzi, finitela!》intervenne Kiersten.
《Ma voi due riuscirete mai a passare una giornata senza litigare?》
《Non credo proprio.》rispondemmo all'unisono.

Ritornammo che era pomeriggio inoltrato.
Sophie stava seduta in soggiorno a leggere un libro.
Mi misi accanto a lei, stanchissima, tutta sudata e sporca di terra.
Mi divertì alquanto la sua smorfia di disgusto nel stare vicina a me.
Si alzò subito e dopo aver detto che ci aveva lasciato della pasta al pomodoro, andò in camera sua.
Prima di mangiare, andammo tutti a farci una doccia, solo che i bagni erano due e noi eravamo in quattro.
Appena ce ne rendemmo conto, ci lanciammo uno sguardo di sfida e corremmo subito al piano di sopra.
Kiersten riuscì a prendersi il bagno vicino alla sua stanza e io quello vicino alle scale.
Restai nella vasca una mezz'oretta.
Quasi mi addormentai da quanto bene stavo.
Quando uscii dalla stanza, avvolta da un morbidissimo asciugamano blu, mi ritrovai davanti a Sydney, che mi guardava malissimo.
《Ma ci metti sempre così tanto a fare la doccia?》chiese.
《La prossima volta impara a correre più veloce.》risposi, curvando le labbra. 《Non è colpa mia se ti sei fatto superare.》
Mi lanciò un'occhiata torva ed entrò, sbattendo la porta.
Ridacchiai e andai in camera.
Mi cambiai e scesi giù in cucina.

Fu una giornata intensa, faticosa, ma piena di risate.
Giocammo a degli stupidi giochi da tavolo, trovati per caso nello scaffale dei giocattoli abbandonati delle due gemelle.
Il pavimento era cosparso di pacchetti di patatine, pop corn, biscotti e barrette di cioccolato, roba che Sophie guardava con orrore.
A volte mi faceva una tale pena, che quasi provavo compassione per lei, e quella sua ossessione nei confronti del cibo.
Chissà che faticaccia doveva essere, attenersi sempre a un "menù limitato", costituito cose praticamente insapori.
E quel suo modo di fare, sempre irritata, come se niente e nessuno fosse alla sua altezza.
Non parlava mai molto, nemmeno con le sue amiche, o i suoi ragazzi, e figuriamoci se lo faceva con me; a volte mi saltava in mente l'idea che non mi considerasse nemmeno sua sorella, ma un fastidioso animaletto con cui era costretta a vivere.
Andammo a dormire che era mezzanotte.
Riuscii a chiudere gli occhi solo per qualche ora, e mi risvegliai verso le tre di mattina. Era da settimane che andava avanti così.
Appena mi mettevo a letto e mi addormentavo, gli incubi si insinuavano lentamente nella mia mente, e come se fossero veleno, contaminavano i miei pensieri, trasformandoli in rovi spinati.
Mi svegliavo di soprassalto, così terrorizzata che rimanevo immobile per ore.
Ogni volta che doveva succede qualcosa di brutto, iniziavano questi interminabili periodi di notti in bianco.

Mi alzai silenziosamente da letto, facendo attenzione a non svegliare Kiersten.
Andai in cucina e accesi la luce.
Presi la teiera e cominciai a preparare il tè.
Stavo morendo dal sonno, ma non avevo il coraggio di ritornare a letto.
Così rimasi lì per un po', a fissare il vuoto, in attesa che la notte se ne andasse via.
Dopo qualche minuto però, sentii uno strano rumore provenire dalle scale.
Il cuore mi cominciò a battere all'impazzata. Chi diavolo poteva essere, a notte fonda, in alta montagna?!
Presi la prima cosa che mi capitò sotto mano, un mestolo, e mi nascosi dietro la porta.
I passi si stavano proprio avvicinando alla cucina!
Non poteva essere un ladro, tanto non avrebbe comunque avuto granché da rubare.
Che fosse un maniaco? Mi sembrava di stare in un film horror, in attesa della mia fine.
Mancava solo la musica di sottofondo ed eravamo a posto!
《C'è qualcuno?》chiese, una voce profonda.
Abbassai il mestolo, tirando un sospiro di sollievo. Era come se avessi perso 10 anni di vita, per lo spavento.
Uscii da dietro la porta e mormorai a bassa voce: 《Che ci fai sveglio a quest'ora?》
《Stavo andando in bagno ma poi ho visto una luce accesa quaggiù e sono sceso a controllare, tu piuttosto, perché sei qui?》si giustificò Sydney.
《Non riuscivo a dormire, così sono scesa in cucina per versami una tazza di tè.》
Non volevo dirgli degli incubi, mi avrebbe sicuramente deriso.
《Mi hai fatto prendere uno spavento!》disse, sedendosi.
《Parli tu!》risposi, indignata 《Io credevo che fossi un maniaco!》
《Beh, non sono io che mi aggiro furtivo in cucina, nel cuore della notte!》
《Io non mi stavo aggirando furtiva...》bofonchiai 《Stavo solo preparando del tè...a proposito, ne vuoi un po'?》
《Già che ci sono... Okay.》
Accennai ad un sorriso.
Dopo averne versato un poco in entrambe le tazze, andai a sedermi di fronte a lui.
Non parlai, come era mio solito fare, ma restai lì, a fissarlo, con le mani strette alla tazza, e lui fece lo stesso.
《Come stai?》chiese, infine, ora guardandomi dritta negli occhi.
Rimasi quasi ipnotizzata, da quanto erano penetranti.
Distolsi lo sguardo e farfugliai freddamente qualcosa del tipo:《Sto bene, non c'è bisogno che tu finga di interessarti davvero.》
《Ma io non sto fingendo, lo voglio sapere sul serio.》
《Vuoi che ti dica come sto in realtà?》
《Sì.》
《La verità è che sto male da far schifo.》risposi, cruda
《Tutto quello in cui ho sempre creduto si rivela ad essere solo un'illusione; la vita mostra la sua parte peggiore, quella da cui tutti cercano sempre di scappare. Ecco, io non ci sono riuscita, e ora mi tocca subirlo, mi tocca subire il peggio e non sono pronta. Sono totalmente, completamente impreparata.》
《Credo si sapere cosa possa significare questa sensazione... Voglio dire, non so come ti senta davvero ma, penso di potermi avvicinare.》mormorò, abbassando lo sguardo sulla tazza semi vuota.
Accennò ad un sorriso malinconico. 《Quando i miei genitori morirono, fu come se il mondo mi stesse crollando addosso... E tutto quel peso in una volta, era difficile da sopportare.》
Lo ascoltai con attenzione, senza sapere esattamente cosa dire.
《Ho persino pensato di non potercela più fare, di non poter più continuare così...》
Riuscivo a vedere la tristezza nei suoi occhi, in quel momento, così infantili, come quelli di un ragazzino di appena tredici anni.
《Ma sai cosa? Non ho mollato, perché ho capito che per quanto possano essere difficili certi momenti, si superano sempre. Così, sono andato avanti, per Lucy, per mia nonna, e per tutti quelli che mi volevano bene.》
Senza nemmeno accorgermene, iniziai a piangere. Le lacrime mi rigavano silenziose le guance.
Cercai di trattenermi, ma non ci riuscii. Mi sentii maledettamente debole, stupida e anche ridicola.
Perché non potevo essere come Sophie? Sempre impassibile.
《Scusami..》mormorai, strofinandomi gli occhi 《È che...》cercai di dire, mentre continuavo a singhiozzare. 《Ecco, non so perché ma...》per quanto ci stessi provando, non riuscivo a costruire una frase con un senso compiuto 《Merda.》imprecai, alla fine.
Lui, inaspettatamente, allungò una mano, e mi asciugò una lacrima.
Sorrise. Era un sorriso così rassicurante, compassionevole, e allo stesso tempo pieno di angoscia e tristezza. 《Hey, guardami, è tutto a posto.》disse, alzandomi il volto verso di lui《Non trattenere quello che hai dentro, fallo uscire, così non potrà più farti del male. Piangi e non vergognarti, perché anche ai più forti capita, a volte, di essere deboli.》
Quelle sue parole, così gentili, pieni di affetto, quel suo fare, confortante, mi sorpresero e mi lasciarono senza parole allo stesso tempo.
Non era affatto quel ragazzo stronzo e snob che credevo fosse, dopotutto.
Ritornammo nelle rispettive stanze verso le cinque.
Nei giorni seguenti, nessuno dei due nominò più la faccenda, ma qualcosa era cambiato.
Non sapevo precisamente cosa, ma sentivo che non era più come prima.

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