Capitolo 8

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Damen

Il tempo fluisce a rilento, il silenzio è assordante. Osservo il soffitto e provvedo alla forma fisica con insistenza. Sono sempre stato, sin da bambino, molto esile e scarno. Privo di difese immunitarie e regolarmente malaticcio, segregato e confinato in un cofanetto di cristallo.
''Non muoverti troppo'' e ''Evita di giocare in giardino'' erano frasi di rito. Una piccola rinite e in poco tempo venivo assistito dal miglior medico della zona. Codesto fino alla nascita di Maddy, le attenzioni si sono prolungate su di lei e ho avuto il coraggio di osare. Tutto ciò che un bambino di quattro anni poteva fare: correre, saltare e arrampicarsi. Rivivo l'attimo in cui ho respirato per la prima volta dell'aria che non fosse inquinata dalle attività produttive della zona. Ho capito sin da subito quale fosse il posto in cui volevo restare: il fienile. Lei non è mai stata sostenitrice delle mie scelte, troppo occupata ad assalire per comprendere.
''Devi compiere ciò per cui abbiamo sudato tanto, non puoi mettere a repentaglio la nostra fortuna'' ribadiva come una filastrocca, tanto da ardire una profonda repulsione. Mia madre, l'unica che dovrebbe aiutare, rade al suolo. Annienta aspettative e sogni. Amare può essere presentato come desiderio? Ambizione? Ho amato una sola donna, priva di crimini e colpe. Un 'anima pura, innocente e sola. Pearl Logan, benestante e facoltosa. La classica studentessa laureata in legge, ricoperta di elogi e attenzioni desiderate. Gradivo l'essere perfetta in ogni occasione, territorio e momento. Poi ha smesso, lo show è terminato con l'arrivo delle prime accuse. Una notte è stata sufficiente per abolire l'affetto nei miei confronti. Non conoscevo Pearl, non del tutto almeno. Il presentarsi impeccabile era stato sfasciato dal sottoscritto, il potere delle dichiarazioni ebbero un forte impatto sulle emozioni. Mi lasciò un giorno di primavera, portò via un pezzetto di me e delle mie intenzioni. In questo momento aspiro a qualcosa di grosso, enorme.
«Te l'avevo detto! Non poteva essere andato lontano» la voce tintinnante di Madelyn fa eco sulle mura bianche, sbircio la pelle scoperta delle gambe e rantolo un gemito frustrato. I capelli lasci pendono sulle clavicole, i jeans corti lambiscono i fianchi ossuti.
«Tuo padre ti sta cercando, riguarda quello che è successo l'altra sera al club» comunica Jeremy, grugno duro e spalle rigide. Gli ha già generato una ramanzina, ne sono sicuro. Mollo i guantoni sulla panca e strofino la fronte con una salvietta pulita e igienizzata.
«Ho già risolto con la ragazzina, cosa vuole adesso?» chiedo retorico, procedo verso il corridoio illuminato. Vari quadri ornano le pareti, in alcuni scatti ci siamo noi tre. La mora serra la porta con uno scatto ed afferra volontariamente l'avambraccio, fa fronte ai miei occhi e visiona se stessa all'interno di essi.
«Non ferirti Damen, Zio Joe ha chiamato alcuni minuti fa» sussurra a denti stretti, scrollo la testa. Andrew Anderson è poggiato sul tavolo in legno, spalle curve e gambe accavallate. I capelli, ormai bianchi, sono tirati indietro da un'enorme quantità di gel. Gli occhi bruni profondi e tenebrosi, la carnagione scura celata dal completo sartoriale. La mensola è completamente rifornita di classici, ritratti di famiglia e oggetti costosi. Il profumo dei fiori fa storcere il naso, fin troppo anche per me. Tossisce e volge il volto a favore del sottoscritto, sghignazza benevolo.
«Joe mi ha riferito che George ha omesso la tua presenza quella notte, ma sai qual è il problema Damen?» interroga. Occupo il posto accanto al divanetto e interseco le mani, quieto e paziente. Attendo una risposta alla domanda, non amo i convenevoli. Il tono severo non promette nulla di piacevole.
«La ragazzina è il nostro unico problema, sai bene che non ho tempo per queste cose. Inoltre è l'unica a sapere ciò che è successo a Simon Dowell...» arresta la frase, riprendo parola al posto suo.
«Ho già provveduto, non dirà nulla che possa compromettere il buon nome della famiglia» sottolineo l'ultima parola conferita, drizzo in piedi.
«Non abbiamo finito!» rimprovera, schiudo la porta per andare via. Il disagio pressa sullo sterno, l'aria è decisamente molesta.
«Smettila di fare il bambino capriccioso, sei un uomo adesso!» furioso, batte il palmo sullo scrittoio. Agito le falangi e richiudo l'ingresso, evito la sagoma di Maddy rannicchiata sui gradini e proseguo a testa alta. Prima la destra, poi la sinistra. Non può dettare ordini, non sono un soldato. Due personalità così simili da essere comparabili, dissimili in tante cose. Lui è l'unico ad essere stato accanto a me nelle occasioni importanti, ma non ha prestato fede alle mie competenze. In eterna guerra con se stesso, comparato al padre e stremato dalle continue affinità. Escludo ogni tipo di vicissitudine, colgo l'apice di ciò che nutre. Non dev'essere accomodante sentirsi inferiore al punto fermo e alla guida dei nostri averi. Non sarò io a progredire le attività illegali, non io. Ho un sogno, l'intento è quello di spingermi oltre il possibile. Diverrò autonomo, fuori dalla colluttazione di menti arcaiche. Accedo alla camera, rimuovo la canotta interseca di sudore e sfilo le scarpe con l'aiuto delle punte. In bilico fra due fuochi, il bianco e il nero. Non c'è traccia di grigio, nessuno spiraglio infondo al tunnel. Soffocato dalla terra e privo di ammirare il cielo. Chiudo gli occhi e visualizzo l'espressione ferita di Jeremy alla vista del cadavere. Avevo dimenticato quanto fosse difficile restare immobile davanti a tale atrocità, eppure lui l'ha fatto. È sopravvissuto al terrore, allo sgomento e al flagello. È incappato nel mio letto, accoccolato contro lo sterno e ha pianto. Ignoro l'assenza di una figura genitoriale, ciò nonostante posso concepire quanto tormento comprova. Il pavimento scricchiola, striscia le suole e riduce la distanza. Giace accanto a me, impregna di profumo l'intera stanza, la trapunta assorbe l'aroma frizzante e speziato. Dischiudo la palpebra sinistra e costato che siamo analoghi in molte cose. Stessa espressione forzata, mascella tesa e braccia riunite sull'addome tatuato. Soltanto la chioma è modellata differentemente, lui opta per un taglio netto sulla nuca e un leggero strato di peluria su quella boccaccia supponente.
«Dobbiamo reagire, tuo padre non ha tutti i torti. Non vuole il peggio per noi, soprattutto per te. Lui ha paura Dam, davvero non te ne rendi conto?» conversa a voce bassa come se fosse un segreto da tutelare. Scatta in piedi, raschia il mento in maniera nervosa e preoccupata.
«Paura?» interrogo.
«Si, paura di quello che potrebbe succedere. Una sola denuncia e sei fuori dai giochi, il pestaggio al padre di Pearl ti è costato caro e non possiamo permetterci un successivo passo falso» sottolinea. Sollevo la spina dorsale e affondo le braccia sulle lenzuola, gambe divaricate e gola appiattita contro le scapole.
«Allora, cosa proponi?»
«Dico solo di abbindolarla fino all'archiviazione del caso, poi au revoir ognuno per la sua strada» schiocca le dita contro il palmo, interrompe l'escursionismo limitato e punta l'indice al petto.
«Devi solo giocare ed è quello che sai fare meglio, fra i due hai sempre trionfato tu!» acconsento, raccolgo le forze e rilascio il coinvolgimento. La conseguenza è causata da un'azione a mio vantaggio, l'unica cosa che conta è la libertà. Non voglio essere recluso, lei è l'unica che può stabilire l'ordine.
«Stasera c'è una festa al Flower's, lei ci sarà...» aggrotto le sopracciglia. Come fa ad esserne al corrente? L'ha forse pedinata?
«Instagram senza privacy, siamo nel ventunesimo secolo Damen è arrivato il momento di modernizzare il tuo approccio!» ansima e precipita sul materasso.

*

Sul volantino non erano specificati gli indumenti da indossare, nessun dress code da meet gala o travestimenti bizzarri. Una maschera, solo una stupida decorazione di carta a coprire le guance. Nel momento in cui sono giunto all'interno del locale le donne sono apparse tutte simili fra loro, vestiti succinti e stivali al polpaccio. Ho offerto vari drink e indagato alla ricerca di fili d'argento, ma ho scovato solo parrucche colorate e calze a rete. Quattro ore di ricerche smisurate e non c'è traccia di Raisa. Madelyn si è arresa ancor prima di varcare la soglia, richiesto un taxi e diretta alla Villa. Le feste in maschera sono un supplizio per gli uomini alla ricerca di donne in carriera. Siedo al bancone da venti minuti, bicchierino colmo di Vodka liscia e fragola. Il sedere duole indolenzito, i polpacci invocano pietà per quanto sono contratti. Le spalle ampie curvate sul bancone e il palmo a sorreggere il mento, annoiato e disperato.
«Andiamo via!» urlo all'orecchio del moro. È stata una giornata estenuate, i pensieri hanno preso il sopravvento e hanno guidato l'intera giornata. Non posso provvedere ad altro, non ne ho le forze. Il picchiettio delle falangi sul dorso percuote il corpo, reteo in direzione del gesto. La mantella ricopre la testa, una cascata di capelli neri incornicia il volto pallido, le guance smussate sono calcate da uno strato di colore nero, la bocca colorata di rosso e il seno prosperoso è evidenziato da uno strato leggero di pizzo. Per un'istante credo di non conoscere questa donna, poi sorride. Mostra le fossette e arriccia il naso perfettamente all'insù. Ecco, Raisa il tutto il suo splendore. È vestita da Cappuccetto Rosso, totalmente in tono con la sua personalità.
«Ciao!» saluta, accavalla le gambe ed è come sventolare un telo rosso davanti a un Minotauro. Plasma la mercanzia sul ripiano, sghignazza alla vista del barman e scosta una ciocca dalla fronte. L'attenzione non è rivolta a me, l'azione è stata svolta da Jeremy preso in contropiede. Indipendentemente dall'odore sgradevole dell'alcool percepisco il profumo del costume che indossa. La carne nuda flette le luci, il bagliore è accecante. È bella, molto bella quasi irraggiungibile. Agguanto il buon senso e ingerisco il liquido con velocità, interviene con magnificenza.
«Due Tequila! Uno per e uno per lei!» indica con le dita il numero, poi l'amica con gli occhiali. Gioisce, risplende di vita propria. Temo d'essere fin troppo brillo per assimilare il gesto che compio, schizzo in piedi e marcio verso di lei. Abbranco la pelle nuda, piroetta contro il mio petto. La fronte contro il mento, il naso immerso nei capelli. Il mascheramento non oscura del tutto il viso, gli zigomi sono evidenti e con essi anche i tatuaggi. Individua le labbra carnose, il sorriso nocivo e la volontà di averla tutta per me. M'impossesso del palmo asciutto e la traino fino al centro della pista, al lato di un pilastro in marmo. Bazzico contro, avvolgo l'arto accanto alle costole e sussulta per lo sgomento. Jeremy abbaia qualcosa, non me ne curo. Accosto il corpo possente al suo, plasmo ogni tipo di contatto fisico. Vorrei averla su di me in tutte le sue sfumature.
«Raisa» è l'unica parola che recito. Lei è inerme, disarmata. Non si ribella, non potrebbe neanche se volesse, poiché la folla preme a mio favore. Non c'è un solo briciolo di distanza e l'accesso non è consentito.
«Non mi hai detto come ti chiami» pronuncia.
«Come dovrei convocarti, Cavaliere Mascherato?» la lingua scivola fuori dal labbro, eleva le punte e accosta l'orecchio. Grida qualche cosa per accogliere l'attenzione, l'ottiene senza difficoltà. Sono tentato di spiccicare l'appellativo reale o quello utilizzato da alcuni soggetti. Seleziono la prima ipotesi, non voglio ulteriori disastri. Nel momento in cui dichiaro il nomignolo, un personaggio a me sconosciuto, batte ripetutamente contro la colonna vertebrale. Raggela in quel punto, le pagliuzze s'offuscano. Appiglio con forza il tessuto e fila sotto la possente ala, compressa contro la colonna e avvolta dal dorso ampio. È minuta, ma più alta di Madelyn.
«Cappuccetto...» richiamo.
«Stai attenta, potresti essere mangiata dal Lupo questa notte...» mormoro a due centimetri da lei. L'effetto riscontrato non è previsto, cattura il retro della camicia e serra la presa. Il cuore, nel petto, pulsa incontrollato. Scosso dal suo atteggiamento, vacillo.
«In caso contrario, chi sarebbe la preda mio bellissimo Cavaliere Mascherato?» 

#spazioautrice 
Ciao a tutti, ho scritto una storia su Instagram riguardo gli aggiornamenti di FNB. Ribadisco che da questo capitolo in poi, la storia verrà aggiornata di Sabato. Non riesco, purtroppo, a coincidere gli impegni con la scrittura. Spero vi piaccia, fatemi sapere con un commento o una stellina.
Un bacio, Fatima.🌻

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora