Damen
«Tu sei Damen, figlio di Andrew Anderson. Capito? Trascura tutto ciò che è avvenuto prima di esso. Quando la morte verrà ad impugnare la mia anima, non autorizzare nessuno a chiamarti in questo modo. Nessuno Damen, neanche Dominic può farlo» disse, annuii con riluttanza. Trascorsi molti giorni in silenzio, Gerard aveva parlato ed io non potevo mancare di rispetto all'uomo che mi aveva educato. Dopo la sua morte, Dominic ha cominciato a rivolgersi a me usufruendo dell'appellativo. Mio padre finge di non percepire l'istigazione, il ghigno è inciso costantemente sull'orlo delle labbra. Sottolinea il valore del vero, precisa ciò che sono stato in precedenza. Ho assistito all'infelicità, pregato il Divino per essere soccorso. Scappavo dalla miseria, coabitavo con il tormento di non essere curato. Ricordo l'acqua scura fuoriuscire dal serbatoio, l'arredamento sudicio e la moquette coperta di rifiuti. La prima volta che vidi Andrew pensai: ''Grazie Signore, da oggi posso essere un bimbo apprezzato'' Avevo quattro anni, solo quattro anni. Esamino il biglietto della lotteria, vigilo sul campo erboso. Tempest è rapido, trotta prontamente contro il resto dei partecipanti. Ficco la nuca nel cappotto, sistemo la sciarpa intorno al collo. Solletica il naso per quanto stretta, starnutisco più volte e richiamo l'attenzione di molti uomini.
«Ecciù! Ecciù!» strofino il naso rosso, i brividi ricoprono la pelle quando una folata investe il percorso.
«Ti avevo detto di essere prudente, perché sei così testardo?» ansima Maddy al mio fianco. Sorveglio il Mustang, Jay aumenta la stretta sulle redini. Tira le cuoia, incoraggia il puledro a continuare. Il pubblico pullula, grida e freme. Non temo sconfitta, non oggi. Ho elaborato schemi e piani, organizzato riunioni con il team e messo a punto le migliori tecniche. Stamani ci siamo esercitati, il terreno era erboso. Una meraviglia, lo spettacolo è stato splendido. Il sole è sorto sul vecchio fienile. Le travi sono apparse d'oro, il gallo ha chiocciato e noi eravamo svegli da un pezzo. Io e Tempest, due idealisti alla ricerca delle favole smarrite dai bambini. L'aria fredda puntellava gli avambracci come aghi ghiacciati, si conficcavano nella carne nuda e sollecitavano a restare. Naturalmente, il raffreddore non ha esitato a palesarsi.
«Vai Tempest! Fai vedere a tutti chi sei!» sbraita, incrocia le falangi e bacia il dorso. Supplica la vittoria, preme le palpebre e bisbiglia sottovoce. Ghigno, agito in segno di negazione. Non deve convocarlo in contesti irrilevanti, qui non c'è bisogno di Dio. Compio qualche passo in avanti, catturo le spalle piccole e stampo un bacio fra i capelli scuri. So bene che non le piace giungere in posti come questo, Madelyn è innocente e gli uomini apprezzano le donne con queste caratteristiche. Un'eterna Wendy, ansiosa e giocosa. Trascuro l'istante in cui vorrà fidanzarsi, metterà a repentaglio la mia sanità mentale e non solo, Jeremy subirà un doloroso colpo basso. Il puledro raggiunge la staffetta colorata, lo speaker comunica le ultime volontà.
«Inizia a velocizzarsi il leader, oggi ci sono 500.000 mila dollari in palio per la lotteria. È in vantaggio, Tempest Can è in vantaggio, pronto all'attacco...andiamo! Andiamo!» sghignazzo per l'enfasi nella voce. Visualizzo il tempo sul grafico, ottimale e incredibile.
Oltrepassa la linea guida e...
«Tempest Can vince la lotteria!» gioisce l'uomo al microfono. Il nome è un inno, ululano e esultano. Gli spalti grigi sono zeppi di uomini, donne e bambini. Il Luna-Park sulla sinistra ha smesso di operare già da alcuni minuti, le luci sono spente e non c'è più nessuno a sorvegliarle. Nel mentre impugno strette ferree, congratulazioni ed elogi per la preparazione del Mustang, Jeremy frena l'ascesa e raggiungo la scuderia interna con falcate veloci. Controllo Maddy al mio fianco, sospiro nel momento in cui noto che è giunta dritta ai campioni, si scaglia d'impeto contro l'addome del moro e abbranca la divisa in un pugno. Abbasso lo sguardo sul fieno, scalcio qualche filo dorato. Afferro la briglia e incontro il corpo vitreo, erompo nell'iride scura. Riflesso nei suoi occhi: ci sono io. Così piccolo al cospetto di questo animale, così fragile alla vista dei ragazzini. Sorrido malinconico, avrei voluto essere meno sbadato e più coerente in molti aspetti della vita. Avrei proseguito la scuola, se non patissi l'oppressione del potere. Avrei voluto scrivere poesie, divenire il più grande dei poeti, invece, sono solo un ragazzino di ventiquattro anni. Sogni e speranze accantonati in un angolo, soldi e carte nelle tasche. Povero d'amore e ricco in ambito finanziario. Formulo: c'è tutto dove c'è poco. Al di fuori del quartiere in cui viviamo ci sono concretezze effettive. Uomini che tentano di trovare ricchezza nelle piccole periferie, miserabili e squattrinate, paghe per la propria famiglia e pietanze per i loro bambini. La disperazione di non patire abbastanza, rendersi conto di essere poco. Forse, il minimo. Noi siamo solo il capro espiratorio: un revolver per rapinare, una barca per la navigazione, la responsabilità di un evento negativo. Non invochiamo, sono loro a reclamare il nostro ausilio. Non legalizzo ciò che la dinastia compie, ma riconosco ciò che hanno fatto per me. Restituirò qualsiasi cosa ci sia da rendere, ogni cosa.
«Abbracciami dai! Ci sono 500 mila dollari in più sul nostro conto!» confronta il torace al mio, calca la parola con tanto di risatina canzonatoria. Premo le braccia lungo i fianchi, escludo di circondare il corpo robusto. Accolgo varie pacche, emana calore e serenità. Non avrei potuto prediligere cosa migliore, la somma per il futuro. Nel momento in cui ho compreso di voler evadere, ho stabilito che i raccolti delle vincite verranno dimezzati per due: me e mio fratello. L'egoismo non è nelle mie qualità e il sogno è vasto: Studio legale Anderson. Sogghigno ancora per quanto sia inadatto al contesto. Non potrebbero comprendere, mio padre ripudierebbe Jeremy. Mi accuserebbe di aver soggiogato anche lui con la stupida teoria dell'essere dissimile. Mi sono distinto per ciò che sono, non essere e apparire. Ho padroneggiato la miseria, mi hanno reclamato come un pezzente. Bazzicavo con i vestiti luridi, le dita sporche di fango e i capelli lerci.
«Si chiama Rupofobia, la paura dello sporco. È una patologia forte e incontrollata, non devi sentirti in imbarazzo Damen. Pian piano avrai l'accortezza di evitare tanti rituali» disse la docente. Mai avrei pensato, che incontrare Tempest, potesse essere l'inizio della scongiura. Essere al centro del ranch elude i pensieri negativi, i tormenti e i cimeli. Tossisco, poggio il pugno contro le labbra. Distendo la funicella e passeggio lungo i posteggi, il legno scuro predilige sulle mura e il fieno fuoriesce da ogni box. Fili d'argento sulle piastrelle scure e il verde bottiglia sulle inferriate, visibilmente, dipinte da poco. Carezzo il muso dell'animale e scosto il ciuffo dalle orbite scure, sembra leggere nell'anima e assorbire le incertezze. Non ho grattacapi riguardo il suo dominio, lui è mio e di nessun altro. L'aria gelida investe il viso e le labbra strinano, lambisco con la lingua i contorni. Indubbiamente, sono arrossate e irritate, così come le gote. Sbuffo spazientito, striglio il manto nero con premura. Vorrei rincasare con uno schiocco di falangi, infilare qualcosa di caldo e dormire fino a risorgere.
«Sei stato eccezionale, ti ripagherò con un carico di mele rosse» suggerisco, nitrisce in risposta. Dispongo la trapunta e sporgo il capo oltre le barre per vigilare i due, sono immobili all'ingresso delle stalle. Jay rifiuta con un cenno e Maddy sporge l'orlo per persuaderlo. Scuoto le spalle, non tollero le sue voglie improvvise.
«Le palline non sono per i bambini! Puoi temporaneamente offrirmi qualche monetina? Dai, Jay!» pesta il pavimento con la gamba sinistra e incrocia le braccia al petto. Tempest adopera la coda come una frusta, fustiga l'aria. I basamenti scalpitano, prima il cemento e poi l'erba. È elegante, robusto e selvaggio. Procede a passo d'uomo e stabile di fronte alla vista degli altri concorrenti, offro il metallo a mia sorella e un sorriso di scuse al mio migliore amico. Procede a qualche metro da noi e, impaziente, china la schiena sul distributore plastificato. Rigira i pollici, barcolla per la spensieratezza immotivata.
«Devi smetterla Dam, davvero. Non è così che freni queste pazzie, sai che tua madre crede che sia io a soddisfarla? Ha vent'anni, non è più una nanerottola» riduce la distanza, rimuove il copricapo di metallo e la salopette da fantino.
«Per me lo è, lo sarà sempre» allaccio la cinghia intorno al polso sinistro.
«Come va con Raisa? Il piano sta procedendo nella giusta direzione?» chiede, intoppa nella figura snella e non si lascia sfuggire nessun dettaglio. Isso il mento e sottraggo una sigaretta dalla confezione, sovrappongo il filtro fra i margini e aspiro piano la nicotina. Nella giusta rotta è un eufemismo bello e buono, Raisa è un'impresa ardua poiché tende ad orientare tutto a suo gradimento. È imprevedibile, ogni gesto è suggerito dall'istinto e ogni parola decretata senza considerare chi ha davanti. È furba e scaltra come una volpe, riconosco di non aver mai intaccato in un personaggio così criptico.
«Lei è...» tento di proferire.
«Guarda Dam, che carino questo giocattolo!» la voce stridula di Maddy interferisce nella conversazione, inserisce l'involucro in tasca e mostra fiera il mostriciattolo colorato.
«Potresti regalarlo a qualche bambino, tua madre rimprovererebbe me se lo trovasse nella tua camera» soffoco un profondo risolino, smania con il cellulare e mostra un immagine: lui sospeso su un carro trainato da un bue. Mia sorella non è affatto colpita, tira fuori la lingua e strizza le palpebre. Tre matti, me compreso. Getto il filtro sul cemento nel momento in cui il cellulare vibra nella tasca posteriore dei jeans.Da: Numero Sconosciuto
Scommettiamo di nuovo? 🍀Sollevo gli angoli della bocca, incosciente.
«Hai scrollato qualche meme divertente?» Jay sporge la nuca verso lo schermo, sollevo l'indice e premo sulla fronte olivastra.
«Non stavo sorridendo» mordo la lingua e non accenno nessuna espressione, m'impongo la solita maschera d'indifferenza. La stessa di sempre, presso la mascella in una linea dura e tesa. Non posso mostrarmi debole, non posso rivelare emozioni se non c'è nessuna motivazione valida. Non dimenticherò la notte in cui compresi di essere innamorato di Pearl. Ero solo, steso sul materasso, osservavo il soffitto in silenzio e percepivo l'addome come un macigno. Non credevo fosse possibile, non avevo mai amato e mai analizzato un sentimento così grande.
Era la donna più bella che avessi mai visto, eppure adesso, non ne sono convinto.#spazioautrice
Ebbene sì, finalmente ho aggiornato!
È stata una settimana durissima, mi sono accorta di non saper gestire il tempo e gli impegni.🥹
Intanto abbiamo scoperto di più sul nostro Damen e lo so, lo so. Vi sto mandando il cervello in pappa, ma non vi preoccupate! È TUTTO (A)NORMALE!
Ps: Raggio di Sole non ha bisogno di essere corteggiata, fa tutto da sè!
Vi aspetto su Ig per edit e reels: _fatimaonwattpad_
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One Kiss.🐞
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𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.
Random🔞 Questa storia contiene: violenza, linguaggio scurrile, scene che possono urtare la vostra sensibilità e uso di stupefacenti. E se ci fossero due sentieri da esplorare? Tu, quale sorte tenteresti? Raisa è una ragazza di diciannove anni, uno spic...