Capitolo 19

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Raisa

Si può essere padroni di ciò che si fa,
ma mai di ciò che si prova.

«Per favore, potresti ricordare al mio cervello perché David Taylor è qui con noi?» bisbiglio a due centimetri della mia migliore amica. Flette sulle ginocchia e finge di voltarsi in direzione di alcuni ragazzi.
«Dovresti chiederlo alla neo-mamma» puntualizza, copre le labbra con il palmo e continua, «Non tollero la sua presenza, trovo sia un fanfarone e un personaggio di poco conto. Brianna insiste nel volere essere sua amica, io credo sia disgustoso».
Acconsento con un cenno, sono d'accordo. Osservo le persone con disattenzione, mi accorgo dell'espressione maliziosa sul viso del moro. Schiocca una serie di baci ideati per inquietare la serata. Sollevo le orbite al cielo, seccata e inibita dall'atteggiamento confidenziale. La pedana su cui siamo posizionati è ristretta, un passo e potrei ruzzolare sulla calca. Lambisco i pantaloni di Lillian in una stretta, non ho dimestichezza in questa zona. Ignoravo l'esistenza di un locale come questo, luogo in cui non tutti possono addentrarsi. Non sono presenti ragazzi in tuta, ma bensì, uomini d'affari con completi sartoriali, auto potenti e orologi costosi. Sono banditi quelli che alloggiano nei quartieri malfamati o che subentrano solo per rubare soldi dai guardaroba. Individui con grandi potenziali e gruppi di atleti, musicisti e imprenditori. L'élite di South e infine noi, che non frequentiamo nessuno eccetto Dave, figlio di un dirigente aziendale. Le hit spagnole in voga riecheggiano nei timpani dei presenti, ancheggio e serro l'appiglio sul manicotto in ferro.
«Se vuoi puoi danzare sul mio pacco piccola!» mi aggiro spaesata dall'interrogativo, imbatto in un corpo statuario e asciutto, incombe e sono costretta a retrocedere con riluttanza. I capelli sono spettinati, le mani reggono un bicchiere di Whisky già utilizzato e sorride, un sorriso arrogante. L'amico erompe in un riso d'incoraggiamento e un pugnetto sull'avambraccio. Non ghigna Damen e mi ritrovo, inesorabilmente, a ponderare sulla mancata presenza. Percepisco un forte disagio, Lily allunga la spanna sinistra sulle clavicole e lo intimidisce con una serie di frasi poco colorite. Giunge in mio soccorso come una semidea, una valorosa guerriera pronta a salvaguardare ciò che le appartiene. E, infondo, sono anche un po' sua.
«Tornatene da dove sei arrivato...buzzurro, maleducato che non sei altro! Mi senti? Va al Diavolo!» non è la prima volta che ha stroncato una corte, i cascamorti non le piacciono e gli scortesi li detesta. Motivo in più per disprezzare Taylor, nonostante abbia accantonato la pressione avvenuta poche settimane fa. Sono sicura che la mora modificherebbe l'amicizia con quest'ultimo che continua, imperterrito, a manifestare la sua insolenza nei miei riguardi.
«Un solo cenno di dissenso e ce ne andiamo» confessa Lillian, «Sollevo Brianna per le chiappe e usciamo da questo posto. Compreso?» picchia la fronte contro la tempia, l'ha compiuto più di una volta e non ho mai protestato per l'irruenza, il temperamento è immutabile. Rimuovo le falangi dalla grata e siedo accanto ad uno degli amici di Taylor. Collaudo di essere realizzata di carne, ho una mancata volontà di essere accerchiata da altri. Vorrei rientrare, sfilare le scarpe e indossare il pigiama più caldo che posseggo. Accavallo le cosce e, istintivamente, interferisce lo spazio del mio vicino. È taciturno, insinuo che abbia un cervello funzionante data la scarsa comunicazione con gli altri del gregge. Sorseggia con disinteresse, schiocca occhiate lancinanti alle ragazze sul podio e noto un particolare interesse nei confronti della rossa al centro, lei lo ignora e non tiene conto delle iridi scure conficcate sul sedere. Le ha percepite, sono fiduciosa. Potrei condurre un programma televisivo tipo: ''All You Need is Love'', nonna Irene continua a chiamarlo: ''Stranamore'', e per qualche strana ragione, in Italia, raggirano ogni affare pur di racimolare denaro. Lì è magnifico, rammento il mare cristallino, la sabbia dorata e cocente d'Agosto. Nulla in comune con Southdell e i suoi pregiudizi limitanti. Ordino un Daiquiri con poco ghiaccio per snodare i muscoli tesi e il sistema nervoso sull'orlo di un corto circuito. M'impiccio e dispongo il discorso contenuto in gola.
«Ti consiglio di parlare con lei. Non restare immobile su questo divanetto, non quando potresti recarti lì e baciarla!» cerco di non incappare nella sua direzione. L'imbarazzo è incontrollato, sono sicura di essere avvampata come una bambinetta.
«Tu pensi che mi piaccia?» dice. Gli sono grata, non riuscirei ad essere così sfrontata se dovessi subentrare nel mirino. È di profilo, le luci soffuse aiutano entrambi a restare privi di filtri, due sconosciuti e nient'altro.
«The eyes chico, they never lie» cito Tony Montana in Scarface, uno dei film preferiti di Zio Tony. Gli occhi cicho, loro non mentono mai. Dovrei considerarlo un classico, un cliché insormontabile. Soggettivamente, per me, è realtà. Molti confermano che sono lo specchio dell'anima, ammetto con riluttanza che, senza, ci limitiamo a restare privi di emozioni istantanee. Mai sentito parlare di differenza fra guardare e osservare? La prima è superficiale, meccanica, senza considerazioni a riguardo, sfuggente e poco permissiva. La seconda è arte pura, dedicare il proprio tempo col solo fine di fare del bene a se stessi. È custodire. Considerare dettagli impercettibili. La famiglia è l'attimo di cui non vorrei perdermi un solo istante, una foto permanente incisa sul cuore e sull'epidermide. Degusto il drink con urgenza, un bisogno fisico da colmare. L'uomo non replica, colpito profondamente dalle mie parole. Volgo in basso lo sguardo terminato il dialogo, Brianna piroetta a sfavore del pancino prorompente, David tenta di afferrarle i fianchi e di baciare la gota ossuta. Il buonsenso non alberga in lei questa sera, i seguaci del moro riproducono i versi di un neonato e sghignazzano come iene ammaestrate. Scatto in piedi pronta a pestare il diretto interessato, lo sconosciuto fa lo stesso come se volesse proteggerli dall'ira funesta che possiedo. Vorrei riferire di allontanarsi e di darsi alla fuga, ma qualcosa sopraggiunge inanzi con furore. Non qualcosa, ma chi. Un cavaliere dall'armatura di cristallo.
«Ti avevo detto di rispettare il patto, adesso pareggiamo i conti!» il moro dalla pelle diafana diventa un tutt'uno con la camicia indossata per l'occasione, viene issato come un pidocchio, in opposizione, al muro di cinta. I muscoli delle braccia dell'attaccante guizzano dal giubbotto imbacuccato, i pugni serrati e la mascella contratta. Miro agli innumerevoli tatuaggi mai scorti, un lampo colorato squarcia la scritta sulle nocche. La venatura su collo preme come se stesse per essere strangolato dalla sentita stizza, vocifera a due centimetri dalle labbra dell'interlocutore, non gli importa di essere spiato o origliato da altri. Anzi, ghigna. Non uno di quelli destinati alla sottoscritta, bensì uno colmo di sdegno e furia.
«In questo preciso instante anche il tuo non mente...» bisbiglia l'estraneo, solleva il vetro per commemorare la strana conversazione e lascia vuoto il margine accanto a me. È così evidente? Manifesto il desiderio di scorgere crepuscoli scorti da lontano, sfumature inesplorate.
«Voglio i miei cazzo di soldi!» abbaia e comprime la sagoma. Una morsa letale, una serpe pronta a bloccare il respiro della vittima. Jeremy è al suo fianco, palmi conficcati nelle tasche anteriori dei jeans e occhiali da sole sul naso, fischietta come se fosse irrilevante ciò che si sta verificando a due passi da lui. Dave predilige il silenzio, Brianna tenta di frenare l'ascesa in tutti i modi possibili. S'insinua fra i varchi di braccia tese, striscia al centro con il volto arrossato e le orbite fisse sul bestione. Damen allenta l'appiglio e rispetta lo spazio creatosi.
«Togliti di mezzo!» la scaccia specificando un luogo remoto del locale.
«Lascialo andare» e cavolo! Vorrei fare a botte con dei pugili, piuttosto che perforare questo maledetto dramma, ma ho il dovere di tutelare lei e nessun altro. Le ho promesso fiducia e onestà, sempre. Progredisco nel subentrare di spalle, siamo una catena umana: Brianna davanti al malcapitato, io accanto a lei. Jeremy annaspa colto di sorpresa dalla mia apparizione, Damen resta impietrito. Per un secondo, un bagliore di lucidità valica fra noi. Finalmente le carte sono state scovate, attendo la mossa che decreterà il vincitore. Nessuna scommessa, nessuna ricompensa, solo l'amaro della realtà. Osservo ciò che cela nel profondo della gabbia toracica, fondo la spanna sul punto in cui l'organo vitale è presente. Rintocca come un orologio, secondi e minuti trascendono in ore, pochi attimi e abbondanti palpiti.
«Damen, cosa ci fai qui?» il tono suona disperato, carezzo la carne nuda per indebolire le difese. Molla con irruenza la stretta su David e non mi sono accorta di aver frenato la respirazione, non prima di questo lasso di tempo.
«Vattene Raisa, qui ho un affare da terminare!» nessun raggio di sole, dritti al punto di partenza.
«Damen, ti prego» supplico.
«Guardami e esamina!» insisto.
«Possiamo trattare, Taylor restituirà ciò che ti appartiene!» formulo. Azzanno la lingua, sto davvero scagionando questo codardo? Ha intrufolato le dita laddove non necessitavo alcun tocco. Prenderlo a pugni placherebbe la tensione senza riflettere, ma Brì e Lily sono con me e devo evitare che si feriscano. Esercito una forte pressione, Damen china il busto inaspettatamente. L'aroma speziato invade le narici, sovrasta la puzza di Marijuana e il tanfo prodotto dalla sudorazione eccessiva. Prevale sulla figura minuta e opprime l'ambiente. Ho bisogno di inalare aria a sufficienza affinché l'ansia non accresca, la Terra assiste alla colluttazione con il Mare, siamo occhi negli occhi. Interpreta le gesta e contempla che non sono spaventata da questa versione di lui. È governato dall'istinto, proprio come me. Brama ciò che è suo e nient'altro, eppure una parte di me tenta di stoccare il conflitto sul nascere. Non per salvaguardare David, puntualizzo.
«Per favore, recupera le tue cose, le tue amiche e va fuori di qui prima che si scateni l'Inferno» mormora e il fiato mozzato è la prova che non gli sono indifferente.
«No! Non c'è bisogno di tutta questa violenza!» ma non ascolta, puntella Dave con uno strattone. Non si ferma, non lo farà. Catturo un lembo del vestito della mora e nego freneticamente, blocco il tentativo di troncare uno dei due. Lillian recepisce il messaggio e spinge le persone per fare spazio, sfrego contro torsi nudi e patte di pantaloni. Siamo parecchio distanti dall'impalcatura, scorgo la nuca sanguinante del moro sulla griglia e la fisionomia del carnefice sopperita da un fazzoletto di stoffa rosso per camuffare la vera identità. Jeremy assalta uno dei seguaci e accade ciò che suo cugino ha pronosticato. Il Dj cessa la melodia, il terrore colma l'intero abitacolo. Grida di spavento, la massa pressa gli uni sugli altri e per un secondo formulo l'idea che moriremo asfissiate dalla calca.
«Da questa parte, non mollate l'appiglio per nessuna ragione!» indico l'uscita e d'impulso premo con forza sul pomello, la strada è deserta, il vicolo ristretto, il manto di stelle nel firmamento placa l'animo irrequieto. Siamo fuori, siamo al sicuro. Al seguito, numerosi ragazzi fuoriescono dal varco scovato, curvo il busto e cedo contro la parete esterna.
«Stai bene?» è Lillian a chiederlo alla neo-mamma, acconsente e resta davanti a me con la bocca semi-chiusa. Lillian inala a pieni polmoni, la imito per arrestare la fuoriuscita di goccioline salate dai condotti. Avvolgo le ginocchia della mora con le braccia esili, il pancione precipita all'altezza della testa. Ho messo a repentaglio la loro vita per sorvegliare un uomo, individuo che, in questo momento, starà pestando a sangue il nostro accompagnatore.
«Lo ammazzerà ne sono sicura, Damen Anderson è un assassino. Ho sentito dire che ha ucciso Simon Dowell con un solo colpo dritto al cuore, proprio come un vero serial killer e non mi sorprende che...» singhiozzo, uno squasso lacera le fondamenta e sono obbligata a forzare la guancia sull'epidermide, «Non mi sorprende il suo atteggiamento. È un mostro, un essere spregevole. La sua famiglia aleggia nel mistero, sei a conoscenza della morte di Tourus?» la ragazza a pochi centimetri da noi continua a dare spettacolo e a spettegolare. Vorrei replicare a tono e riferire che non è come lo descrivono in città, lo risparmierà perché Anderson evita ciò che non beneficia. Vacillo al tono duro di Brì, nessuna clemenza da parte sua e non confido nel riceverla. È tremendamente seria, per la prima volta, nessuna luce puntella in lei.
«È suo quel giubbotto che indossavi la scorsa notte?» asciugo le goccioline continue e necessito la nicotina in circolo per l'organismo. Il soffocamento da fumo è il male minore, afferro le Marlboro dalla borsa e isso in piedi. Non voglio incrociare l'alone irritato, i suoi occhi sono simili a quelli della madre. Sprofondano nel fulcro e riemergono solo quando hanno scovato la profondità. È delusa e ne sono cosciente.
«È Damen Anderson il ragazzo con cui hai avuto un appuntamento?» il silenzio è una replica, una condanna per aver accettato i doni ricevuti.
«Cazzo Raisa!» la bionda scarica un pugno sulla grata che delimita la strada dal vicolo, soffre per la confessione ripetuta e piagnucolo, come se fosse l'unica azione da compiere. Dialogare con una delle due avrebbe reso meno grave la situazione, Lillian ha tenuto fede alle promesse e ha perseverato nell'insabbiare segreti scorretti. Brianna ha sostenuto i miei pareri e accettato i contrastanti, spronato nel portare avanti schemi impegnativi. Allora, per quale assurdo motivo ho detto una balla?
Sono stata egoista. Ma per una volta, una cazzo di volta volevo escluderle e ignorare i sensi di colpa. Rimarco il rapporto con Clay, ricordo quanto è risultato difficile sorvolare le loro menzioni riguardo il dolore inflitto. La pietà è l'unico sentimento che ho sempre scacciato, non voglio la compassione. Desideravo che la ''questione'' Damen fosse solo mia, come quando ottenevo una bambola il giorno di Natale e la ficcavo sotto il letto per salvarla dalle grinfie di Nevaeh. Ha ignorato per molto tempo l'esistenza di un cumulo di plastica al di sotto del materasso e speravo con tutta me stessa che con Anderson fosse lo stesso, ma non è stato così. Non volevo interferire nei loro percorsi, col fine di farle tacere riguardo le mie scelte. Decifro il loro comportamento e so cosa stanno considerando; presumono che io sia stupida, una tonta assurda. Forse, un'ingenua. E lo sono stata, in passato. Ma con Damen è differente, una variazione e nient'altro. Lui regge me perché sono la chiave di un omicidio, io sostengo lui perché...perché...perché aspiro a rivelare il vero.
«Quante volte vi siete incontrati? E ti prego Raisa, sii chiara e non sbatterci fuori» aggiunge Brianna, il vestito svolazza e nascondo il collo fra le clavicole, il gelo puntella come una serie di chiodi su un pezzo di legno.
Aspiro e tengo stretto il filtro tra l'indice e il medio, il vento è più forte e divora il tabacco con una folata. Ripulisco le gote con il polso e divulgo smaniosa.
«È cominciata la notte dell'omicidio di Dowell...» sussurro per non attirare sguardi indesiderati, «Poi è comparso in pizzeria, alla festa in maschera...» deglutisco il groppo, solo gli schiamazzi a colmare il silenzio.
«Quella sera ha elemosinato un'uscita e non mi ha molestata se è questo che pensate, abbiamo semplicemente conversato come due ragazzini. Nessuna allusione, nessuna scocciatura e soprattutto nessun mistero da serial killer. Ha delle passioni, dei sogni e ambizioni future...» scuoto i capelli all'indietro e percuoto il corpo.
«Ma è un Anderson!» strilla in un bisbiglio la mora, si avvicina e poggia i palmi sulla scritta che caratterizza il mio collo.
«Sono immorali e uccidono chiunque Raisa» trascura la replica.
«Non mi ha sfiorata senza il mio consenso» conferisco. Sto per vuotare il sacco, la bomba sta per essere distruggere ogni pensiero positivo su Taylor.
«David l'ha fatto, mi ha toccata e coinvolta con forza» e di nuovo.

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora