Damen
Famiglia è un complesso di persone di una stessa discendenza, legate dal vincolo del sangue e della tradizione.
Non ho mai desiderato nulla al di fuori di essa, ambito e agonizzato sempre al formato ''impeccabile'' ma con il tempo ho compreso che non esiste, deve essere unita nel momento del bisogno e amata al di fuori di ogni aspetto piacevole e malvagio. Gli Anderson sono noti per tante cose: traffico di droga, criminalità organizzata, estorsione e omicidi preterintenzionali. Siamo una dinastia potente e legata da un solo movente: il denaro. Altrove potrebbero categorizzarci come criminali, malviventi, spietati carnefici. Una ricchezza inestimabile è stata garantita da Gerard molti anni prima, mio padre ha forgiato il resto a sua immagine e somiglianza. L'unico erede è un eterno sognatore, intenzionato a un'esistenza indipendente. Le responsabilità aggravano la mia posizione, forzato a prender parte ad inutili riunioni familiari. Io, sono io.
«Non vedo come possa esserci d'aiuto» puntualizza Joe, penzola sulla sedia come un bambino. Quest'ultimo aggrotta le sopracciglia e ghigna inviperito. Nessuna uguaglianza fra i quattro, nessun elemento che possa identificarli come confratelli. L'unico uniforme sono io, la replica analoga di Dominic. Stessi lineamenti marcati, stessa postura rigida, perfino le stesse iridi scure. Potrebbe essere confuso per mio padre, se non fosse, per l'indole introversa di entrambi. Questo è uno dei pochi punti che abbiamo in comune. Non regalo sorrisi a chiunque, tanto meno saluti e piaceri. Sollevo il capo è osservo il cielo scuro, il manto azzurro è svanito. Dato precedenza alla luna, delimitata da infiniti punti luccicanti. Il giardino è desolato, ci siamo solo noi. Il vento colpisce il petto nudo che fuoriesce dalla t-shirt bianca, Jeremy, seduto alla mia destra, persiste nello sbadigliare.
«George non ha fatto il suo nome perché sa benissimo che dietro ci siamo noi, ha paura di quello che potremmo scaturire, ed è giusto così!» enfatizza l'ultimo dei consanguinei.«O forse perché abbiamo ucciso un'innocente e non siamo ancora arrivati alla verità?» chiede Andrew. Scosta i capelli con un gesto plateale e allunga il sigaro nella mia direzione, l'afferro all'istante. Non è la solita Marlboro, ma non mi lamento. Poteva andare peggio, data la puzza di Marijuana che impregna i vestiti di Jeremy. Lui è collocato fra i due minori, dove avrebbe dovuto risiedere Tourus, suo padre. Era un uomo cordiale, estremamente generoso. L'unico dei cinque che si sarebbe preso una pallottola per l'intera stirpe, Gerard lo venerava ed è stato questo ad addolorarlo gravemente.
«E dovresti essere tu quello intelligente? Cazzo Drew, non è ovvio? L'avranno pestato a morte per fargli spifferare l'assassino di quel cazzone di Dowell. Avrebbe dovuto? Cazzo, certo che si. Perché difendere il culetto nero di un miliardario? Il potere amico, quello fa paura» sbraita Joe, sorseggia della birra direttamente dalla bottiglietta e sbuffa. Emetto un verso di rimprovero, odio questo atteggiamento. Deve smetterla di farneticare troppo, non dovrebbe avere la facoltà di parlare.
«Chi ha ucciso Tourus non è molto lontano da noi» sentenzia Arnold.
«Dobbiamo restare vigili, nonostante l'omissione all'interrogatorio. Hendrik, tu che ne pensi?» domanda Zio Dom. Non replico, distratto dal continuo ronzio dei grilli nelle siepi. Non reagisco probabilmente perché questo non è il mio nome. O meglio, lo è. Il 20 novembre 1998 al Southdell Hospital nacque Hendrik, morì all'età di quattro anni per una serie di vicende intolleranti. Indubbiamente ci furono un mucchio di quesiti a riguardo, ma Damen divenne da subito il nome perfetto. Docile e mansueto, gli aggettivi adatti per un ragazzino fragile. Mio nonno deliberò il tutto come una ''questione paternale'' tuttavia, lei coerentemente a se stessa, non confessò. Per tutti, tranne che per Dominic, sono Damen. Solamente Damen, il bambino frutto di una passione viscerale, una promessa preservata negli anni. Tutto ciò che Hendrick non poteva avere, Damen ha ricevuto. Jay puntella il gomito nello sterno, richiama l'attenzione. Scosto lo sguardo, miro alle iridi chiare di Andrew.
«George è stato uno degli uomini più fedeli che abbiamo avuto» dico.
«Noi non attacchiamo, mai. Non l'ho ucciso, non ho pressato quel cazzo di grilletto. Non abbiamo visto nulla, ma so di non aver estratto io la pistola dai pantaloni!» elevo il tono, serro la mascella e socchiudo le palpebre. L'organo vitale pulsa violentamene, prometto di non precipitare nella mia stessa recita. Cerco il muso duro del moro, implora con lo sguardo di chiudere il becco. Potrei ammettere l'innocenza, ma in mezzo ai rovi del busto so bene di non esserlo. Il volto sofferente della moglie riemerge tutte le notti, le lacrime solcano il volto smussato e le grida sono raccapriccianti. La carne è rivestita di puntini, la pelle d'oca occulta come un secondo strato. Scatto in allerta, me ne sto in piedi. Ho bisogno d'aria, non posso essere vulnerabile. Mi hanno istruito male sin da ragazzino. I sentimenti appartengono ai deboli, non riesco a non provare nulla. L'empatia è il mio unico pregio.
«Devo andare via, non posso restare...» strozzo l'ultima lettera, scuoto smanioso le spalle. Joe non conversa più, Arnold fuma incurante di quello che sta per accadere, mio padre rimuove la giacca, ma io non oso guardare lui. So quanta fiducia ripone in me, so quant'è orgoglioso di quello che svolgo. Il ranch è tutta la sua vita e l'ha affidato a me, solo a me. Dominic non è sposato, non ha figli e non vuole averne. È troppo preso dagli affari per badare a qualcun altro che non sia se stesso. Però lo vedo, vedo il modo in cui osserva. È riflesso, mi rappresenta nel futuro: spaventato dall'amore. Appartenente alle anime sole, incapace di fidarsi di altri. Non si lascia andare. È impenetrabile.
«Il prossimo appuntamento è lunedì, sii puntuale» informa. Acconsento con un cenno del capo, calcio un sassolino con il piede e rientro in casa. Jeremy non procede, e gliene sono grato. Non voglio essere seguito, odio la compassione. Il profumo di pollo arrosto invade le narici, attraverso il salotto per giungere in cucina. La donna agita la mano sudicia d'olio, afferra la tela per eliminare i residui. Siedo sulla seggiola, osservo ogni gesto con attenzione. La prima volta che ho conosciuto Milly non ero favorevole ad avere una sconosciuta in casa, ma in questo momento rievoco la sua presenza più di chiunque altro. È saggia, sapiente. Non rilascia ossigeno alla bocca per il gusto di farlo. I capelli biondi sono raccolti in una coda bassa, le iridi ghiacciate sono un tuffo nell'Oceano Pacifico, ha la pelle diafana e le labbra secche per le basse temperature.
«Cos'è successo? Hai litigato, di nuovo, con tuo padre?» non scosta lo sguardo dalla pagnotta, coglie il mal umore dal portamento contrariato e dal continuo intrecciare gli accessori in metallo. L'unica cattiva abitudine è giocare con le dita, consuetudine trasmessa dal nonno. Non importa quanto io sia turbato, la frustrazione si sposterà proprio in quel punto.
«Credo che Zio Dominic sia intenzionato a reclamare le chiavi del fienile dopo quello che ho fatto. O meglio, che non ho fatto» considero l'idea, si stringe la gola al solo pensiero. Dove vagherò quando sentirò la necessità di allontanarmi? Nessun luogo sarà mai il posto perfetto. Il tono vibra, non sono più gelido. Tempest non sarà rimosso da lì, in tal caso non potrò contemplarlo per molto come accade adesso. Non sarà più un mio possedimento, niente andrà nel verso giusto. Tendo un ricciolo sulla fronte e batto il palmo sul marmo freddo. Non proferisce alcuna parola, a volte non bisogna esprimersi per completare una conversazione. Una fetta di crostata al pistacchio slitta su un pezzo di carta assorbente, niente posate d'argento e calici di cristallo. Solo io e Milly, un bambino troppo cresciuto e una domestica dal cuore di pasta frolla. Ingurgito il dolce come se valesse la pena di essere chiuso in una torre d'avorio. Gemo al sapore sulla punta della lingua, le papille gustative ne richiedono ancora e non sono in grado di evitarlo. L'abitacolo è invaso dal silenzio, non è angosciante. Stampo un sorrisino compiaciuto, mentre chino il cranio sulla pietanza prelibata. Lei sa cosa fare in questi momenti, adoro la pallina verde tenera. Tutto ciò che può essere elaborato con tale frutto, deve essere mio. Se sono costretto a cedere, preferisco farlo con un muffin al pistacchio appena sfornato. Rilasso i muscoli delle braccia, cesso di torturare ogni singola parte di me. Non ne vale la pena, l'incarico principale è fare ciò per cui struggo tanto. Assorto, non avverto il contatto diretto con Madelyn. Sbaciucchia la guancia e procede velocemente a ridosso del bancone, affino il cipiglio.
«Bleah!» esclamo inorridito, ripulisco la parte contagiata. Non è ostile, anzi non le importa il modo di agire. È divertita dal continuo scambio di occhiate conniventi con la cuoca.
«Cosa fai? Ho interrotto qualcosa?» il tono confidenziale fa ruotare la cornea, schiocca sul palato e colloca il pugno a sorreggere il mento. I capelli scuri sono uniti sul lato destro, le pupille scure non mollano la presa sui miei. Stessa cicatrice sul labbro superiore, lo stesso inchiostro ha perforato la pelle. Sulla clavicola destra svetta il nome del sottoscritto, sul polso la lettera del primo nome. Ci sono, sono su di lei e nessuno è in grado di rimuovermi.
«Non vedi? Sto mangiando» replico con arroganza, drizzo in piedi per marciare in camera. Abbranco famelico un'altra porzione e avanzo, resta alle calcagna senza smettere di vociferare. Una pecca di Maddy? Blatera, ciancia fuori misura. Non smette un secondo, anche segregata in una stanza buia comincerebbe ad articolare con se stessa. Ha ventidue anni, ne esibisce adeguatamente quattro.
«L'hai trovata? Com'era vestita? Sicuramente da Morticia Adams, sarebbe carino non credi? Ci penserò il prossimo anno. Sai che Jeremy si è ustionato con dell'olio? La mamma mi ha detto di riferirlo, in tal caso vorresti scortarlo in ospedale...» dice incessante, senza tregua. Valuto l'opzione di soffocarla con uno dei cuscinetti del divano. Non può essersi scottato, dieci minuti fa era fuori in giardino. Corrugo le sopracciglia, sta mentendo.
«Colpevole mio signore!» solleva le braccia, mordo il labbro per non scoppiare a ridere.
«Dai! Scherzavo! Non sarebbe fantastico? Non succede mai nulla di nuovo...» si scaraventa sul tessuto, ansima annoiata. Quanto vorrei fosse lei la congenita prescelta, niente implicazioni per me. Sfila dai jeans il cellulare, aziona la fotocamera e scatta una serie di foto a se stessa. Mangiucchio piano, elaboro un piano.
«Ho bisogno di un consiglio» dico, quasi in un sussurro impercettibile.
L'iride s'illumina, curva la schiena e circonda la mascella con le mani.
«Spara!» enfatizza, ghigno rallegrato. L'innocenza che possiede è candida. Non ha doppi fini, recita tutto ciò che specula.
«A te piace il bowling o il cinema?» chiedo, ozio accanto a lei. Reggo la piccola parte con entrambe le mani, non può sfuggirmi. È Lunedì, fra due giorni affronterò Raisa. Voglio farle credere di non essere come le altre, pianificherò qualcosa di magico. Mi bacerà e cederà alle mie avance d'adulatore.
«Il cinema, amo Leonardo Di Caprio lo sai. Uhm, devo andare Milly chiama...» nel momento in cui sto per riferirle di non aver captato nulla, ghermisce la crostata ed infila il tenero composto all'interno della cavità orale. Resto interdetto, esibisce la dentatura perfetta e trotta lontano da me. Ho abbassato la guardia per un solo secondo, mi ha fregato e ci sono cascato come uno stupido.
«Corri Mad, comincia a correre perché scaverò nella tua gola e riprenderò quello che hai rubato!» ringhio in tono profondo, così basso da incutere timore. Sbarra i globi oculari e grida con tutto il fiato che ha nei polmoni.
«Jeremy! Jeremy! Aiutoooo, qualcuno mi aiuti!»
Non ci sarà nessuno che verrà a salvarti piccola impertinente che non sei altro!#spazioautrice
Ciao a tutti, come state?
Io molto bene. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere con un commento o con una stellina.
Per ulteriori informazioni: _fatimaonwattpad_ su ig.🌻
Un bacio, Fatima.🐞
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𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.
Random🔞 Questa storia contiene: violenza, linguaggio scurrile, scene che possono urtare la vostra sensibilità e uso di stupefacenti. E se ci fossero due sentieri da esplorare? Tu, quale sorte tenteresti? Raisa è una ragazza di diciannove anni, uno spic...