Capitolo 2

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Raisa

Sollevo il capo dal materasso e distendo le braccia, dischiudo le palpebre lentamente. I fasci solari oltrepassano le tendine colorate, sfiorano il pavimento e pizzicano sulle gambe nude. Il profumo di bucato aleggia nell'aria, mia madre avrà già raggiunto il negozio in città. Southdell è una area molto grande, ricca di sobborghi e spazi verdi. Il distretto in cui vivo, da alcuni anni, è alquanto pacifico. Non ci sono vicini sbruffoni e vecchiette in cerca di gossip. L'unica dispotica sono io, sempre in cerca di pettegolezzi e voci di corridoio. Ispeziono il riflesso nello specchio e resto terrorizzata: i capelli biondi raccolti in una crocchia stravolta, gli occhi azzurri contornati di nero e le labbra scolorite di rosso. Aggrotto le sopracciglia e strofino avidamente del sapone sul viso, lavo i denti e marcio verso il salotto. Sgambetto come un cerbiatto, pigramente e senza fretta. Risa e battute emergono dal salotto, Nevaeh è stesa sul pavimento con le braccia in alto e le gambe aggrovigliate. Nostro padre le lascia un buffetto scherzoso e si dirige velocemente verso la sottoscritta. Impugna le caviglie e regge il sedere con le mani, a testa in giù, la chioma spalmata sul divano in pelle e la bile su per l'esofago. Sto per rigurgitare tutto l'alcool che ho ingerito la notte scorsa.
«Papà! Lasciami subito!» scalpito come una poppante, batto i pugni contro il dorso pieno.
«La parolina magica?» aggrotto le sopracciglia e cerco aiuto nelle iridi di mia sorella. Esiste una frase per essere adagiata sul salotto? Decifro il labiale della mora, scoppio in un ghigno disperato. «Sul serio? Tu saresti l'uomo più bello del mondo?» termina il giochetto e esamina lo sguardo svagato. Le iridi verdi incrociano le mie, i capelli ricci fuoriescono dal berretto, la barba incolta non gli rende giustizia. Le fossette ai lati delle guance risaltano le labbra carnose, sorride. È così simile a Nevaeh quando lo fa, le rughette ai lati degli occhi sono la prova di quanto siamo legati. Miles Ugon è un uomo gioioso, amabile, scherzoso e poche volte ho scorto un'espressione contraria sul viso. È un genitore, un amico e un confidente davvero straordinario.
«Raisa, per favore, puoi tenere tua sorella?» un piccolo esserino si catapulta fra le braccia, due dentini in vista e il ciuffetto di capelli raccolto con un fermaglio colorato. Stringo la bambina e punzecchio le guancette con le falangi. Punto sulle lentiggini e delineo i contorni, Mirea è stupenda. Nel momento in cui ho sbirciato all'interno di quelle lenzuola rosa, una scarica elettrica mi ha attraversato la spina dorsale. Era microscopica, indifesa, giunta per salvarmi. È stata la luce, il piacere della scoperta e il conforto. Mi sono occupata di lei sin da subito, ho sostituito pannolini e porto biberon. Un diversivo per omettere il male, prima di lei rammento l'oblio.
«Sei il mio tesoro, vero? Vero?» spicca un saltello e ricade su di me. Emette alcuni brontoli e mangiucchia il sonaglino.
«Quando imparerai a dire il mio nome?» sistemo le calze e infilo il capellino in cotone.
«Allora, come sto? Sembro una segretaria o la moglie di un ristoratore?» la sagoma esile di una quarantenne è stretta in un tailleur rosa, i capelli corvini raccolti in una coda bassa e le palpebre costellate di glitter. Mio padre effonde un fischio d'approvazione, Nevaeh batte i palmi mentre dilato la bocca. Nostra madre è nettamente più bella dell'uomo che ci ha generate, dimostra meno degli anni che possiede. Gli orecchini pendono sul collo scoperto e la scollatura è poco evidente, grazie allo strato sottile del completo. Abbranca la neonata e indossa il cappotto con uno scatto fulmineo, aggrotto le sopracciglia. Miles la segue e resta fermo sul ciglio, si volta e parla con tono severo. «Non mandate a fuoco la casa, Raisa parlo soprattutto con te. Arrivate puntuali questa volta!» punta il dito e serra la porta in un tonfo. Analizzo il silenzio ed estraggo il cellulare dalla tasca, indirizzo un messaggio alle mie migliori amiche e le convoco nell'abitazione più vicina: la mia. Non sono una persona meticolosa, odio la diligenza. Il locale in centro dista quindici minuti dal nostro quartiere, perché dovrei dirigermi in anticipo? Il turno esordisce alle sette. Nevaeh, al contrario, è davvero minuziosa.
«Riusciamo ad arrivare prima delle venti e trenta? Non c'è personale, papà ha davvero bisogno di noi» dice, osserva il libro di testo e sfoglia le ultime pagine. Gli incisivi superiori sono raffigurati in una nuvola azzurra, il titolo scritto in rosso: Odontoiatria.
«Lillian e Brianna arriveranno a momenti, dobbiamo discutere di una questione importante» fingo di scrivere qualcosa e mi dirigo verso il ripiano il marmo. Non ho mai discusso con Nevaeh, il giorno non è oggi. Sorseggio del caffè e osservo l'anziana sul terrazzo accanto al nostro, il vestito floreale svolazza e l'uncinetto cade sugli scalini ricoperti di foglie. L'inverno a Southdell è deprimente. Non sono il tipo da maglione di lana e cioccolata calda, preferisco una bella giornata di sole alla pioggia di Novembre. La verità è che detesto questo mese, rievoca in me flashback soffocanti. Clay Miller adorava le settimane cupe, era monotono, amaro e scialbo. Non desiderava nient'altro, solo soldi e sovrabbondanza. Il campanello suona, la silhouette di Brianna appare in cucina, grida e corre ad abbracciarmi.
«Mi dispiace così tanto, Raisa» lamenta sul dorso, poggio le mani ai lati del volto.
«Cosa è successo?» domando, incerta.
«Non hai visto il notiziario di questa mattina?» brontola la bionda, getta le chiavi dell'auto sullo scaffale e stringe i pugni lungo i fianchi. Nego più volte finché la notizia non squassa le mura di casa, immobile e maledetta.

''Il cadavere di Simon Dowell, responsabile della Southdell Bank's, è stato ritrovato stanotte in un piazzale disabitato. Le telecamere di sicurezza sono state manomesse dall'interno e non ci sono testimoni per la ricostruzione, preghiamo chiunque abbia visto qualcosa di contattare il Dipartimento di Polizia'' la reporter mostra il parcheggio e poi se stessa.

Compio un respiro profondo, accidenti a me e alla mia curiosità.

#spazioautrice
Ciao a tutti, come state?
Io aleggio fra un stato di agonia e serenità, spero voi possiate stare meglio di me.Questo è il secondo capitolo di FNB, per qualsiasi informazione ci sentiamo sull'altro social.
Ig: _fatimaonwattpad_
Un bacio, Fatima.🌻

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora