Capitolo 26

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Raisa

«Se tu fossi stata mia, non avresti mai indossato lo stesso vestito per anni. Avrei comprato una boutique intera. Tutta per te, solo per te».

La frase risuona nella mente come una filastrocca, non ho fatto altro che pensare e ripensare. Questa notte non ho chiuso occhio, il cervello continuava a restare attivo e le palpebre a battere incessanti, la mente produceva pensieri, ricordi, paranoie, stronzate e problemi. Nevaeh ha percepito la tensione, si è infiltrata nel mio letto e appisolata contro la mia schiena, l'ho osservata dormire, finché il sole non è penetrato attraverso le tendine. L'accaduto della notte scorsa è stato destabilizzante, una mandria di elefanti ha invaso il centro dello stomaco e non vuole andar via.
«Questo, non è perfetto per Kay?» il completino azzurro viene plasmato sul viso, ancora mezzo addormentato. Incasso una gomitata sulle costole e un'occhiataccia da parte della bionda, fisso involontariamente il giacchetto varsity che mostra.
«Perfetto, davvero stup-endo» sbadiglio interrompendo la frase.
«Ore piccole?» chiede Brianna, mentre il broncio spunta sulle labbra. Annuisco con enfasi e acconcio gli occhiali da sole sul naso, i colori del reparto maternità abbagliano le retine e sono costretta a voltarmi di spalle, verso una serie di giocattoli per neonati. Palestrine, sonaglini e materassi sono l'unica cosa che caratterizzano il negozio. Devo ammettere di sentirmi fuori luogo e, lo stesso vale per Lily, che sbuffa dal momento in cui abbiamo messo piede al centro commerciale. Poggio i gomiti sul carrellino e curvo leggermente la schiena, stanca e assonnata.
«Credo di aver preso tutto» dice la mora, mentre ricalcola mentalmente l'occorrente per il parto. Biberon sterilizzati, tutine per il cambio e una quantità industriale di pannolini. «Questo non serve?» Lily spunta dal reparto con un...capezzolo, si un capezzolo gigante in silicone. Alla vista dell'assurdità appena compiuta, ridacchio come un'ossessa.
«Non sei divertente!» la rimprovera Brianna, nonostante il sorrisetto sulle labbra.
«È bizzarro! Kilian dovrebbe essere spaventato da un oggetto del genere, non credi?» mormora, arriccia il naso e imita un ipotetico bambino. Fingo di non guardare la scena e punto su alcune signore, parlottano sottovoce di quanto sia irrecuperabile la nostra generazione.
«Smettila, ci guardano tutti...» Brianna percorre le frecce sul pavimento, cammina con le mani sul fondo della schiena e ha assunto lo sembianze di un ippopotamo pronto per il bagno. Il vestitino azzurro le fascia la vita stretta, mentre la cinta risalta il pancino prorompente. I capelli le sono cresciuti fin sotto le spalle ed è carina, con le guance perennemente arrossate e le labbra gonfie per lo sforzo. Non dev'essere facile trasportare un neonato nel proprio corpo! Afferro il sacchetto dalla cassa e lo tengo stretto al petto, Lily regge le varie boccette di latte per l'infanzia. Camminiamo verso il parcheggio interno, dirette al nostro solito punto d'incontro. Reggo con difficoltà le chiavi dell'auto, infiliamo tutto nel portabagagli e siedo al posto del guidatore con maestria. Santa la patente! Credo di non aver compiuto nulla di buono nella mia vita, ma la patente - signori e signore- è stato il miglior regalo che potessi desiderare.
«Ma quello non è Dave?» chiede la ragazza nei sedili posteriori, sporge la testa oltre la portiera per sventolare la mano sinistra. «Dave! Ciao!» controllo attraverso lo specchietto retrovisore e deglutisco nel momento in cui si avvicina, riconosco la chioma folta e liscia. La barbetta increspa il viso pulito, mentre le occhiaie marcano gli occhi scuri e inespressivi. Sono tentata di innescare la marcia e slittare via, ma è lui a compiere lo stesso gesto. Non rivolge la parola alla mia amica, volta le spalle e imbocca l'uscita per le scale antincendio. Fingo di non notare l'espressione sbigottita della mora e infilo le chiavi nel nottolino, il silenzio incombe come una lama a doppio taglio. Non c'è tensione, ma qualcosa nello sguardo di Lily comunica che è estasiata dalla sparizione di David dalle nostre vite. L'intuito mi suggerisce che il responsabile della sua noncuranza è un ragazzo dalla pelle scura con una reputazione da serial killer. «Non ne potevo più, la sua presenza era diventata insopportabile!» pronuncia, annuisco con un cenno e imbocco la strada principale.
«È gentile!» sbraita Brianna. Di scatto, la bionda accanto a me, rotea la testa verso i sedili posteriori, arcua le sopracciglia e infila velocemente le dita nei capelli corti.
«Fai sul serio? È un cascamorto alla ricerca di attenzioni» gesticola, gli anelli risuonano come campanellini, non emetto fiato e non espongo le mia opinione. Resto imparziale ai loro litigi da sempre, mai una sola sillaba nelle interferenze.
«L'unico cascamorto è Pitt!» sbraita Brianna. Diviene paonazza, l'arteria le si gonfia sul collo e morsica voracemente il pollice per quanto è inviperita. Pitt? Il barman? Mentre accosto con l'auto inchiodo il ciglio della strada con la ruota anteriore, sussurro blasfemi e mostro il dito medio ai ragazzini che sghignazzano nell'area residente. Sfilo il giubbotto, il sudore impregna la fronte e noto che Lillian ha le stesse sembianze di un cadavere, il panico e la consapevolezza ombreggiano le iridi chiare, «Che caz-zo stai bla-terando?» balbetta in shock.
''Le parole!'' la rimprovererei per tutti gli ammonimenti ricevuti, ma questo è un momento delicato ed importante. Sollevo gli occhiali sulla chioma e inchiodo nelle pupille lucide della nostra amica, nega e poggia il palmo sul ventre per infondersi coraggio. Elevo le braccia sugli occhi, quanto vorrei essere stupida per non comprendere rapidamente ciò che è accaduto. Non servono maghi e indovine: Pitt l'ha infranta, non è stato un equivoco. Non è stato un uomo qualunque, non è stato un atto incosciente. Lui sapeva cosa sarebbe accaduto dopo, era consapevole di tutto.
«Bastardo! Brutto figlio di puttana!» un pugno riversato sul cruscotto e poi la presa di coscienza da parte di Brianna. Abbassa il capo e osserva le gambe piene, lacrime solcano le guance fino a trasformarsi in un pianto privo d'ossigeno. Pitt è il padre di Kilian. La voce della coscienza non ne vuole sapere di interrompere la frase in loop, così pigio con forza sul clacson con entrambe le mani.
«Dobbiamo dirlo alla polizia...» farnetico.
«La centrale è vicina!» acconsente Lillian.
«Ci ha già pensato Dave...».
I polmoni cedono la presa e tossisco pesantemente, tradita è il termine giusto per precisare lo stato d'animo che percepisco in questo istante. Sento come se un autotreno mi avesse centrata diritto al petto, come un sicario che mira alla vittima. Sono stati intimi? Così tanto da confessarsi? Ha visto in lui una persona su cui contare e di cui fidarsi? L'avrei aiutata se solo avessi saputo, se solo avessi scoperto prima l'artefice di questo abominio. Il senso di colpa divora l'anima, la paura di essere stata per lei ciò che gli altri sono stati per me: invisibili. Ha avuto paura?
Non avrei mai affossato le sue preoccupazioni sovrapponendole alle mie. Qualcuno ha ascoltato le sue suppliche? Ha urlato? Ha gridato, oppure ha subito in silenzio? Ha piagnucolato? Cerco di ricollegare gli avvenimenti in un ordine preciso. Era da sola? L'ha adescata e poi violata? Domande a cui non ci sono repliche.
«Quando è stata l'ultima volta che ci hai parlato?» precisa Lillian, mostra di essere più lucida della sottoscritta.
«Nove mesi fa...» singhiozza Brianna e vorrebbe rigurgitare come se avesse vissuto sott'acqua per tutto questo tempo.
«Non ti ha mai rivolto la parola?» chiede, l'amica nega e continua ad accarezzare la pancia gonfia.
«Bene...» risponde, pensa a ciò che potrebbe dire se non avesse filtri. «E continuerà a non farlo se è questo che ti spaventa» deglutisce il groppo amaro. Cerca d'interpretare l'affermazione nella mente, ma per quanto si stia sforzando, i suoi occhi puntano nella mia direzione per infondersi un esame di coscienza.
«Lui si presenterà un giorno. Non oggi, non domani ma fra vent'anni, quando Kay sarà abbastanza grande da comprendere cosa sia giusto e sbagliato». Non c'è altro da aggiungere, a quel punto Kilian sarà un uomo con principi e valori. Suo padre? Per lui sarà solo un estraneo con caratteristiche simili alle sue, non avrà bisogno di una figura maschile in cui rispecchiarsi perché saremo noi tutto ciò di cui ha bisogno. Lo aiuteremo con le prime cotte e saremo presenti alle recite scolastiche, guarderemo le partite di calcio in streaming ed esulteremo mangiando patatine come dei veri uomini Alpha. Riceverà i regali più belli di tutto il paese, ma sopratutto verrà amato come nessun bambino è stato amato mai.
«Comprenderà che non c'è nulla di buono in Pitt e lo manderà via, penserà a ciò che ha subito la sua mamma e non vorrà saperne di essere uguale a lui» dico per tranquillizzarla, agguanto le guance della mora e asciugo le lacrime restanti. «E poi ci saranno le zie a fargli il culo ancor prima di avvicinarsi a lui!» sorrido intenerita, si sforza di non commuoversi più di quanto lo sia già e ricambia con tanto di rughetta sulla fronte.
«Vacci piano con le parole! Non gli insegneremo ad essere sfacciato come te!» minaccia la bionda, coinvolgendoci in una nuvola di ilarità.
Non lo guiderò ad essere sfacciato...sicuramente non aspiro a questo, ma gli tramanderò che un uomo non ha bisogno di sentirsi potente per essere classificato tale, che la violenza non è il rimedio giusto in nessuna occasione.
E che le donne vanno trattate con rispetto e non come pezze da piedi.
Gli insegnerò a valorizzarle e non ad ucciderle.

#spazioautrice
Scrivere questo capitolo è stato difficile, mi sono chiesta spesso se fossi stata all'altezza di "mettere bocca" su una tematica così delicata, ma non ho potuto fare altrimenti dopo l'ennesimo caso di femminicidio. Una forza bruta mi ha spinto a contribuire e a denunciare realtà come queste.
Possiamo solo insegnare agli uomini futuri che non c'è ragione che tenga alla violenza.
-Fatima.❤️‍🩹

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora