Capitolo 9

125 5 5
                                    

Raisa

Cappuccetto Rosso non era una bambina innocente, la nonna non era un'anziana e il lupo non era un animale. Le favole sono solo la visione distorta della realtà, Peter Pan è un giovane alla ricerca della giovinezza eterna, troppo ossessionato dal suo aspetto esteriore per accorgersi dell'amore che lo circonda. Alice nel Paese delle Meraviglie è un'adolescente con problemi nevrotici, tenta di trovare una via di fuga dal mondo crudele e duro in cui vive. Cenerentola? Una miserabile desiderosa di denaro. E se le favole non fossero mai state raccontate dal punto di vista della vittima? Se fossero riportate dagli antagonisti? Biancaneve avrebbe davvero il faccino d'angelo di cui parlano? Aurora sarebbe l'addormentata nel bosco, oppure un personaggio svogliato? E se Cappuccetto avesse mangiato lei stessa il Lupo? Qualcuno ne avrebbe parlato?
Sistemo il pizzo sulle braccia, poi quello sulle gambe. I laccetti delle décolleté sono stretti sulle caviglie, totalmente in tinta con il manto rosso che ricopre i capelli scuri. Adocchiare un riflesso diverso è stato straordinario, questa sera sono contraria al solito aspetto accurato. Sulle guance uno strato sottile di tenebra, gli occhi sono contornati di nero per imitare un perfetto cranio disegnato da Brianna. Quest'ultima ha chiesto scusa e dopo, una serie di promesse vane, le ho lasciato un bacio fra i capelli. Irritarsi non è servito a molto, ho contemplato il pancino gonfio e implorato Kilian di non ereditare lo stesso tratto distintivo della madre. Lillian ha riso più del dovuto alla scena drammatica e ha ottenuto una serie di piccoli colpi dalla sottoscritta. Picchietto le dita laccate di viola sul divanetto in pelle, la musica risuona in un tempo prolungato e, per la prima volta, sono nauseata dalla puzza di Marijuana che giunge all'olfatto. L'intenzione è quella di andare via nonostante B. sia, ormai, in balia di una serie di ottimi pretendenti. Schiocca l'occhio in direzione dell'uomo e gli mormora qualcosa, Lilian non schioda le pupille dalla mora ed emette una serie di respiri profondi. Idolatro il mezzo in cui si prende cura di noi, nessuno l'ha mai fatto. Sono sicura che il bambino che porta in grembo sia essenziale per lei, tanto quanto lo è per me. Sbuffo spazientita, drizzo in piedi e obbligo la bionda a seguirmi. Questa sera non c'è nessuno a prestare servizio ai tavoli e Pitt sembra parecchio indaffarato per scorgermi fra l'affluenza eccessiva. Sgambetto rapida e rilevo una sequenza spropositata di uomini in giacca e cravatta, tutti accomodati sugli scanni in acciaio e nessuno spiffero per infilarci la testa. Una barriera di esseri umani trattenuti dai loro drink, ma che diamine ci fanno agganciati come sardine in scatola? Conficco la massa esile in uno dei tanti corpi, premo contro il freddo materiale e mostro le gambe nude mentre scosto il tessuto bloccato da una suola.
«Ciao Pitt!» strido imperterrita, il ragazzo raggiunge la mia postazione e sorride. È attraente, molto allettante. I capelli lunghi sono legati indietro da una crocchia sfatta, le pupille grigie incantano ogni essere del sesso opposto e non solo, la t-shirt bianca evidenzia i tricipiti gonfi, le dita affusolate inondate di anelli di ogni spessore. La voce è sicuramente il fulcro della seduzione: roca e mascolina.
«Di cosa hai bisogno questa sera?» chiede.
«Due Tequila! Uno per me e uno per lei!» addito Lilian alle spalle, gongolo alla vista delle bevande alcoliche e colgo blasfemi da varie ragazzine.
«Perché abbiamo balzato?» domanda, scrollo le spalle. Perché no? C'è una regola che lo vieta? Una strana percezione perfora la mente, provo a roteare il capo ma catturano il fianco e batto contro qualcosa di rigido. La fronte contro il mento ispido, il naso immerso nei miei capelli e i palmi sullo sterno. Diviene complicato persino respirare ad una distanza così ravvicinata, identifico l'aroma pungente del dopobarba e le labbra rosee. Una scossa stravolge la condizione, fremo. La musica cessa di compiere il suo lavoro, non c'è più una grande quantità di persone e gli unici in pista siamo noi. Io e il Cavaliere Mascherato. Rileva gli occhi spigolosi, le scritte sulle gote e gli zigomi alti. Succhio la parte interna del labbro, così tanto, che il sapore di metallo interferisce con il resto. È splendido, persino senza scoprire l'intero volto.
«Raisa...» emette in un sussurro, la voce strozzata consegue una serie di fremiti nel basso ventre. Recupera lo spazio necessario per rivelarsi ad un centimetro dal naso, preme contro il seno e incombe sulla sagoma snella. Annaspo in cerca d'aria, sussulto e non per il freddo presagito. Terra e Mare s'incastrano perfettamente, danzano in sincrono una melodia lieve. Dilata le pupille al pronunciare della frase, scontata ma doverosa.
«Non mi hai detto come ti chiami!» palpo il retro della camicia, affondo le dita nell'epidermide calda e umida. Esercito uno strano senso del dovere, ricevo un colpo sulla schiena e sono priva di riflessi. Non riesco a farmi da parte, rammento il passato.

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora