Raisa
Nessun limite eccetto il cielo.
Mi osservo allo specchio e gemo sonoramente. L'acqua fresca a contatto con il viso risveglia qualsiasi muscolo ancora intorpidito, sono scossa dalla notte insonne trascorsa con entrambe le mani sul basso ventre e i crampi ovunque. Maschero le occhiaie e evidenzio le guance con un cosmetico, non ho le forze per snodare l'ammasso senza forme sulla testa e opto per lasciarli disfatti sulle spalle. Ripiego gli abiti della sera precedente e riserbo un'occhiataccia al giubbotto inerme sulla sedia, il profumo aleggia nella camera, nonostante abbia sbarrato le vetrate per l'intera notte. Percepisco il contatto, tracce presse sulla carne nuda. È stato complesso. Nessuno mi ha mai accarezzata in quel modo, senza fretta e con timore. Neppure uno, neanche una volta. Qualcosa ostacola l'immaginazione, non voglio fantasticare su di lui. Non ho bisogno di distrazioni, non adesso. Lui è Damen Anderson e io sono solo... solo Raisa. Una ragazza di diciannove anni, testimone chiave di un omicidio. Sarebbe stupido confidarsi con le ragazze, ammetterei di essere attratta da un criminale, un malvivente, un doppiogiochista. Sbuffo con rammarico, in che razza di pasticcio mi sono infiltrata? Irruenta, acciuffo il tessuto e lo catapulto all'interno del guardaroba già caotico di suo. Se non lo guardo, non esiste. È opportuno, soprattutto, per la mia sanità mentale. Rassetto le lenzuola e ascendo al piano inferiore, sbircio dalle gradinate che ci sia almeno una parte della famiglia. Ci sono foto ovunque, quadretti di ogni dimensione e forma, tuttavia preferisco di gran lunga quella del mio dodicesimo compleanno. Ci sono tutti, compresa nonna Irene direttamente dall'Italia. Il televisore è sintonizzato su un canale sportivo, in pochi secondi debutta uno dei pugili più forti dell'anno: Jordan Ares Jones. Papà ammonisce l'arbitro, prima del fischio d'iniziazione.
«Chi ti ha ingaggiato per questo lavoro?» conversa con se stesso come se l'uomo potesse davvero fuoriuscire dal grande schermo e replicare l'accusa. Maschero un sorrisetto derisorio e stampo un bacio sui ricci indomabili, la colonia alla menta pizzica le narici. Starnutisco, attirando l'attenzione della padrona di casa. Mamma tende della carta assorbente, mentre carezza la nuca. Contempla l'opera d'arte che ha procreato ed è fiera della donna che sono, non occorrono frasi d'effetto o citazioni. D'altronde nessuno ama più di una madre, nessuno si sacrificherebbe più di una madre. Ho trascurato l'idea del matrimonio, ne sono terrorizzata. Essere genitore dev'essere un compito arduo, educare e plasmare qualcuno a propria immagine e somiglianza sarebbe un vero azzardo; tuttavia credo nella forza di volontà. Credo nel potere dell'istinto, l'impulso di essere amati e amare incondizionatamente. Non esiste al mondo un sentimento così puro e genuino. Socchiudo le palpebre, gusto il tocco percettibile. Un brontolio emerge dal fondo dell'abitacolo: Mirea è qui. Il sonaglino emette uno strano gorgoglio e rimbalza sul tappeto. Lamenta di essere afferrata per il braccino, ma non lo farò. Brianna e Lillian attendono la mia presenza a pochi metri da qui, non ho turni da sostenere o pizze da servire. La caffetteria è il ritrovo, il nostro posto speciale.
«Non te ne rifornisco altri!» punto il dito. Inchioda nei miei del medesimo colore, mostra i dentini che le sono spuntati da pochissimo ed è divertita dall'esclamazione, esamino lo spazietto fra essi. Il diastema è una caratteristica singolare, la rende speciale agli occhi di tutti. Il foro sulla gota sinistra è la causa del costante umore che aleggia in cerchio alla sua aura: è radiosa.
«Cerchi di persuadermi? Non ci riuscirai...» e «Non guardarmi in questo modo!» inserisce il dorso della mano fra le gengive e cerca di mangiare l'epidermide nuda. Brontola una serie di gemiti e agita la nuca come un'ossessa.
«Mirea!» la rimprovera Emily, ma il ghigno tradisce le buone intenzioni. Il suono del campanello risveglia il subconscio, papà parlotta sottovoce con l'ospite. Avverto il tono sorpreso. È estasiato dall'accaduto, qualunque cosa sia, deve essere davvero incredibile. Miles non esterna facilmente le proprie emozioni, ho appreso col tempo che ognuno di noi è unico. Nessuno è equivalente all'altro. Ed è un bene su tanti elementi, puoi contraddistinguerti e non amalgamarti alla massa.
«Raisa!!» l'intonazione con cui pronuncia il nome è alquanto impellente. Prego in silenzio che non sia il pacco contenente gli indumenti di Twenty20, l'offerta era imperdibile e non potevo sorvolarla. Sporgo la testa dall'arco in legno all'ingresso rustico. Miles Ugon è insieme al fattorino, sull'uscio. Mirea è inerme appiccicata al dorso della mamma, poppa il pollice e segue ogni azione. La carta rosa da imballaggio avvolge graziosamente dei girasoli, precisamente otto. Sono sorpresa, ha tenuto conto delle volte in cui ci siamo incontrati e, segretamente, ho compiuto lo stesso. Sono gialli come l'oro, come i fili che caratterizzano la mia chioma, come i raggi del sole. Sì, raggi solari. Noto il piccolo pezzo di carta posto su uno di essi e l'agguanto con smania, successivamente è l'enorme confezione ad avere la priorità. Scuoto il capo più volte, non credo ai miei occhi.
«Sto sognando?» chiedo con la bocca aperta, sconvolta. In positivo, sia chiaro. Ha perseverato fede alla parola data malgrado io abbia perso la sfida. Dovrei, non so, ringraziarlo? Inviargli un piccione viaggiatore con altrettanti doni? Come potrei ricompensare? Il resto dei presenti è attonito quanto me. Annuisco con foga, riscuoto il regalo e sfuggo dai quesiti non richiesti. Non un interrogatorio, non saprei come razionalizzare l'accaduto. Colpisco la porta con un calcetto e la richiudo alle spalle, subito dopo. Non una parola di quello che è successo, non dichiarerò. Ma nel contempo non posso occultarlo, perché solo ciò che non viene compiuto non è appurato. Siedo sul materasso, affanno per l'enfasi. Comincio col schiudere il regalo principale, fremo con vigore. Sono estasiata, il cuore pompa voracemente. Non ho mai ricevuto nulla di così costoso, Clay non mi ha mai donato nulla di così elegante e sofisticato. Il profumo dell'imballaggio è persino più forte dell'impatto con le décolleté, la pelle lucida e gli ornamenti dorati offuscano la vista. Sono magnifiche, ho timore nell'osservarle troppo. Rammento il biglietto e lo estraggo, le lettere sono scritte in fretta e la sbavatura dell'inchiostro ne è la prova. Noto le pance delle a alquanto paffute e sghignazzo, non è così esemplare come credevo. La frase però è tutt'altro che removibile dalla memoria:
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𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.
Random🔞 Questa storia contiene: violenza, linguaggio scurrile, scene che possono urtare la vostra sensibilità e uso di stupefacenti. E se ci fossero due sentieri da esplorare? Tu, quale sorte tenteresti? Raisa è una ragazza di diciannove anni, uno spic...