Capitolo 29

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Raisa

Le emozioni più belle
sono quelle che non riesci a spiegare.

Damen tiene fede alla promessa, pedina l'auto fino allo svincolo e accelera per indicarmi che sta per svoltare. Nel momento in cui metto piede in ospedale riconosco immediatamente la sagoma di Lilian: ha le spalle curve e i gomiti poggiati sulle ginocchia, il maglioncino azzurro risalta la carnagione pallida e i pantaloni chiari le gambe muscolose. I capelli corti non sono tenuti indietro dal gel, passa velocemente la mano fra essi ed emette uno sbuffo impaziente. Non indossa gli occhiali dalla montatura nera ed è insolito per lei, non se ne separa mai, nemmeno in casi di estrema necessità. Zio Tony è nel panico, nonna Irene cerca di calmarlo con varie pacche sulla schiena e qualche parola di conforto. Mi avvicino con estrema lentezza, ma il ticchettio dei tacchi precede qualsiasi volontà di restare in disparte. Ho gli occhi di tutti puntati addosso, l'unico timore è di incrociare quelli severi e rigidi della mia migliore amica. La prima a rivolgermi la parola è Emily, cede Mirea nelle braccia di Zia Lyn, acconcia il poncio sulle spalle e avvicina il capo per bisbigliare.
«Dove sei stata?» chiede. Noto i segni dell'invecchiamento attorno alle labbra carnose ricoperte da uno strato di lucidalabbra e, nonostante le batoste ricevute, non è sciatta e credo non lo sarà mai. Siamo simili in questo, preferisco una febbre alta piuttosto che uscire di casa senza mascara e eyeliner. Sarò superficiale? Ho trascorso molto tempo senza guardarmi allo specchio e, nell'ultimo periodo, non posso farne a meno. «Dovevo risolvere una questione in sospeso con delle ragazze» mento spudoratamente, mordo il labbro inferiore e giocherello con la collanina a forma di girasole, «Credi che tua madre sia una stupida? Non me la bevo, Lilian e Brianna ti avrebbero seguita» punta il dito e arcua le sopracciglia truccate. Le mie amiche mi hanno sempre sostenuta in quello che facevo, questo prima dell'omicidio di Simon Dowell. Da quando Hendrick si è inoltrato nella mia vita tutto è cambiato, sono mutata e me ne rendo conto. È subentrato un sentimento di cui non ero a conoscenza: l'egoismo. Me, anteposta a qualsiasi altra persona. Tuttavia, non posso fregarmene, non in questo momento e in una situazione così delicata.
La famiglia è pur sempre la prima priorità.
«Possiamo parlarne a casa? Ti supplico» sovrappongo le dita e incrocio le gambe.
Annuisce e schiocca la lingua, finge di allacciare dei bottoni sul davanti per non destare sospetti. Nonna Irene a sessant'anni possiede ancora l'udito di una ragazzina, potrebbe captare qualsiasi frase a distanza di chilometri e non sprecherebbe tempo a farlo sapere in Italia. «Devi spiegare a questa povera donna perché indossi una giacca da uomo, non sei mica immischiata in qualche brutto giro? Ti ho cresciuta con sani principi Raisa, giuro su Nonno Roberto che sol-» riceve un'occhiata fulminante da Nevaeh, che nel frattempo, si è avvicinata con una tazza di caffè fumante fra le mani.
«Mamma ti ricordo che siamo in un luogo pubblico» calca l'antifona sull'ultima parola e rimprovera l'atteggiamento invadente. Le persone attorno a noi si muovono frenetiche, osservo i pazienti che attendono assistenza e percepisco i vari lamenti da parte di alcuni. Prego in silenzio che Brianna non stia soffrendo troppo, poi la sento gridare oltre la porta, invoca sua madre e smuove il senso di protezione che posseggo nei suoi riguardi. Scavalco Zia Lyn e inchiodo ripetutamente i pugni sul battente serrato.
«Cosa le state facendo!» grido, «Fatemi entrare!». Non ricevo repliche e continuo a strillare finché non sento afferrarmi entrambe le spalle con una presa ferrea.
«Idiota» m'ammonisce la bionda, non incrocia i miei occhi sull'orlo delle lacrime. «Vuoi smetterla? Peggiori la faccenda comportandoti in questo modo, i medici stanno lavorando per mettere al mondo nostro nipote. Non sono degli stupidi alle prime armi. Smettila di cianciare come se fossi appena scappata da un manicomio» il tono severo mi sprona a restare in silenzio per i minuti successivi. Guardami, leggimi dentro come fai sempre. Ma non lo fa, non questa volta. Perché non reagisce allo stesso modo? Come fa all'apparenza ad assere così calma e tranquilla? Striscio su una delle seggiole e appoggio la nuca su quella di Nevaeh. Dovremmo essere unite, invece, non ho mai sentito Lilian più distante di così. La guardo furtiva, mentre muove ripetutamente la gamba sinistra su e giù. I piedi cominciano a dolere, smuovo il tallone nelle décolleté e maledico di averle indossate in questo giorno.
«Vado a prendere una boccata d'aria, avete bisogno di qualcosa?» si rivolge, soprattutto, alla nonna che nega con un cenno del capo. Cammina lentamente verso una delle porte d'emergenza. Bene. Mi ignora. Perché ho avuto, di nuovo, un appuntamento con Damen? Non sembrava così adirata l'ultima volta che mi ha chiesto di lui. Cos'è successo? Sfilo la sigaretta dalla borsa e la seguo a disagio, inchiodo gli avambracci al seno e simulo un abbraccio per infondere calore. Il cigolio delle cinghie del portello anticipano la presenza, volge uno sguardo fugace e guarda dinanzi a sé come se non ci fossi. Di male in peggio. Poggio il filtro sul labbro inferiore e cerco disperatamente l'accendino nelle tasche ampie, sussurro qualche parola di sconforto e gemo frustrata. Protende la mano verso di me, cedendomi la scintilla di quell'aggeggio infernale. «Grazie-» abbasso lo sguardo sul cemento, aspiro e ispiro. Piano, assaporo il tabacco.
«Sei stata con Damen?» professa, spezzando il silenzio creatosi.
«Bugia o verità?» chiedo, retorica. Stampa un sorriso amaro e comprende l'antifona, tiene stretto il filtro fra l'indice e il pollice, mentre arretra di qualche passo.
«Non sono arrabbiata perché sei stata con lui» spiega, «Dopo Clay- che Dio mi perdoni per aver pronunciato il suo nome- credevo avresti scelto qualcuno di migliore. Cavolo Raisa! Ti ho vista piangere per quel coglione! Non voglio che tu compia lo stesso errore...» supplica, una patina lucida ricopre le pupille blu. Il mare è interseco all'interno degli occhi, burrascoso e in tempesta. Smuovo il capo in segno di dissenso, «Ha organizzato una festa di non-compleanno solo per me Lilian, gli ho raccontato dell'Inferno e non è scappato sentendosi in difetto. Negli ultimi anni mi sono sentita così sola» tento di dire, lei fa una smorfia ma si avvicina per ascoltare con attenzione. E adesso la riconosco, la mia migliore amica. Cuore debole e carattere forte. «Non è come lo dipingono, dico sul serio. Quella notte al Club non sono tanto sicura di averlo visto impugnare una pistola e mai, dico mai, ha mostrato questo lato di sé. È incline a ciò che riguarda la sua famiglia da quel punto di vista e mi ha baciata...» scatta come una molla, si inclina in avanti con gli occhi spalancati. «Ti ha baciata?! Ma stai scherzando!» un verso esasperato fuoriesce dalla gola. «E le stupide regole che ti eri imposta?» ribatte. Mordo il labbro inferiore, assaporando ancora il tocco delicato della bocca sulla mia. Ridacchio per il modo in cui reagisce.
«Cavolo Raisa!» è questo il bello di Lilian, non riesce ad essere adirata con la sottoscritta per più di due minuti consecutivi. «Almeno- senza dettagli, per favore- è un bravo baciatore? Tanto quanto è bravo ad uccidere?» bofonchia, tira su lo zigomo in sorrisetto derisorio.
«Oh, fidati. È stato magic-» ingoio il fiotti di saliva e tossisco. Dovrei confessare che è stato il migliore di tutta la mia vita? Il modo in cui ha afferrato i fianchi con stizza e smania mi ha procurato una strana sensazione al centro dello stomaco e non nello stesso modo in cui faceva Clay. Lui s'imponeva per dirigermi a suo piacimento, Hendrick sembrava sussurrarmi: ''Sono su di te, ma sei tu a gestire la situazione.''
È stato mansueto, nessuna bestia feroce. Mi piace il modo in cui giocherella con gli anelli e il modo in cui s'illuminano gli occhi nel parlare del suo cavallo, mi piace il modo in cui mi guarda come se fossi l'unica donna nel raggio di chilometri, mi piace il modo in cui drizza le spalle quando si sente a disagio e quando ride mettendo in risalto quello stupido puntino sulla guancia destra. Ma odio che si copra con il palmo quando lo fa, odio che indossi sempre una strana malinconia e che innalzi un muro nel momento in cui sta per denudarsi. Odio il fatto che non riesca a classificarlo, non riesco a collocarlo nella scala dei colori. Damen non è nero, non è bianco. Ha abbandonato qualsiasi ragione di essere uno dei due dal primo istante.
«Smettila di sorridere in quel modo. È inquietante» la bionda riscuote i pensieri gettando il filtro oltre la balaustra, punzecchia la punta del mio naso e poggia una mano sull'avambraccio. «Dovresti guardarti in questo momento, non vedevo questo sorriso spensierato sul tuo volto da molto» carezza teneramente la pelle scoperta, «Non pensare che io non ti voglia vedere in questo stato, se sono così dura e perché non voglio vederti soffrire di nuovo. Okay? Ho paura Aisa, ma se è Damen a renderti così felice allora proverò ad accettarlo» sospira, poggia le labbra sulla fronte. Circondo interamente il busto e nascondo il viso nel maglioncino, non pronuncio ciò che vorrebbe sentirsi dire. Ma non c'è mai stato il bisogno di dimostrare troppo fra noi. Quest'abbraccio rappresenta un semplice e puro ti voglio bene, grazie di esserci.
«È nato! Kilian è nato! Muovetevi!» la testa mora adi Nevaeh sbuca dalla porta, smuove i capelli e ci intima di entrare. Lilian scioglie il nodo invisibile e lascia aperto l'ingresso con il palmo, m'intrufolo all'interno e il caldo dell'edificio ci investe come un grande manto. Nonna Irene singhiozza e ringrazia Dio per averci donato il Miracolo della Vita. Brianna è seduta su una delle sedie dell'ospedale, la copertina azzurra è troppo grande per l'esserino piccolo che ha fra le braccia. L'osservo da lontano, timorosa per la reazione che potrebbe avere nel vedermi conciata in quel modo. Potrei giustificarmi dicendo che mi sono agghindata per la nascita di suo figlio, ma odio mentirle. Chino le ginocchia, siamo testa a testa. Ha gli zigomi arrossati, ma è bianca come un cadavere. I residui del mascara sono accumulati sulle ciglia inferiori e vorrei tanto cancellare ogni traccia di dolore dal suo viso. Non fiata, ma osserva ogni parola proiettata nell'iride. Mi dispiace, avrei voluto esserci. Sarei dovuta arrivare prima, ma adesso sono qui. Ci fissiamo e possiede una luce diversa. Brilla come donna matura e responsabile. Brianna è una madre, non è più una ragazzina da proteggere. Mentre le lacrime solcano le guance mi auto-convinco che non ha più bisogno di qualcuno che le indichi la strada giusta, ma di una persona che le stia accanto. Smuove il pezzetto di stoffa e mostra la meraviglia che ha creato con entusiasmo, una patina bianca ricopre il corpo minuscolo. Ha i capelli in ordine come se fosse appena stato pettinato, sono biondi proprio come i miei. A tratti rossicci, proprio come quelli di Pitt. Lo stronzo. Ma è bellissimo come sua madre. Kilian ha le stesse labbra gonfie e rosee, occhi spigolosi e naso all'insù. Perfetto è riduttivo, incantevole è l'aggettivo giusto. Mirea batte i palmi, pronuncia una serie di parole incomprensibili ed è pronta a torturare, in futuro, il suo compagno di giochi.
«Mimi sei contenta?» Nevaeh punzecchia la guancia piena e sfiora le codine bionde, nostra sorella sorride arricciando il naso e provoca in me un'emozione che non provavo da quando Miles ci ha lasciate. Eclissa il peso delle scelte compiute da altri, sono sicura che le cose stiano tornando al loro posto e negli spazietti giusti.
«Pronti per festeggiare?» stridula Zia Lyn, felice come una Pasqua.
«Da oggi sono ufficialmente un nonno giovane, non posso crederci!» esclama suo marito dall'altro lato del corridoio. Sghignazzo energicamente.
«Giovane?» chiedo con ironia, «Aspetta...» m'avvicino e indico un punto impreciso. «Ho appena visto una ruga! Proprio lì! Guarda Brì! Vieni a vedere!» l'uomo si tasta ripetutamente, prima di emergere con una scrollata di spalle.
«Sei una stronzetta proprio come tua madre...» sussurra, per celarsi dalla diretta interessata. Rido, spensierata.
«Ehi! Vuoi essere picchiato?» s'intromette la nonna, provocando una serie di schiamazzi.
Guarda papà...guarda come possiamo essere felici anche senza di te. 

#spazioautrice
Buonasera a tutt*,
Come state?? Dopo il blocco dello scrittore e quasi due settimane di assenza, finalmente ho aggiornato! E sono già pronta a pubblicare il prossimo, ma prima della batosta è meglio se vi godiate questo magnifico momento in famiglia dal punto di vista di Raisa. NO SPOILER⚠️
Per qualsiasi post riferente a FNB vi aspetto su IG: @_fatimaonwattpad_💕
Un doppio kiss.😚
-Fatima.🌻

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora