Damen
«Sto arrivando. Dì a Kay di non venire al mondo senza di me. Mamma, dillo» farnetica, sconnessa dalla realtà. La seguo a ruota, fluisce senza tempo e sta andando via senza salutare. Il cellulare schiacciato fra la spalla e l'orecchio, la borsa issata sull'avambraccio e la giacca poggiata sulle spalle. È sconvolta, continua a spiluccare con i denti l'interno della guancia e a delirare rivolta al microfono. È a piedi nudi e, probabilmente, ha sorvolato di essere senza scarpe. Faccio in modo che risieda su una delle sedie impolverate e mi protraggo davanti a lei. Provo a non dare un'occhiata al di sotto del tessuto e catturo la caviglia sinistra con un gesto veloce, quasi furtivo, per infilarle le Saint Laurent.
«Brianna! Brianna. Mi senti?! Cazzo! Merda! Accidenti a me!» rimprovera se stessa per qualcosa che non ha compiuto e s'accorge di me, solo dopo aver rivolto uno sguardo veloce all'ambiente circostante. Ritrae verso l'interno, con uno scatto fulmineo, le gambe. Non è più la stessa di alcuni minuti fa, sembra essere tornata sul pianeta terra, per una manciata di secondi ha dimenticato di essere carica di responsabilità. Ho letto nei suoi occhi la leggerezza di essere un'ordinaria ragazza di diciannove anni.
«Dam...Hendrick» scrolla la testa e balza sull'attenti, «devo andare...» vorrebbe dileguarsi come se fossimo stati ad una stupida riunione di condominio. Scuote i capelli da una parte all'altra e pretende che io stia fermo a guardare? Catturo saldamente il polso destro, facendola scontrare contro il petto ampio. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso per quanto è tremendamente sbadata e bella.
''È la testimone chiave dell'omicidio di Simon Dowell, omicidio che dovresti insabbiare'' ricorda la vocina fastidiosa nella mia testa. Cazzo. Sono completamente fottuto se ho trascurato questo intimo e disastroso particolare! Andrew pianterebbe una pallottola nel mio cranio, Jeremy comincerebbe a scavare una fossa accanto a quella di nonno Gerard e Madelyn usufruirebbe della questione per rispolverare uno dei suoi abiti sartoriali da funerale. Noto un particolare che non ho mai notato prima d'ora, una targhetta piccola accanto ad un girasole: Sei il mio sole è la frase incisa su di esso, sono pienamente d'accordo con il mittente. Nelle pupille ci sono sfumature d'azzurro più scure del contorno e delle pagliuzze ambrate che rendono lo sguardo affascinante come quello di un felino.
«Ti accompagno. Ovunque tu debba andare» dico. Batte le palpebre in continuazione e nega con il capo. «Ho l'auto appostata qui sotto» tentenna.
«Ti seguo in moto, non mi fido a lasciarti guidare a quest'ora della notte. Usciti dal Sedicesimo distretto io continuerò per la mia strada e tu per la tua» propongo, allento la stretta e afferro il casco dal pavimento. Non ho mai tenuto fede alle promesse, cerco solo di essere gentile. Scortarla fino a destinazione appaga il senso di colpa che cerca di emergere, che uomo sarei se la facessi circolare da sola per un quartiere come questo? Ho un'etica morale, non come quello stronzo del suo ex fidanzato. Spengo le lucine colorate e faccio strada sino all'auto parcheggiata sul ciglio, lo stesso modello che mi sarei aspettato per una ragazzina come Raisa: rossa, decappottabile con interni in tessuto. Sbircio i sedili posteriori con un'occhiata fugace e resto interdetto dall'enorme quantità di vestiti appallottolati su loro stessi, aggrotto le sopracciglia e gratto ripetutamente il retro del capo. Se un giorno dovessi mettere piede in questa macchina le spiegherò che non può tenerli in questo modo, c'è un verso giusto per non ridurli in stracci da gettare nei rifiuti.
«Sono le uniformi della pizzeria, solitamente mi cambio in auto dopo aver fatto serata» sorride in imbarazzo. Apre la portiera e, nonostante il disordine, profuma di bucato.
«Vai spesso al club?» domando, un pizzico di curiosità trapela della frase pronunciata. Scosta una ciocca di capelli dal viso e aguzza la vista sul viso impassibile, «Sei geloso?» domanda, le spalle vibrano d'ilarità mentre morde il labbro inferiore. Sono sorpreso dall'audacia con cui si esprime, con facilità è riuscita a cogliere la fine drammatica della mia relazione con Pearl e non ha battuto ciglio nel momento in cui ho confessato di avere un fratello dell'altra parte della città. L'alcool mi ha annebbiato il cervello e ammetto a me stesso: se non ci avessero interrotti le sarei saltato addosso senza rimuginarci troppo. E lei avrebbe acconsentito. Lo vedo. Vedo il mondo in cui fissa le mie labbra, i miei tatuaggi, le mie mani. Vorrebbe scappare, ma celare una luce che non è la mia. È incantata dall'atteggiamento misterioso e dagli sguardi ombrosi, spera sia solo un approccio, ma è inconsapevole che sia il mio modo di essere.
Sono, davvero, ciò che le piace guardare.
«Se taci è perché infondo, molto infondo, acconsenti mio caro Hendrick» schiocca la lingua sul palato e siede al posto del guidatore. Il mondo in cui pronuncia il mio nome è un piacere vietato ai minori. La gonna si solleva sulla gambe, lascia scoperto una porzione maggiore di pelle. Buon senso dammi la forza di non cedere alla tentazione. È una punizione per il mio amico rinchiuso nei pantaloni e per le dita, che non possono toccare ciò che non mi appartiene. Vorrei mandare tutto al diavolo, sequestrarla nella Villa, o meglio, nel mio letto e non darle pace. Sono geloso? Cavolo, certo che sì. Se penso che qualcuno potrebbe considerarla nel mondo in cui faccio io...Dio! Chino il busto in avanti, piego le ginocchia e afferro il mento con decisione. Non distoglie lo sguardo, insolente e sfacciata con gli uomini.
«Non giocare con il Lupo, raggio di sole. Finisce male, molto male. Cappuccetto non ti ha insegnato nulla?» un bagliore di malizia lampeggia nelle pupille, accosta la guancia destra alla mia.
«Facta non verba. Fatti e non parole. Non te l'hanno mai detto?» sghignazza. Dovrei odiarla, cazzo. Dovrei odiare ogni centimetro di lei per ciò che potrebbe commettere, potrebbe aprir bocca e indirizzarmi verso notti insonne, invece impazzisco per il modo in cui risponde a tono. Mi piace che non abbia paura di me e di quello che potrebbe accadere. Tremo, al di sotto del vestito, vibro di un'insopportabile smania Ascendo il palmo destro sul fianco, mentre resto appoggiato alla portiera. Presso così forte da marchiarla, le resterà il livido anche dopo essersene andata. Ma un centimetro ci divide, un solo centimetro ed è mia. Tutta mia. Respira affannosamente e deglutisce. È irresistibile, sarebbe irresistibile per chiunque da questa prospettiva. L'ammiro, la venero e odio ogni particella di me. Il petto si abbassa e alza in sincrono con il battito incessante dei nostri cuori, stringo forte su di lei. Me la sento addosso. Dentro. Fin sotto le ossa. Per quanto è bella, selvaggia e indisponente. Si sporge in avanti per afferrarmi entrambe le guance, le labbra rosee soffiano e me lo sussurra dritto sulla bocca quanto lo desidera.
«Sono brava a giocare Hendrick, tanto quanto lo sei tu».
«Lo sei?»
E non capisco più un cazzo. Né il luogo, né l'ora esatta in cui mi fiondo su di lei come un pazzo bisognoso. La bacio forte, prepotente. Con la stessa stizza provocata dalla notte dell'omicidio, agguanto il retro della testa e la sollevo per portarla dritta da me. Sul sentiero scuro, verso la casa disabitata, abbandonata da quando Pearl è andata via. Non sono lucido e spinto sull'argine, palpo ogni avvallamento con insormontabile irruenza. Sfioro la curva della schiena, il solco dei seni, il ventre scoperto. Sono impaziente di vederla nuda, nel contempo, preferisco disegnarla con la mente. E risulta magnifica dal mio punto di vista. Risalgo sulla chioma e scivola fra le dita, brilla come mille stelle. Diamanti incastonati in una corona. Freme di una passione cocente, schiude l'accesso e ansima con indecenza. David l'ha sentita? Ha sentito il modo in cui gremita quando bacia? Affogo nella voglia di renderlo indimenticabile, deve essere l'unico. L'unico che smuova ragione e sentimento. La esploro senza tregua, sull'orlo di un precipizio. Graffia la giacca di velluto e percepisco le unghie affilate come artigli sul dorso.
«Baciami ancora Hendrick, baciami e basta» bisbiglia disperata e lo sono anch'io.
Non sto ragionando.
Mi sto facendo del male.
E le sto facendo del male.
Raisa non lo merita, non lo merita.
Mi ha raccontato di suo padre, del suo passato, della sua famiglia e io? Ho approfittato della sua bontà. Ne ha passate così tante che all'inizio la tenerezza era il sentimento primordiale. Ma adesso? Adesso sono fottuto. Il suo essere sempre vera, reale, senza limiti ha creato in me una dipendenza. Da lei. DIPENDENZA DA LEI. Infondo è solo una ragazzina di diciannove anni, come potrebbe sopravvivere accanto ad un Anderson? Lasciala andare. È il momento giusto, hai avuto ciò che desideravi. Lasciala andare. Non parlerà. E lo faccio. La spingo via prima della catastrofe. Lamenta la distanza e punta gli occhi sul sottoscritto, grandi e attenti. Il cambio d'umore la destabilizza, ma non barcolla. Finge che non l'abbia turbata, scalfita e deteriorata. Lecca ripetutamente il labbro inferiore, ravviva i capelli e mostra un sorriso che somiglia ad una smorfia di dolore. Scusa, mi dispiace. Urla il silenzio creatosi. Resto in attesa, incerto sul da farsi. Attendo che sia Raisa la prima a parlare, ma non lo fa. Distrugge le aspettative, si volta e stringe le nocche sul volante. Giocherello con l'anello e punto lo sguardo sull'asfalto bagnato, poi volgo il corpo verso la moto parcheggiata dall'altro lato della strada. E questo ciò che desidero?Voglio andarmene senza darle speranza?
«Devo andare» pronuncia atona, infila le chiavi nel nottolino e sistema la borsa sul sedile. Non andare, parliamone. Vorrei dire, ma taccio. Colleziono risposte che non esprimo mai. Rinchiudo tutto nel solito mutismo riparatore e compio parecchi passi in avanti prima di voltarmi; ha il viso affossato nel gomito, un pugno chiuso sulla tempia ed emette parole sconnesse. Un'enorme fastidio al centro del petto mi costringe ad inghiottire più volte, un'aria strana aleggia intorno a noi. Perché non riesco ad allontanarmi? Cerco un motivo per restare, una spiegazione plausibile. Non riesco ad identificarla e, abbagliato dal sentimento, torno semplicemente indietro. Picchietto sul tettuccio, solleva la fronte e abbassa il vetro. Inquadro il naso arrossato per affogare nelle iridi brillanti, pioggia e stelle risiedono in occhi blu. E se pensavo che Paerl fosse bella, non avevo ancora visto Raisa. Un capolavoro in carne ed ossa. Ha ancora le labbra arrossate per la passione che ci ha investito. Non resisto all'impulso. Che si fottano tutti! Ne stampo un altro nello stesso punto. Casto. Dolce. Senza fretta. Non m'interessa di perdere e se devo essere giustiziato, preferisco esserlo senza rimpianti. Mio padre è già riuscito ad abdicare i miei sogni e non permetterò che succeda lo stesso con Raisa, non m'importa delle conseguenze. Farò in modo che funzioni. Nessun forse, nessun ma. Ricarico la dose e appoggio la fronte sulla sua, inalo il profumo e affanno come se avessi trattenuto il respiro per tutto il tragitto.
«Questo scatenerà una catastrofe...» confesso, «Una vera e propria catastrofe». Sfioro la guancia e lei fa lo stesso, «Ho già attraversato l'Inferno, hai dimenticato?» accarezza la scritta sullo zigomo e ne bacia i contorni. «E credimi se ti dico che questo non somiglia per niente a quello che ho vissuto...» nemmeno a me Raisa, nemmeno a me. Andrew non sarà contento di sapere che la ragazza che dovevo incantare mi ha mandato in pappa il cervello, avrei dovuto capire dal primo giorno in cui l'ho vista che quelle fossette sulle guance sarebbero state la mia rovina. Il telefono squilla ininterrotto e credo sia arrivato il momento di sottrarci, nonostante l'intenzione di continuare ciò che abbiamo interrotto.
«Immagino che a questo punto Kilian sia nato da un pezzo!» mette in funzione l'auto e non riesce a smettere di sorridere.
«Lo credo anch'io» scuoto le spalle in segno di assenso, mentre infilo il casco sulla testa con un gesto veloce e meccanico, «Se hai bisogno di qualsiasi cosa, scrivimi. Ma non pensare troppo a me, altrimenti rischi di schiantarti!» il click della visiera oscura la reazione, la sento ridere di gusto prima di esclamare: «Sei un narcisista Hendrick Anderson!»#spazioautrice
Buon Anno!!
Ho scritto questo capitolo con molta calma, niente sembrava essere al posto giusto ma, alla fine di tutto, ci sono riuscita. Spero vi piaccia, io l'ho adorato.
See you soon.
Baci, Fatima.❤️
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𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.
Random🔞 Questa storia contiene: violenza, linguaggio scurrile, scene che possono urtare la vostra sensibilità e uso di stupefacenti. E se ci fossero due sentieri da esplorare? Tu, quale sorte tenteresti? Raisa è una ragazza di diciannove anni, uno spic...