Capitolo 17

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Damen

Chiunque tu sia, sii una brava persona.

Robert De Niro in una sceneggiatura citava: ''La cosa più triste nella vita è il talento sprecato'' Nonno Gerard era ossessionato da quel film, non c'era settimana in cui non collocasse e mettesse in funzione la pellicola. Non avevo mai compreso il senso della frase, un po' perché non avevo nessun tipo di talento, un po' perché non volevo deludere nessuno. Compiendo tale atto avrei dato loro ciò che desideravano: ammettere di essere stupido, uno qualunque ed io ero tutto, fuorché, un sempliciotto. Andrew ha sempre vantato di quanto fossi intelligente, di quanto il mio QI fosse superiore alla media. Tuttavia, abbandonare gli studi è stata la scelta più stupida, insensata e corretta che potessi mai fare. Non sono mai stato il più bravo, il più negligente, ma con un lessico forbito ho sempre avuto punti in merito. ''Leggere non ti porterà da nessuna parte, non avrai un dottorato e sicuramente non impugnerai meglio una pistola'' ammoniva mia madre. ''Sicuramente non in questa esistenza'' avrei voluto fronteggiare. Visitare posti nuovi, interpretare dialoghi e decifrare i pensieri degli autori si è sempre presentato migliore di spezzare e salvare vite. Non sono nessuno per stabilire tale soglia, ciò nonostante, in alcune occasioni, è doveroso. David Taylor è l'unico che colpirei direttamente sul cavallo dei pantaloni, poiché il membro è l'organo che sostituisce il cervello. Due mila dollari sono nelle sue tasche, denaro sottratto al mio conto bancario. Aveva il solo obbligo di restituire la somma due settimane fa, sono stato fin troppo paziente. Aspiro l'ultima dose di nicotina con goduria e schiaccio il filtro con la punta dello stivale, incurvo le spalle in una posa del tutto naturale e attendo che la testa di cazzo termini di riempirsi di altrettante assurdità. La scritta è grande abbastanza da ricoprire l'intero edificio: ''University of Southdell'' e che é l'unica, nel raggio di chilometri, la dice lunga. Riservata a una cerchia ristretta di personaggi e corrisposta da alcune famiglie ricche di South, compresa la mia. Le inferriate risalgono alla seconda metà del Cinquecento, lo stile Barocco era ormai in vigore, e le linee curve e gli andamenti sinuosi ricevono più attenzione dell'intera residenza. Il cielo è stranamente sereno, nessuna nuvola a ostacolare il buon umore. Jay fischietta la filastrocca che ci recitava la mamma prima di andare a dormire, gioca con qualche sassolino e non schioda dall'uscita. Adesca l'attenzione di tutte le ragazze presenti ma se ne infischia, ha smesso di confidare nelle donne da quando la sua è sparita nel nulla. Un po' riconosco i timori che lo pervadono, sono gli stessi che ho sperimentato prima di essere accolto da Drew.
«Secondo me sono gemelli, guardali bene! Due al posto di uno, come le svendite da Twenty20!» strombazzano, le saluto con un cenno e un ghigno compiaciuto. Sbiancano nel momento in cui notano una presenza ostile che procede inviperita verso di noi, Madelyn in tutto il suo metro e cinquantacinque. Ascende i gradini come una furia, fulmina tutte con uno sguardo omicida e punta il dito.
«Siete imbarazzanti davvero, smettetela di fingere che non vi piaccia tutto questo!» indica un gruppo in defibrillazione, urlano e schiamazzano come galline. Punto tutto sulla mora, che è l'unica a non essersi voltata. Lo fa subito dopo aver recepito i fanali sul fondoschiena accentuato, qualcosa in lei mi rammenta qualcuno, o meglio, non una qualunque. Ha le iridi blu come il cielo e non ho alcun dubbio: Nevaeh Ugon.
«Cosa stai guardando? Ti piace lo spettacolo, eh? Sei un buzzurro Dam, sul serio. Parlerò con la mamma, non è giusto che ci vada da sola dallo psic-», ostacolo la boccaccia con un bacetto sulla fronte, si ritrae furiosa e prosegue a molestare nostro cugino, «E tu? Ti ho beccato in pieno, Jar. Le hai appena guardato il seno, ma sai che non è consono per la nostra etichetta? Non si fa, assolutamente no» lo rimprovera come se fosse un'educatrice, Jeremy supplica silenziosamente di estirpare la lingua impertinente e di andare via, ma non è questo il piano.
«Aspettatemi qui, torno fra un attimo» riferisco, sono già a molti metri lontano da loro, quasi accanto a lei. Le amiche bisbigliano qualcosa d'incomprensibile e la spintonano violentemente, mentre sfuggono alla mia comparsa. È seria, una patina inequivocabile ha invaso l'iride e piangerebbe, se non fosse per l'estraneo che ha davanti. Esibisco una linea dura e il cipiglio sulla fronte, non proprio cortese ma è il massimo che posso esibire quest'oggi.
«David Taylor è qui?» non mi presento, odio i convenevoli. Tira su col naso e nega con un cenno. Maledico il giorno in cui quel cazzone è venuto al mondo, dopo una serie di blasfemi e frasi poco colorite, comprendo di essere innanzi a una donna che singhiozza. E se fossi uno stronzo poco garbato me ne andrei, ma Maddy non me lo perdonerebbe mai, né domani e né ora. Sono un cavaliere, in moto e con il giubbotto in pelle, ma pur sempre un gentiluomo.
«Ti hanno fatto del male?» ed era l'ultima cosa da chiedere. Non sono bravo con i sentimenti altrui, ho bisogno di rinforzi. Fischio, sì fischio. Come quando richiamo Tempest al box o quando invoco il cucciolo appartenente a Zio Dom. Sono un selvaggio racchiuso in un castello di ghiaccio, privo di erba e aria pura. Mia sorella è la prima a soccorrermi, identifica il volto e l'abbraccia con impeto.
«Nevaeh cosa è successo? Ti hanno, di nuovo, intimidito?» scosta i capelli scuri dal viso e per la prima volta, Madelyn, mostra la parte matura di sé. Squadro Jeremy e fa lo stesso, intende senza nessuna conversazione. Se solo avessi saputo di questa strana amicizia, non avrei speso del tempo prezioso per conquistare Raisa, sarei arrivato a lei per merito della sua piccola sorellina. Tuttavia, non abbiamo ancora pomiciato e infondo, nel profondo, non sono così meschino e perfido. 
«Loro, sì. È stata Haley questa volta, non resterò ancora per molto. Andrò via presto, così non dovranno più costringermi a svolgere i loro test» asciuga le goccioline salate e ride. Una folata di vento percuote il subconscio, le fossette. Questi dannati fori sulle guance. Posseggono lo stesso sorriso e mi pongo un quesito: è simile a quello della madre o del padre? Io sono dissimile a entrambi. Un clacson percuote l'udito, rivolge i saluti e frizza via. Non distinguo, né la vettura e nemmeno il conducente. Raisa non ha menzionato alcun tipo di trasferimento ma le espressioni di Nevaeh erano sincere, non c'era nessun cenno di ambiguità. E se dovesse andar via davvero? Il piano andrebbe abolito?
Cammino dritto davanti a me, schiocco la lingua al palato e trascuro la ragione di questa visita in città. Non c'è alcun bastardo nei dintorni, ma non smetterò di perlustrare.
«Oggi non ha frequentato nessun corso» dichiara Madelyn, mentre procede verso l'auto, «Ma adesso andiamo a casa, Zio Arnold ha corrotto il manager dei One Pilow per dei biglietti gratis! In prima fila! Al loro primo concerto!»

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora