Capitolo 7

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Raisa

La carreggiata è ricca di ornamenti, le luci sono spente e il sole erge fiero sulle nostre teste. Guido con pacatezza, la destra sul volante e la sinistra sul cambio manuale. La voce di Sam Smith, seguita da quella di Nevaeh, risuona nell'abitacolo. Osservo il volto dallo specchietto retrovisore, mostro le fossette e muovo il capo a tempo. Le unghie laccate di rosso, il rossetto rosa sulle labbra e gli occhiali a coprire l'eyeliner imperfetto. Sistemo i capelli sulle spalle e stringo il collo nella sciarpa, non voglio beccarmi un raffreddore in pieno inverno. Ho bisogno di uscire e far festa ancora per molto, mio padre ha già richiesto la mia presenza al locale questo pomeriggio. Nevaeh non potrà essere dei nostri, pertanto, impegnata con lo studio. Scruto gli zigomi alti e le labbra carnose, quest'oggi è corrucciata con la tabella di marcia. Non ha avvertito la sveglia ed è schizzata fuori dal letto come una scheggia, abbiamo assaporato del caffè e siamo accorse all'auto.
«Annota i pagamenti in contanti e quelli con carta, ti prego...» continua.
«Mi raccomando i...» interrompo la conversazione con un gesto della mano. Le indico la struttura e i libri stretti al petto, le mura sono dipinte di giallo e i cancelli deturpati dagli agenti atmosferici. Stufa delle denigrazioni poggio la mano sul petto, sporgo il labbro inferiore e piagnucolo. Sosto accanto al ciglio e pigio il tastino della serratura, scorgo una serie di gruppi ed ammicco in direzione di alcuni ragazzi.
«Smettila!» grida, batte la portiera e sporge dal finestrino.
«Potresti essere denunciata per pedofilia, lo sai?» punta il dito.
Melodrammatica come la mamma.
«Non ho fatto nulla!» difendo la mia povera dignità infranta e ingrano l'andatura sostenuta fino a pochi secondi fa.
«Ci vediamo Fiocco di neve!» roteo la mano e suono il clacson, le gote si colorano di rosso e scaccio via qualsiasi maledizione inflitta da quest'ultima. Nevaeh odia le effusioni, il chiacchiericcio di primo mattino e il freddo. Non ha mai smentito il dolore, nessun lamento. Ha assistito alla parte peggiore ed è pervasa, sopravvissuta alle notti insonne. Non permetterò a nessuno di farle del male, mai. Un pezzetto del mio cuore risiede in lei. Elevo le lenti, pettino con le falangi le ciglia inerte dal mascara e sbuffo sonoramente. Il trillo del cellulare continua a deconcentrarmi, visualizzo velocemente il nomignolo di Dave e opto per trascurare qualsiasi forma di comunicazione. Brianna gli avrà, di sicuro, confessato il nostro ''piccolo'' segreto. La polizia non è un opzione, parlare con i miei genitori non è un'alternativa. Non voglio infliggere ulteriori colpi, gli Anderson potrebbero compiere gesti spietati. Commemoro il sorriso sornione e lo sguardo esasperato di Jeremy. Dev'essere uno di loro, la catenina al collo e i disegni criptici sono la conferma. Come può gradire ciò che succede? Scuoto la nuca, delirante. A loro piace il terrore che riscuotono quando sono nei paraggi. Le voci in radio susseguono come hit estive, pretesti vari per catturare ascoltatori.
«Soggetto del giorno: il primo amore» intenta a pigiare il tasto accanto al volante, arresto il balzo. «Voi siete mai stati innamorati? Quanto è durata la vostra ultima relazione?» ansimo irritata, patetici. La voce dello speaker continua ad argomentare, sostituisco la frequenza ormai colpita, la collera brucia nello sterno. Ho chiuso ogni varco possibile, Clay Miller è svanito. Tuttavia qualsiasi vicenda giunge alla vita attuale, non sono in grado di raschiare in modo totale quell'ente dalla mia esistenza. È svantaggioso, anzi scorretto. I percorsi che attraverso sono gli stessi, come posso eclissare ogni flashback? L'albero antistante al negozio di souvenir è stato spettatore del primo bacio, la Sign. Barny la platea dell'umiliazione. Gemevo contro la vetrinetta e soffocavo di essere lasciata in pace. Non ho mai confessato la sua presenza di quella mattina, ma lo sguardo smorto non ha fatto altro che tormentarmi. E ci vuole davvero tanta fermezza nel far finta di non aver udito. La consapevolezza che potrei essere un'ulteriore Barny, schiaccia ogni consolazione. Parcheggio di fianco all'automobile del ristorante, ascendo con autocontrollo e afferro la borsa dai sedili posteriori. Dall'esterno, l'odore di pane alle noci è elettrizzante. Lo stomaco brontola, reclama una serie di pasticcini già adocchiati. Ci sono molte persone in fila, braccia conserte e smaniosi di andare via.
«Buongiorno!» dichiaro, l'allegria svanisce nel momento in cui incrocio un Miles adirato. Il camice bianco sporco di pomodoro, gli scarponi da lavoro bucherellati ai lati e il capellino voltato all'indietro. Il mare ed il cielo s'incontrano, socchiudo le palpebre e prego in una veloce esecuzione.
«Il turno è cominciato venti minuti fa, Raisa Ugon. Non c'è giustificazione che tenga, ti verranno detratti dai soldi dalla paga e non esigo coccole per il perdono!» spalanco la bocca, incredula. Soldi dalla paga? Ha forse battuto la testa da qualche parte? Una commozione cerebrale? Alzheimer precoce?
«Ma papà...» tento di ribadire.
«Niente papà e adesso sbrigati!» strombazza.
Interseco l'espressione di mia madre e una beffa da parte di Lilian, volevo precisare che non ho mai ricevuto uno stipendio. E non voglio averne uno. Non ne ho ancora bisogno. Alzo le spalle e roteo il bulbo oculare, striscio sul pavimento e raggiungo l'incasso. Infilo la sopravveste e il miglior sorriso in circolazione.
Cliente numero uno: due pizze, acqua oligominerale e capelli rossi.
Cliente numero due: bella donna, gambe pronunciate e sedere palesemente rifatto. Una brioche e un tè matcha. Scontato e superlativo.
Cliente numero tre: muscoli e riso tostato.
A questo punto, senza rendermene conto, ho quasi terminato.
Cliente quattro, cinque, sei, sette...e poi lo schermo cessa di funzionare. Alzo la vista, non c'è nessuno. Sono tutti intenti a chiacchierare, a mangiare e a sbellicarsi dalle risate. Li osservo da lontano, quasi da un'altra dimensione. Lilian arranca mentre sbarazza qualche tavolo. Brianna sbianca, erge dispiaciuta accanto all'ingresso e vorrebbe addentrarsi. Appaio distratta ed escogito di aver ricevuto alcune notifiche, estraggo il cellulare dalla tasca dei jeans e leggo.

Da: Dave
Brianna mi ha detto tutto, dovresti parlare con la polizia.
Non è giusto Raisa, chi stai coprendo? 

Davvero crede che abbia a che fare qualcosa con loro? Davvero David? Non replico, non deve impicciarsi. Odio l'autorità, chi crede di essere?
«Stupido di un Taylor!» batto un pugno sul bancone, ripongo l'aggeggio fra le penne.
«Concordo con te, qualunque cosa abbia fatto» sostiene l'uomo, porge la nota su cui è scritto il numero del tavolo.
«Ehm...un secondo, sono dieci dollari e settanta» sollevo la testa e...accidenti!
Ingoio fiotti di saliva, prima di drizzare la schiena. I riccioli sono ordinati sulla fronte, le sopracciglia arcuate e gli occhi spigolosi. Annego nelle pupille scure e riemergo alla vista del naso perfettamente all'insù. Gli orecchini ad entrambi i lobi risaltano la carnagione olivastra e i tatuaggi sul viso non fanno altro che aumentare l'interesse. Istintivamente mostro le fossette, lui è controllato. Rigido, ma sereno. Nessun muscolo contratto.
«Gra-zie...» sfioro le dita, una scarica elettrica attraversa la spina dorsale. Detraggo con irruenza, lui non emette nessun suono. È forse un miraggio? Consegno il resto dei soldi e supplico che non vada via. Scorre sulla targhetta e professa con cenno d'intesa.
«Adesso che sono qui...» esploro le lettere uscire dalle sue labbra, grosse e piene. Imploro di scoprirne al più presto il sapore, invoco chiunque.
«Adesso, posso avere un tuo contatto?» l'intensità è bassa, calda e seducente. Acconsento con un cenno meccanico, scrivo di fretta le cifre sul biglietto da visita e avvampo.
«Grazie Aisa...» riformula la stessa espressione e volta le spalle, stavolta rettifico senza meditare.
«È stata stampata male...» informo, increspa la fronte.
«Raisa, il mio nome è Raisa» svolto la targhetta e rivelo il soprannome completo. Acconsente e gratta il retro della nuca.
«Ci vediamo presto, Raisa» pronuncia, suona come una melodia struggente ed estremamente affascinate.
Lo spero.

#spazioautrice
Finalmente i nostri protagonisti si sono incontrati, 
non mi si venga a dire che Damen non è Scorpione ascendente Vergine perchè mi rattristo. 
Come state? Come procedono le interrogazioni a scuola?
Io ho terminato, per mia scelta, gli studi già da qualche anno. 
Bando alle ciance, ciancio alle bande. La storia vi sta piacendo? 
Fatemi sapere con un commento o, per i più timidi, con una stellina. 
Per qualsiasi info trovate il mio account su ig: _fatimaonwattpad_ 🌻
ONE KISS.🐞

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora