Capitolo 27

63 3 3
                                    

Raisa

A Lafemy's Avenue nulla è reale.
Ti aspetto questa sera in cima al grattacielo più alto di tutta Southdell.
Non tardare.

-Hendrick A.

Sosto l'auto accanto al palazzone ed estraggo le chiavi dal nottolino, acconcio la sciarpa intorno al collo e rabbrividisco nel cappotto. Il top bianco in pizzo lascia scoperte le clavicole e le spalle sottili, schiocco una leggera occhiata alle YLS indossate per l'occasione. Il riflesso attraverso lo specchietto è lo stesso dell'ultima volta che ho ritoccato il lucidalabbra, la strada per giungere qui è sembrata interminabile, non ho sostato ai semafori e oso prevedere la ramanzina che riceverò da parte dell'intera famiglia. Nonna Irene non è ancora tornata in Italia e di Miles nemmeno l'ombra, nessun messaggio, nessuna chiamata. Nonostante l'instabilità iniziale, credo di non essermi ancora abituata alla sua assenza. Una frase dura da pronunciare, ma carica di realtà. Di mattina, quando tutti dormono, occupo furtivamente, quello che era, il suo posto sul divano. Sintonizzo il televisore sul canale sportivo e fingo che ci sia lui accanto a me, con il cappellino da baseball al contrario e la tazza di caffè poggiata sul tavolinetto. Ma giuro di essermi adattata a quello che resta della mia famiglia, aiuto Emily con le faccende domestiche e presto iscriverò Mirea al nido, Kilian verrà al mondo e andrà tutto secondo i piani. L'omicidio di Simon Dowell è acqua passata, nessuna testimonianza e nessun arresto.
«Signorina Raisa!» sobbalzo al ticchettio di anelli contro il vetro. Il sorriso smagliante di Jeremy Anderson orna le labbra carnose, gli orecchini risaltano la pelle scura e il giubbotto imbottito verde mela è in contrasto con i pantaloni chiari. Inclino il capo verso destra e in certi versi somiglia molto a Damen, l'unica disuguaglianza è l'espressione divertita e malleabile del ragazzo difronte a me. Spalanco lo sportello e per poco non precipito di faccia contro il suo fondoschiena. Maledetti tacchi a spillo!
«Sei sicura di arrivare sana e salva fin lassù?» sorregge entrambe le spalle per issarmi in piedi, punta il dito sul tetto e inchioda i suoi occhi nei miei. Non ha tatuaggi a coprirgli le guance e nessun cerchietto ad ornare il naso, ha il volto rilassato e quieto. Tremo ad ogni passo, non per il nervoso sia chiaro, il freddo di Dicembre penetra nelle ossa come se non avessi indumenti a coprirmi. Ci avviciniamo al grande cancello circondato da un giardino tetro ed oscuro, piante rampicanti circondano l'edificio, le finestre sono appannate per quanto luride ed inutilizzate. La puzza di muffa invade le narici nel momento in cui mettiamo piede all'interno, il pianerottolo è caratterizzato da cardini staccati dal cemento e oggetti abbandonati da tempo, sugli infissi luccicano targhette con le iniziali dei residenti.
«Queste persone vivono qui?» chiedo, il terrore nel tono lascia poco all'immaginazione. Il pianto isterico di un neonato, proveniente da una delle porte, irrompe nell'intera rampa di scale. Blocco il flusso dei pensieri e controllo che Jeremy sia ancora accanto a me, non voglio mostrarmi debole ed infantile, ma l'ambiente e i suoni circostanti non m'incoraggiano a proseguire.
«Molte più di quanto pensi, questa proprietà è fuori uso da tempo. A nonno Gerard non è mai importato di questo posto, in realtà era troppo impegnato con il ranch per occuparsi del sedicesimo distretto...» sfrega il mento con il pollice e pensa di aver svelato dettagli importati, leggo attraverso le iridi che qualcosa frena il flusso delle parole. Scuote il capo per scacciare qualche cattivo pensiero e sorride tristemente, «Damen odia questo posto e sono sorpreso che abbia sollecitato proprio te» morde il labbro superiore in ansia. Vorrei confessargli che ignoro la vita familiare di suo cugino, non posseggo informazioni specifiche sul ragazzo che sto per incontrare. Non si è mostrato debole, vulnerabile o reale. Il dubbio che possa essere una fregatura non pone un freno al battito incessante del mio cuore, il fuoco arde al centro del petto e lui sembra essere la sola acqua che cessa l'incendio.
«Jeremy-» tento di professare che non ho intenzioni impure, nonostante l'incertezza.
«Siamo arrivati, Damen ti aspetta...» è di spalle, sospira pesantemente e si volta verso l'uscita d'emergenza, «Sai che sei davvero brava per essere una piccoletta? Quasi mi dispiace che ti abbia vista prima lui...» sussurra fra sé, ascende gli scalini con le spalle curve e le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
«Attenzione al lupo!» grida, prima di sparire. Non ho più paura del cattivo! Vorrei replicare. Spingo la via d'accesso al terrazzino e comprendo, con difficoltà, che non c'è qualcosa di grosso ad attendermi come pensavo fino a due minuti fa. Il vento gelido smuove l'orlo della gonna simulando una delle scene più celebri del mondo del cinema, appiattisco la stoffa con i palmi e mi rannicchio contro la balaustra. Tutta Southdell risiede ai piedi di questo edificio ed è spettacolare, le luci si fondono con i colori pacchiani delle zone élite, mentre l'altra porzione è completamente spenta e oscura. Riesco a scorgere qualche aereo decollare e l'insegna al neon del bowling di Alan, nuvole bianche fuoriescono dalle labbra ad ogni sospiro.
«Dovresti guardarti con i miei occhi in questo preciso istante...» sento mormorare a due centimetri dai capelli, profuma d'arancia e cioccolato con una spruzzatina di muschio bianco, farei qualsiasi cosa per poterlo sniffare tutte le volte che desidero. Non mi volto in fretta, o meglio, cerco di sembrare del tutto disinibita, nonostante il tremolio incessante delle dita e delle gambe. È lui a posizionarsi dirimpetto alla sottoscritta e resto priva d'ossigeno per quanto sia uno spettacolo perfettamente vestito da uomo d'affari. La camicia slacciata lascia intravedere la carnagione scura e la collanina d'oro che pende sul petto ampio e muscoloso, non indossa la cravatta ma i gemelli ai polsi lasciano intendere che la scelta non è una casualità.
«Sei bellissima» pronuncia con sicurezza, come se non avesse alcun dubbio a riguardo. Brama la mano destra per farmi volteggiare, compio due giri su me stessa prima di esplodere in una fragorosa risata. Sollevo le braccia ed è come roteare su una nebulosa di zucchero filato. La spensieratezza del momento permette ad entrambi di essere meno rigidi e più indulgenti, sfiora delicatamente il fianco destro per sollecitarmi a proseguire verso una delle strutture cadenti.
«Non è il massimo, ma non sono un tipo da feste e non ci sarei riuscito, se Maddy e Jay non mi avessero aiutato» gratta il retro del capo in un gesto meccanico e naturale. Le pareti all'interno della serra, suppongo improvvisata al momento, sono tappezzate di festoni e palloncini , al centro è allestito un piccolo tavolo in legno con alcuni stuzzichini e una torta gigante con candeline di ogni dimensione e colore. Aggrotto le sopracciglia con espressione stranita, fraintendo l'intenzione e invito Damen a procedere a ridosso degli allestimenti.
«È carino da parte tua voler festeggiare con me, ma non ho nessun regalo da offrirti!» mostro entrambe le fossette e getto la testa all'indietro.
«Non se qui per festeggiare il mio compleanno Raggio di sole...ma il tuo».
Dichiara con nonchalance, mette a posto i calici sulla tovaglia ed afferra il dessert con la mano destra. Protegge le fiammelle con il palmo e si avvicina con una strana scintilla nelle iridi – e no, non è il bagliore del fuoco- ma una vera e propria pioggia di meteoriti. No questo è...uno spettacolo privato.
«Sono passati nove mesi, non vorrei risultare maleducata ma è un tanti-» blocca il flusso delle parole con l'indice, «Oggi hai compiuto sedici anni Raisa, sedici candeline sono su questa torta e dopo, se vorrai, ce ne saranno altre quattro da soffiare».
Il labbro inferiore trema, così come l'intero corpo. Lacrime sostano ai lati degli occhi, permano immobile con una serie di fitte dentro il costato. Solida su quest'edificio di terra, pietra, acciaio e sentimenti. Se si verificasse un terremoto di magnitudo 6.4, in questo preciso istante, resterei inchiodata qui per il resto della mia vita. Ci sono molti modi per affrontare traumi e paure, ma ciò di cui avevo bisogno è racchiuso nel ragazzo dinanzi a me. Non è affetto ciò che provo, non è solidarietà e, da esterna, potrei quasi sostenere di essere un'estranea per quest'uomo. Ma l'amore? È questo che si prova? Per anni ho rinnegato quei tempi e ho bramato con tutta me stessa che i salti temporali esistessero, volevo dimenticare ciò che era accaduto prima della rinascita. Stasera desidero avere sedici anni, solo per un po'...solo per qualche ora. Giusto il tempo di ricostruire ricordi felici.
«Damen...» sussurro a corto di parole, lecco ripetutamente le goccioline salate ferme sul bordo delle labbra.
«Hendrick. Solo Hendrick per te, Raggio di sole» dice. Ed è il lascia passare per ciò che compio dopo. Smuovo l'aria circostante e con un gesto ripongo il dolce sul ripiano, lascio libere le sue braccia. Libere per il cuore in frantumi che ha riparato. Non lascio che i pensieri negativi prendano il sopravvento, non m'importa se finge e se c'è uno scopo in tutto quello che ha costruito. Mi isso sulle punte e circondo il retro del collo con entrambi gli avambracci. Non c'è nessuno spazio libero fra di noi. Nessuna distanza a separarci. Affondo l'intero viso nell'incavo del collo in una morsa letale e coraggiosa, rilasso le palpebre e mi beo del contatto fisico stabilito. Non voglio essere spaventata dai sentimenti che provo. L'amore non è per i codardi incapaci di restare soli, l'amore è per i fortunati, per chi riesce a ritrovarsi dopo essersi perso. In un momento iniziale, tentenna per la connessione inaspettata, successivamente, si plasma su di me, diventando un tutt'uno. È la cosa più affascinante e sensuale che abbia mai provato, nessun atto osceno eppure lo sento attraverso le ossa, proprio come il gelo al di fuori di queste mura. Curva la schiena per accogliermi prepotente e forte, stringe i fianchi selvaggiamente come per imprimersi l'immagine nella memoria.
«Ti renderò indietro tutti i giorni in cui non sei stata felice, permettimi di farlo. Ti hanno segnata come dita sul velluto, farò di tutto per inserirti in cima agli abiti più costosi. Permettimi di farlo Raisa, così potrai dire di essere stata voluta e amata almeno in quelli» bisbiglia e il dolore provato diventa speranza, nulla muore finché c'è possibilità di tramutare. Stringo la presa, tirandomelo ancora più vicino, per quanto possibile, sottolineando l'importanza della frase. Voglio che tu sappia che sono cambiata da quando ti ho incontrato, che la mia vita è cambiata e che sto continuando ad aggrapparmi a te per non ricadere nell'oblio.
Carezza la folta chioma, compio le stessa gesta per non infrangere la bolla in cui ci siamo rinchiusi. Continuano ad additarlo come se fosse l'antagonista, come il cattivo della storia, il lupo che mangia la nonna e continua a dormire. Tuttavia, noto solamente un bisogno incessante di essere amato e bramato per la sua assenza. Non per la nomea che continua ad addossarsi, non per il killer, non per il criminale.
Sarò anche accecata dall'amore, ma io non noto nessuno dei vocaboli elencati.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» chiede con sarcasmo, non perde il tono da seduttore e squarcia il silenzio sollevando il mento con il dorso duro e ruvido, incrocio le pozze scure e sono libera di ritrovarmi. Ancora e ancora. Riflessa in essi posso essere fragile anch'io, rivedo la ''me'' bambina e non un'adulta carica di difficoltà.
«Ciao. Hendrick.» saluto come se lo vedessi per la prima volta. Dolce, confuso e smarrito. Mi schiarisco la gola in preda all'ansia e cerco di divincolarmi per tornare a respirare, ma carica la dose di forza sulle anche piene e morbide.
«Ciao, Raggio di sole. Pronta per esprimere desideri?» mostra la fila di denti bianchi ed è ancora più bello quando sorride, stende gli zigomi alti e socchiude leggermente le palpebre. E so già cosa esprimere per quattro volte di seguito: chiedo di non dover rinunciare al sole, da questa breve distanza, per nessuna ragione.

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora