Broken

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ciao ragazz* non sono morta, ma sono con zero idee e poco tempo a disposizione. Il capitolo di oggi potrebbe attivare brutti ricordi a qualcuno o anche cattivi pensieri, se siete in questa situazione vi prego di dirlo a qualcuno anche se pensate di non meritare aiuto, tutti ne hanno bisogno e se lo meritano. Cercate di parlarne con chi vi fidate e se avete paura a volte una persone che non vi conosce è giusta per aprirvi, quindi non vi fate ostacoli a scrivermi.

Peter sapeva bene quando era iniziato, non sapeva però come era arrivato a quel punto. Era solo iniziato: ci aveva provato e riprovato a smettere ma non riusciva, era l'unica cosa di cui aveva il controllo. Poi è tutto andato a puttane, non ne aveva più il controllo ma non riusciva più a smettere.

Gli incubi, gli attacchi di panico, il non sentirsi mai abbastanza tornò più feroce di prima. Sapeva che poteva mantenere tutto segreto, ne era sicuro. Nessuno lo aveva mai notato prima l'importante era mostrare il vivace e felice Peter e nessuno se ne sarebbe mai accorto. Era bravo in questo, ben addestrato.

Cercò quello che gli serviva nei cassetti del bagno comune, sicuramente qualcuno degli addetti ne avrebbe messe alcune lì per gli eroi adulti in caso gli servissero di emergenza. Cercò disperatamente nei cassetti finche non aprì il terzo e eccole: una scatola di lamette. Prima di tornare in camera sua Peter chiuse confusamente i cassetti in modo che nessuno si accorgesse del disordine disperato che aveva creato. Delicatamente si sedette sul suo letto matrimoniale, fissò intensamente le lame che aveva messo sul piumone passandoci un dito sopra con un sorriso. Eccole la causa della sua salvezza ma anche la sua distruzione. Sapeva bene che era un problema ma non riusciva a fare a meno di quei 37 secondi di stordimento che lui scambiava per tranquillità, la pace che cercava da tanto tempo.
Taglio dopo taglio il suo sorriso crebbe e iniziò la calma, il non sentire nulla. Si sdraiò nel letto e si addormentò, avrebbe pensato domani al casino. 

-Sono le 6.55 Peter è l'ora di alzarsi 

La giornata era iniziata e il finto Peter doveva tornare: si alzò, sistemò la camera, coprì i tagli con una benda e si vestì, tutto con il suo caratteristico sorriso in volto.

Giorno dopo giorno, taglio dopo taglio, non c'erano più i bulli, aveva tanti amici, una famiglia fantastica ancora in vita, gli incubi che lo tormentavano erano spariti, non mentiva costantemente a Tony ed aveva una fantastica tuta high tech se voleva uscire. Oggettivamente la maggior parte delle cose erano vere, non aveva scuse. L'unico motivo per cui Peter continuava era a causa di se stesso. Il disgusto di sé che lo inghiottiva a tutte le ore del giorno e la sensazione di pesantezza costante non si fermava.

Lo aveva fatto ancora una volta, guardava il sangue scendere sulle sue gambe ipnotizzato. Si risvegliò dal suo stato e cercò di coprire il flusso di sangue in uno stato ansioso. Si buttò sul letto con un gemito, forse oggi aveva esagerato, la cosa gli era sfuggita di mano.

-Signor Parker, il Signor Stark la prega di venire a cena subito

L'idea della cena gli era passata completamente dalla mente con tutto quel panico. Non c'era modo di uscire da questo senza che Tony venisse a controllarlo magari con il rinforzo del Capitano, un giorno voleva davvero sapere cosa c'era tra i due. Si alzò con un sospiro e si mise un pantalone grigio con una felpa bianca. Un errore che gli sarebbe stato fatale più tardi.

Erano seduti sui divani. Collettivamente avevano deciso per una pizza e un bel film in tv. Peter era su un lato del divano con accanto Tony che gli sorrideva, una sensazione di colpa gli risalì dallo stomaco ma non ci fece caso, Steve era sull'altro lato del divano mentre Natasha, Clint, Bruce e Thor erano seduti in vari posti della stanza. Il film era quasi a metà quando Tony lanciò un'occhiata a Peter. La sua testa fece una doppia ripresa

-Peter è ... è sangue quello sui tuoi pantaloni?

In giro per la stanza riecheggiarono le parole di Tony mentre Steve stoppava il film. Ciò attirò l'attenzione degli altri sul ragazzo che andò in panico. No, no, no non dovevano saperlo. Cercò di rimanere calmo.

-Peter, cosa è successo?

- devo aver rovesciato qualcosa ragazzi, vado a cambiarmi

Peter raggiunse la sua stanza cercando di evitare il panico, di evitare la piccona vocina che gli diceva di non riuscire a fare nulla neanche mantenere un segreto. Improvvisamente sentì la porta bussare, che lo fece andare ancora più in ansia

-ei ragazzo sono Tony, fammi entrare
- un minuto ed esco subito

Peter era nella merda, Tony aveva usato la voce da papà e lui doveva ancora trovare il modo per fermare il sangue

-senti Pete se sei andato di pattuglia senza dircelo perché eri in punizione e ti sei fatto male, non siamo arrabbiati ma non puoi lasciarmi fuori quando sanguini

Lo sapeva era al limite, una settimana fa era stato messo a terra per un bruttissimo voto a storia, e se lo avessero scoperto? Peter era in panico, non riusciva a respirare. Da una parte non voleva che entrassero dall'altra lo voleva, la parte razionale di lui chiedeva aiuto ma Peter non credeva di meritarselo. Perché dovrebbe? Ha lasciato morire la sua famiglia e lo stesso stava per fare con Tony

-Non sto scherzando Peter. Se non ci fai entrare in questo momento, entreremo noi stessi. Ho un quoziente intellettivo geniale non sono così facile da ingannare, accidenti
-Peter, sono Steve. Tony é solo un po' pazzo perchè non sappiamo cosa
é successo, per favore facci entrare così che possiamo aiutarti

Peter cercò di dire che non poteva e si ritirò raggomitolato in un angolo della stanza, i due eroi stavano martellando la porta e il ragazzo voleva solo sparire. Improvvisamente il martellare svanì e la porta si aprì. Peter si raggomitolò ancora di più in se stesso volendo scomparire, ora lo stavano per scoprire. Stavano per scoprire tutto..

Irondad & spidersonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora