4~ Di notte a Londra

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1987

Dolore, rabbia e tristezza.

Non sentiva più niente; poteva solo concentrarsi su quel calore che stava svanendo velocemente.

Tutto il mondo sembrava essersi fermato, le voci, le risate sembravano non esistere più.

Poi la furia...

E tutto si distrusse.


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1988

Londra era grande, sembrava essere un bel posto ma, se si fosse guadato nelle periferie o nei vicoli avresti potuto vedere ubriachi, drogati e senza tetto.

La bambina aveva paura, ma non lo mostrava. Vestita di stracci, che una volta erano vestiti, se ne stava all'entrata di un vicolo. Negli ultimi quattro mesi che aveva vissuto per strada.
La bambina aveva capito che le persone dei vicoli non si sarebbero avvicinati alla luce delle strade e le persone che camminavano nelle strade non si sarebbero avvicinati ai vicoli oscuri.

La notte era la parte più difficile, non c'era luce in cui rifugiarsi, di solito dormiva nascosta dietro un cassonetto della spazzatura o addirittura in uno di essi. Stava sveglia il più a lungo possibile in ascolto a ogni suono o rumore sospetto, aveva sentito voci di cosa accadeva nei vicoli, e non era affatto piacevole.

Si svegliò di soprassalto, un rumore di passi lenti, non cadenzati e goffi la misero subito in allarme. La piccolina notò che era notte fonda, verso l'una o le due di notte. Si allontanò dal cassettone della spazzatura dove era nascosta e si avvicinò all'inizio del vicolo, i lampioni funzionavano ancora, illuminavano solo sotto di loro e il resto intorno rimaneva oscuro. La bambina si mise proprio sotto quella fioca luce attese qualunque cosa si stesse avvicinando.

"Bene, bene, bene... Cosa abbiamo qui una piccola dolce bambina...", due ubriachi grandi e grossi si avvicinavano dondolando nel loro stato di ubriachezza, "che c'è tesoro, ti sei persa?". Il fetore dell'alcool si sentiva da metri di distanza, ma ciò che alla ragazzina non piaceva erano gli occhi. Occhi acuti, pieni di rivoltante e disgustosa oscurità, pieni di promesse orripilanti. "No, grazie signori" rispose con voce severa e chiara, mostrando loro solo sicurezza e tenacia; "Sei sicura? Dai vieni con noi, ci divertiremo insieme" i due uomini si avvicinavano barcollando sempre di più. La piccola ragazzina non mostrò loro il minimo timore e con una voce sussurrata, cupa e fredda disse "se fossi in voi me ne andrei" e fissandoli negli occhi "altrimenti non potrete bere mai più." Le sue parole sembravano echeggiare, rimbombare tra le pareti, la temperatura intorno a loro divenne glaciale.

I due uomini non se ne accorsero nemmeno, forse a causa dell'alcool nel sangue o a causa della loro stupidità, si avvicinarono a uno dei due le posò una mano sulla spalla e cercò di avvicinarla a sé.

"Ti avevo avvertito" semplici parole, ma che ebbero conseguenze.

I due ubriachi furono scagliati con grande forza contro il muro infondo al vicolo lercio, come da una forza invisibile.
La strana forza in qualche modo non permetteva a i due di cadere per terra, ma li teneva sospesi facendo sempre più pressione sui loro petti e sempre più venivano schiacciati contro il muro.

La piccolina teneva una mano tesa davanti a loro, con occhi che trafiggevano le loro miserabili anime; poi lentamente iniziò a stringere la mano in un pugno. I due uomini iniziarono a sentirsi schiacciati, come in un compattatore, sempre più e iniziarono a urlare.

Imploravano di essere liberati, chiedendo perdono, scusandosi e promettendo di non farlo più. La piccola ragazzina vedeva tutto in maniera passiva, la mano stringeva sempre più, la pressione aumentava sempre più, così come le loro grida.
"'Ad ogni azione corrisponde una reazione', io te lo avevo detto, ma tu hai voluto ignorare il mio avvertimento e queste sono le conseguenze".
Stava per chiudere il pugno quando...

 Stava per chiudere il pugno quando

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La Matriarca della casata dei BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora