22~ Salvataggio e decisioni

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1988

Aveva finito di preparare la cena per i suoi parenti, per tutto il pomeriggio aveva curato il giardino di cui si vantava così tanto sua zia; però un pensiero cominciava a sorgere: lei non si era ancora fatta vedere.

"Sembra che il tuo amico mostro si sia scordato di te ragazzo" ridacchiò rumorosamente suo zio, deridendolo dal divano dove era seduto a guardare la televisione.

Guardò in basso, lo sguardo vacuo sui fornelli che stava pulendo.

No.

Si disse mentalmente, mentre riprendeva a pulire; lui non si sarebbe lasciato influenzare dalle parole velenose dei suoi parenti.

Lui credeva fermamente che lei sarebbe arrivata; finora non lo aveva mai deluso, lei veniva sempre, il 20 ogni mese, a controllarlo e a ricordare la possibile morte che attendeva i suoi parenti se gli avessero fatto del male.

Lei sarebbe arrivata.

Nel salotto davanti alla televisione e con in mano una birra, sedeva un uomo molto grasso, tanto da non poter vedere il collo, con i baffi molto lunghi e folti capelli grigi.

A fianco, seduta impettita, c'era una donna ossuta con i capelli biondi scuri, una faccia che sembrava essere quella di un cavallo e un collo molto lungo, e sedeva fiera mentre osservava il suo adorato Dudders che sedeva sulla poltrona a fianco del divano.

Il ragazzo era quasi una copia in miniatura del padre. Aveva una grande faccia rosa, un collo quasi inesistente, piccoli occhi umidi e folti capelli biondi, l'unica caratteristica ereditata dalla madre.

Suonò il campanello è tutti si bloccarono.

"Non può essere quel mostro, sarà qualcun'altro" borbottò furiosamente l'enorme uomo, e con ancora in mano la birra si diresse alla porta e l'aprì bruscamente.

"Salve signor Dursley, è un piacere rivederla"

Era lei!

Ne era sicuro: la sua voce calma e raccolta, la forza nel suo tono erano inconfondibili; senza esitazione lei entrò e si diresse verso di lui.

"Prepara le tue cose, stai venendo con me" disse con calma e gli fece un leggero sorriso; "neanche per sogno!" sbraitò suo zio, "questo ragazzino resterà qui e tu non potrai farci niente!" gli occhi dell'uomo erano iniettati di sangue e la bava cadeva dalle labbra come un animale ringhiante. Lei lentamente prese il suo braccio e lo spinse leggermente verso le scale "quando hai finito esci e vai verso l'inizio della via, troverai un uomo, digli che ti ho mandato io. Tranquillo di lui ci si può fidare." parlò con voce sommessa, senza voltare le spalle a suo zio.

Lui annuì e velocemente si diresse verso le scale nella camera da letto più piccola: prese il suo vecchio zaino di scuola e ci mise dentro tutto quello che per lui era importante; poi scese con altrettanta velocità e si fermò un momento a guardare la situazione. Per qualche assurdo motivo tutti e tre i suoi parenti erano seduti sul divano e sulla poltrona dove prima risiedeva suo cugino, c'era lei.

Fidandosi di lei e seguendo i suoi ordini, lui uscì dalla casa senza guardarsi indietro, sapeva che lei lo avrebbe raggiunto. Camminando a passo svelto presto si ritrovò all'inizio della via illuminata dai lampioni, e vicino al cartello con scritto 'Privet Drive' si trovava un uomo. Era appoggiato al palo della luce lì vicino con le braccia conserte, e presto lo vide nel dettaglio: aveva i capelli mossi neri con un accenno di grigio vicino alle tempie, gli occhi erano di un grigio carbone e vestiva con un bel completo.

Quando fu davanti al misterioso signore, lo osservò un po' diffidente, me lei aveva detto che ci si poteva fidare e lui si fidava ciecamente di lei, "buona sera signore, mi ha mandato qui Nyx". L'uomo lo guardò "Alphard Black" disse l'uomo, quest'ultimo non disse nient'altro, sua nipote gli aveva detto di non dare informazioni per il momento e lui avrebbe esaudito i suoi ordini.

La Matriarca della casata dei BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora