5~ Serata non finita come previsto

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1988

'Stanco e ubriaco' questo è quello che direbbero.

Alphard era stanco ma non ubriaco, alticcio forse ma non ubriaco; la prova a suo favore in questa affermazione?

Riusciva a camminare ancora diritto.

Alphard Ciaus Black, un uomo di ormai 48 anni, sembrava avere 40 al massimo

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Alphard Ciaus Black, un uomo di ormai 48 anni, sembrava avere 40 al massimo.

Era un uomo rispettato, dopotutto era a capo dell'Ufficio dei Misteri.

Una sezione del Ministero che si trovava nelle profondità raggiungibile solo da persone autorizzate e dagli Indicibili.

Comunque, quella sera Alphard aveva finito tardi di lavorare ma, invece che andare a casa e abbandonarsi al dolce abbraccio del suo letto, decise di andare a bere in un buon pub. 'The howling night'('La notte ululante'), nome particolare anche per un pub babbano.

Aveva bevuto un bel po' passando la serata a cercare di distrarre la sua mente da una vocina nella parte posteriore della sua testa.

Quella voce non pronunciava a parole coerenti, era più come un richiamo, sentiva una sorta di spinta verso un luogo non definito.

Alla fine, verso l'una di notte, non resse più e si lasciò guidare da quella strana vocina.

Pian piano si avvicina alla periferia di Londra; dove le illuminazioni iniziavano a diminuire, la vocina diventava sempre più forte fino a diventare impossibile da sopportare.


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La sentì.

Magia.

Potente e grezza magia.

In tipo di magia primordiale, puro potere indomabile.

Si guardò intorno freneticamente per capirne l'origine, poi vide: una piccola figura illuminata da un lampione.

Iniziò ad avvicinarsi aumentando sempre più la velocità, fino quasi a correre, per poi fermarsi quando arrivò a un paio di metri di distanza.

Una bambina teneva una mano tesa verso il vicolo, sembrava non notarlo, incuriosito dall'azione della piccola mano guardò in detto vicolo e li vide.

Due uomini sospesi in aria che venivano schiacciati da una forza invisibile, imploravano di essere liberati e promettendo che non lo avrebbero fatto mai più.

Si girò e vide la piccola bambina che man mano che stringeva il pugno, aumentavano le urla dei due.

Capì.

Si sorprese.

Una dimostrazione di magia accidentale perfettamente controllata.

Lentamente si avvicinò e delicatamente posò la mano su quella tesa della figura più piccola.

La bambina sussultò, si blocco immobile come una statua, poi neanche un secondo dopo si allontanò di scatto creando un divario tra loro due.

La mano della bambina era ancora tesa verso i due babbani e si voltò ad affrontarlo.

Sentì una sorta di pressione nella sua testa che gli stava dicendo di girarsi e dimenticare ciò che aveva appena visto.

Se non fosse stato per le sue barriere occlumatiche, avrebbe fatto ciò che gli veniva detto.

Dentro di sé sorrise, la bambina stava usando su di lui un miscuglio di legilimanza e imperio, e anche abbastanza potente.

Guardò curioso la piccolina: era vestita di stracci; sporca da tutte le parti; capelli estremamente arruffati, neri come le tenebre più oscure; la pelle pallida, per quanto visibile da tutto lo sporco, era contaminata da un pallone malaticcio, possedeva anche dei lineamenti affilati.

Gli occhi non li vedeva, erano chiusi, eppure lei sembrava riuscire ad orientarsi. A quanto pare, la sua magia le permetteva di 'vedere' attraverso le palpebre.

Alphard era molto incuriosito, ma non era stupido, non si era dimenticato della magia che sprigionava.

Lentamente alzò le mani in segno di resa, e lentamente parlò: "buonasera, cosa stai facendo?"

La bambina per quanto cercasse di non restare sorpresa, non capiva come mai i suoi poteri non funzionavano sullo sconosciuto, inclinò leggermente la testa confusa, come un gattino "vattene e non ti accadrà nulla di male, io e questi signori stavamo finendo la nostra conversazione."

"La tua conversazione sembra interessante ma sai che potresti essere arrestata? Gli auror ti arresterebbero con l'accusa di aver ferito e probabilmente ucciso dei babbani."

'Auror?', 'babbani?', la bambina non aveva mai sentito questi termini, neanche nei libri di fantasia che aveva divorato.

"Mi scusi, ma non ho idea di cosa lei stia parlando signore", ad Alphard non mancò il modo in cui la bambina parlava educatamente: sembrava quasi che quell' educazione lo adulasse, per convincerlo e manipolarlo a suo piacere; la sua posizione era cauta ma allo stesso tempo sembrava sicura di sé.

"Immagino che tu sia una nata babbana allora" mentalmente sospirò, non aveva voglia né pazienza per questo "hai mai fatto qualcosa che non puoi spiegare, qualcosa di bizzarro? Magari quando sei spaventata o arrabbiata?"

Il piccolo corpicino si irrigidì nuovamente e Alphard capì di aver centrato il punto.

"Potrei spiegartelo meglio, magari in un luogo più privato, davanti a un tè caldo e con un camino acceso."

"Mi è stato insegnato a diffidare dagli estranei."

Giusto, ottimo punto.

Sospirò pesantemente "ascolta, non ti voglio fare del male, non ho interesse a fare del male a una bambina" a detta bambina si formò un piccolo cipiglio come se fosse offesa "posso spiegarti quelle cose che fai. Inoltre non credo che tu debba andare a casa" disse indicando i suoi stracci.

La bambina sembrava pensarci su, per un lungo momento il silenzio riempì la strada.
"Va bene," accettò infine la figura più piccola e lentamente rilassò la sua postura.

"Perfetto potresti lasciare quei due?" disse lo strano uomo indicando con il dito i due babbani sospesi in aria.

La bambina voltò la testa e in un movimento deciso chiuse la mano in un pugno con forza.

I due corpi si attorcigliarono, schiacciarono e assunsero delle posizioni strane per niente naturali.

Dalla pelle uscivano le ossa ora spezzate, il sangue macchiava i loro corpi.

Non respiravano più.

Li aveva uccisi.

Li aveva uccisi

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La Matriarca della casata dei BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora