1 Tela cremisi

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Il fumo della sigaretta si allargava come una macchia d'olio fuoriuscendo dalle sue carnose labbra. Delle dita lunghe e sottili l'afferrarono spegnendola frettolosamente in un posacenere di vetro poggiato alla ben che meglio sul comodino, già pieno zeppo di cicche. Ryan allungò un lungo braccio muscoloso e si issò appena col busto. Il lenzuolo che lo ricopriva gli guizzò giù sino alla vita portando in evidenza i muscoli del torace. Afferrò il cellulare che non ne voleva smettere di suonare e lo portò all'orecchio rispondendo di malavoglia. La donna che giaceva al suo fianco ridacchiò sommessa portandosi una mano davanti alla bocca. I capelli color caramello sparpagliati sul cuscino. I piccoli seni nudi rivolti verso l'alto. Protrasse le dita e le sue unghie scarlatte si andarono a conficcare nei fianchi di lui facendolo sussultare. In un baleno gli fu addosso. L'uomo bello e ribelle gli rivolse un sorriso sghembo e, poggiandole l'indice della mano sinistra sulla bocca la fece arretrare. La donna lo guardò malamente prima di ricadere al suo fianco in un tonfo. Ryan terminò la chiamata. Si alzò ancor più col busto e sospirò.

- Non dirmelo. – disse lei – devi scappare. – non ricevette risposta – lo fai sempre. – aggiunse scontrosa – ogni volta con te è la stessa storia. – si alzò e prese a raccogliere i suoi vestiti. Ryan fece per dire qualcosa ma preferì restare in silenzio. – Kat, il mio nome è Kat. Andiamo a letto da mesi Ryan, sono tre lettere non è poi così difficile...

- Dovrebbe importarmi. – rispose lui alzandosi e mostrando le sue nudità. Si diresse verso il bagno portandosi i biondi capelli all'indietro, gesto che era consueto fare. Ryan Morris, era un agente di polizia fuori da ogni schema, bello come un Dio greco, il suo corpo era scolpito alla perfezione, un David fatto di carne. Ammaliava seducente chiunque gli si parasse davanti, non era solo il suo aspetto, faceva gran parte il suo carisma, la sua determinazione e quella voce così calda e profonda dall'accento poco comune. Si concesse alcuni brevi minuti per una doccia, non sarebbe mai uscito di casa con il profumo di un altro corpo addosso. Con i capelli gocciolanti, si asciugò svelto e si vestì. Scese le scale quatto a quatto, poteva farlo ad occhi chiusi tanto era agile e attento. Chiusosi a bordo della sua auto corse dritto all'indirizzo che gli era stato inviato.

Le sirene impazzite riecheggiavano lungo la strada trafficata di Seattle. La scientifica era già nel luogo del crimine e i poliziotti se ne stavano a parlare tra loro inorriditi da quanto successo. Intanto una leggera pioggerella veniva giù incupendo il cielo. Subito gli agenti coprirono la scena del crimine con un telo evitando così che la pioggia compromettesse le prove. Una giovane donna era stata brutalmente assassinata. Il corpo gracile era disteso per terra completamente nudo: gli arti erano stati spezzati, le ossa completamente in frantumi. Le dita storte con unghie scorticate sporche di fango e terra. Il viso tumefatto era irriconoscibile. I capelli mossi lunghi fino alle spalle tinti di rosa erano sparsi sull'asfalto. Era stata messa lì di proposito da qualcuno che si stava divertendo a sfidare la polizia ormai da qualche tempo. Ryan con una camicia bianca, dei pantaloni scuri e la cinta con pistola e distintivo alla vita si avvicinò alla scena del crimine sorseggiando il suo caffè lungo con estrema nonchalance, dopotutto, per lui era consueto vedere cadaveri benché, farci colazione accanto non era proprio un bel gesto. Ai piedi della giovane vittima, completamente nuda, vi trovò la sua collega nonché partner di squadra l'agente Ramona Rosalez. La donna di origine messicana era in divisa e teneva tra le mani un taccuino dove annotava tutto ciò che riteneva potesse giovare alle indagini. Aveva dei fianchi possenti e lunghi capelli neri quasi sempre annodati in trecce o chignon. Questa volta sulla testa aveva il cappellino della polizia e dalla parte posteriore sbucava la sua corvina treccia. Ryan arrivato al fianco della vittima si abbassò sulle gambe sistemandosi i biondi capelli dorati dietro le orecchie, il sottile argento che abbracciava il suo elice sinistro luccicò. Sollevò appena il cellofan trasparente che la copriva e studiò il corpo: Aveva ancora gli occhi aperti, spalancati e vitrei in un'espressione di terrore. L'agente Morris si sollevò e cambiò la sua prospettiva, nel frattempo sul loco era giunto il coroner. Una donna alta dai lunghi capelli del colore del caramello si avvicinò, indossava un cappotto tortora lungo fino alle caviglie, coprì le unghie scarlatte con i guanti in lattice e si chinò verso la vittima.

- Avremmo potuto prendere una sola macchina, non trovi Ryan? – disse Kat. Lui, come sua abitudine, non rispose continuando a studiare il corpo.

La vittima aveva vene violacee che si erano fatte strada sul collo e attorno ad esso dei segni quasi invisibili di punture. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa Ryan parlò:

- E' stata drogata prima di... – indicò con l'indice il collo della vittima. Accadeva sempre così, lui riusciva a vedere da subito cose che gli altri non riuscivano a vedere, come se possedesse una super vista e riuscisse a fare zoom su ogni dettaglio. Capiva quello che gli altri non capivano. I suoi colleghi, non ben disposti nei suoi riguardi, erano soliti chiamarlo Sherlock. L'agente di polizia aveva difatti il dono di mettere a fuoco anche i minimi particolari. In soli pochi secondi si era reso conto che sulla testa della vittima mancava una ciocca di capelli, gli occhi erano colmi di terrore, le labbra blu screpolate e secche, ciò significava che era disidratata, dal fisico anche mal nutrita. Le unghie sporche di fango e terra erano spezzate come se avesse scavato. Attorno al collo quei segni che non lasciavano alcun dubbio. E, ovviamente, la cosa più lampante: le cosce, erano sporche di sangue...

- Con molta probabilità sì. – rispose la coroner ordinando che il corpo venisse coperto totalmente e caricato sull'ambulanza. Si sfilò i guanti e avvicinandosi a lui lo squadrò da capo a piedi – magari posso dirti cosa scopro questa sera... - Ryan la guardò serio solo per un istante prima di allontanarsi.

- O puoi comunicarlo al mio dipartimento. – disse.

Proprio quando l'agente stava per salire in auto notò qualcosa, un flash e poi un movimento, fu talmente fulmineo che scosso il capo per mettere a fuoco non c'era già più. Tutto ciò accadde mentre il corpo veniva caricato a bordo dell'ambulanza diretto all'obitorio. Ryan restò con la fronte corrugata cercando ancora di mettere a fuoco. A lui non sfuggiva mai niente ma, questa volta, incazzato, non poté fare a meno che ammettere la sua sconfitta. "Probabilmente era solo un lampo" gli disse Ramona. Stupida come ipotesi ma, per il momento Ryan preferì non soffermarsi ulteriormente. Questo caso lo tormentava orma da tre anni e tra incubi e visioni, non riusciva più a distinguere la realtà dall'immaginazione. L'agente tornò indietro nel tempo con la memoria tornando al primo corpo rinvenuto, fu quello di Annabelle Suz, la giovane figlia del sindaco data per dispersa. In una rimessa appena fuori città ecco che, mesi e mesi dopo, sbucò il suo cadavere impalato per via rettale fin sopra il cranio. Uno spettacolo a dir poco grottesco. Stampa ed emittenti televisive erano giunte immediatamente sul posto come sanguisughe in cerca di scoop quando una giovane sedicenne giaceva macabramente sotto i loro occhi ciechi. Le lunghezze dei capelli castani lisci come seta danzavano al vento coprendole il viso bianco sporco di terra, fango e sangue, una grossa quantità di sangue che ricopriva anche il corpo nudo riversandosi sotto i suoi piedi creato così una pozza cremisi. Annabelle non era stata uccisa subito, era stata tenuta in ostaggio da qualcuno in chissà quale posto e in chissà quali condizioni. Le giovani vittime avevano difatti un corpo assai smunto, come se fossero lasciate alla fame. I loro gracili corpi erano segnati da numerose percosse ed i loro occhi venivano sempre lasciati aperti, chi faceva questo, amava vedere la paura riflessa in essi. Le loro ossa venivano spaccate una per una così che i corpi potessero essere più snodati e assumere ogni posizione anche le più inumane. Il killer stava "giocando" dipingendo la sua follia con il sangue di giovani donne innocenti. 

Run to another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora