44 "La fede dei perversi"

174 8 6
                                    


Lo sguardo attento dell'agente Hill, era ora focalizzato sullo schermo del computer dinnanzi a lui. Se ne stava seduto su quella poltrona da ore interminabili che aveva fatto il solco. Con la fronte sporgente perlata di sudore per via della tensione, dopo numerosi tentativi che gli chiesero diverse notti insonni, era riuscito finalmente ad hackerare il computer privato di Harris scoprendo il vaso di pandora: video, testimonianze e file che lo avrebbero condannato per sempre. Sapeva però, che in quei file, sarebbe inevitabilmente saltata fuori la vera identità di Ryan e lui questo non poteva permetterlo, ragion per cui, si mise a visionare ogni singolo file da cima a fondo. Aveva conosciuto la mente malata di Harris ma vedersi quel terrore scorrergli davanti attraverso quei video, lo distrusse: pornografia, pedopornografica e parafilia. Ma l'orrore celato da quello schermo non era niente al confronto dello strazio subito quando riconobbe il suo migliore amico protagonista di quegli orribili filmati. Disgustato e colmo di rabbia, dovette prendere una pausa tanto era provato. Quando riprese la visione con suo rammarico vide che i filmati dedicati a Gavril erano moltissimi, probabilmente era il preferito di quel porco schifoso. Andando avanti dedusse che Gavril doveva avere circa otto anni, fino ad arrivare ai sedici. Vi trovò anche le violenze subite dal padre, l'incesti obbligatori con il fratello maggiore e persino video dove Gavril vestiva i panni da donna. Non riuscì a vedere i filmati per intero, non spettava a lui, ma doveva proteggerle il suo amico ad ogni costo.

Quando trovò una sfilza di video fatti in carcere però, la sua attenzione venne catturata maggiormente. Si trovavano ben nascosi all'interno di una cartella protetta. Smanettò sui tasti con le sue dita paffute e iniziò ad aprire quei video uno dopo l'altro.

Con la tuta anacino, seduto dietro al tavolo degli interrogatori, vi era un uomo dai capelli brizzolati e gli occhi scuri. Questi, se ne stava seduto immobile col capo chino a fissarsi i polsi stretti nelle manette appoggiate sul tavolo dinnanzi a lui. Il suo tono era leggero e, come un oratore perfetto, raccontò alla telecamera tutto ciò che sapeva su Edward Harris:

- Li drogava e abusava di loro... - iniziò così la sua confessione, poi, vi fu silenzio, ne seguì un fruscio snervane per alcuni secondi.

- Amava torturarli ed umiliarli. Li costringeva a restare legati con delle robuste corde ai polsi su per le travi, le braccia spesso si slogavano, le spalle uscivano lussandosi. Non voleva che morissero, inizialmente voleva solo tenerli con sé, collezionarli. Ma non durò a lungo. – alzò il capo e guardò dritto il suo interlocutore.

- Uccise la sua prima vittima quando aveva poco più di vent'anni. Era una compagnia di università, la ragazza aveva notato i suoi squilibri sempre più marcati. Prima le molestie seguite da violenza fisica fino ad arrivare ai video porno amatoriali. La ragazza non sapeva che lui registrava tutti i loro rapporti. Quando scoprì i video lo affrontò e lui perse il lume della ragione, la prese per i capelli ed aprendo il palmo della sua mano sul cranio, la spinse forte contro la parete ben novantasette volte, almeno questo è ciò che lui mi disse. Il viso della ragazza venne terribilmente sfigurato vista la quantità e l'aggressività dei colpi inflitti. Il corpo esanime restò all'interno della sua casa in affitto per giorni. Non so cosa ci abbia fatto, se abbia continuato a girare video o abusarne. So però che mesi dopo, i resti del suo cadavere, furono rinvenuti all'interno del campus sparsi sul prato come fossero fertilizzante. Aveva aspettato che il corpo raggiungesse il giusto stato di decomposizione per poterlo fare a pezzi. All'interno dell'università, trovò tutto ciò che gli serviva. Ovviamente, nessuno lo incolpò, era uno studente modello e proveniva da una delle famiglie più ricche e influenti. Nulla accadde per molti anni, scomparve e di lui non ebbi più alcuna notizia. Un giorno però, venne a trovarmi. Mi disse che degli amici lo invitarono ad uno spettacolo e mi portò con se... - l'uomo abbassò nuovamente il capo colpevole. - Un americano ed una russa, avevano messo su un teatrino erotico usando i loro figli. – confessò. - Fu lì che Edward tornò ad essere il mostro che era sempre stato. Vedere quei corpicini e la sofferenza in essi, lo eccitava. Si sposò per avere una facciata, ma nel frattempo continuava con i suoi macabri altarini. Divenne sempre più ricco, sempre più potente e imponente. E diede vita al suo gioco. Iniziò così a prendere in "prestito" figlie e figli minori di amici dando loro tutto ciò che desideravano. D'altro canto, potevano farsi un altro figlio ma il potere, quello da soli non lo avrebbero mai e poi mai ottenuto incapaci com'erano. Per lui era un gesto molto umano da parte sua. Portava le vittime nella sua villa dispersa nella vegetazione, venivano denudate e lavate con un idrante e quella forte pressione feriva la loro pelle e lui adorava vedere quelle abrasioni sui loro giovani corpi. Lividi, tagli, ustioni, provava piacere nel fargli del male. Aveva trovato l'apice del piacere e nessuno mai avrebbe fatto crollare il suo impero di dolore. Ha persino una figlia con la prima moglie, la donna, presenta gravi squilibri mentali nel corso degli anni, è possibile che questi disturbi, siano residui di torture subite proprio da lui. Nel frattempo i due fratellini usati come marionette per gli spettacoli crescevano e così, l'interesse della clientela diventava sempre meno. Il maggiore aveva dei problemi a livello neurologico, nessuno lo voleva più, per quanto fosse bello, i tic sempre più frequenti, facevano evincere la sua malattia, nessuno voleva un giocattolo guasto. Fu così che tutte le attenzioni furono rivolte al fratello minore. Lui che era così bello e androgeno, si vendeva con facilità. Spesso veniva vestito da donna per soddisfare le fantasie perverse della clientela. Quando compì sedici anni, di lui si persero le tracce. Però qualcuno continuava a cercarlo, qualcuno che aveva sborsato una somma indicibile per averlo. Quel qualcuno, era proprio lui, Harris. Aveva comprato il ragazzo come un animaletto da compagnia. I genitori lo diedero via come nulla fosse, il padre non batté ciglio davanti a quella somma indicente di danaro, la madre... Beh, aveva il cervello fuso per capire cosa stesse accadendo intorno a lei.

Run to another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora