34 Gemella

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All'arrivò un nuovo giorno, l'agente Morris come era consueto fare prima di ogni turno, si diresse al parco dove corse per almeno un ora, lì però, si sentì osservato, come se gli occhi di tutti i presenti, lo stessero fissando. Tornò a casa dell'amico guardingo con il fiatone e gli indumenti sudaticci appiccicati alla carne. Mentre richiudeva il frigo estraendo il cartone di succo alla carota e se lo portava alla bocca, Alex che aveva passato la notte sul divano, si ridestò stropicciandosi gli occhi.

- Ryan. – pronunciò con voce impastata. Il poliziotto finì di bere e fece dietrofront uscendo dalla sala ignorandolo, il ragazzo sbuffò sprofondando la testa contro lo schienale del divano. Ryan sperava che Eddie lo ascoltasse ma, conosceva fin troppo bene l'omone e c'era da aspettarselo che non lo avrebbe assecondato. Sapeva bene il motivo di tale cocciutaggine: Eddie voleva che lui si aprisse, che ammettesse i suoi sentimenti, ma non sarebbe successo, specialmente adesso che Alex sapeva, non voleva la sua pena, non voleva fare pietà a nessuno.

Dopo essersi dato una ripulita, raggiunse il distretto.

Ad attenderlo trovò l'agente Ward che scalpitava sull'uscio della porta. Sceso dall'auto con estrema pacatezza, spense la cicca della sigaretta sotto la suola dei suoi anfibi e raggiunse il collega. C'era una naturalezza ipnotica nel suo modo di muoversi, pareva che l'asfalto, gli si modellasse sotto alla suole delle scarpe. Jacob lo guardò, non era affatto facile abituarsi alla sua bellezza, gli ci volle un istante prima di chiudere la bocca e rimettere in moto il cervello:

- Non crederai a ciò che sta accadendo. – pronunciò infine. – c'è Harris con la Cooper.

Morris granò gli occhi per lo stupore di quella rivelazione, si precipitò a grandi passi verso lo studio del commissario non riuscendo a tenere al guinzaglio quell'animale che vi era in lui. Aprì la porta senza bussare sbirciando al suo interno restando immobile sull'uscio. Lavinia Cooper se ne stava seduta dietro la sua scrivania, davanti a lei, vi erano il generale dell'FBI Thompson e l'imprenditore Harris con il suo avvocato. I presenti fissarono immediatamente il poliziotto voltandosi di colpo nella sua direzione.

- Ryan! – chiamò Thompson entusiasta – sono lieto che tu sia qui, unisciti pure a noi.

L'agente fece qualche passo in avanti ma, in quel preciso istante Harris si alzò. Aveva un sorrisetto beffardo che gli incurvava le labbra deformandole.

- Se non c'è nient'altro... - disse sistemandosi il nodo alla cravatta scura abbinata perfettamente al suo completo blu elettrico.

- La prego di rendersi reperibile. – gli ordinò la Cooper.

- Ovviamente. – replicò l'imprenditore con tono algido.

L'avvocato di Harris era basso e mingherlino, portava una montatura di un viola molto acceso. Non proferì parola, Harris parlava da se, probabilmente non aveva neppure bisogno neppure di un avvocato ma, per legge, gliene serviva uno, qualora fosse stato un indiziato. Quando passò accanto a Ryan lo salutò con un cenno del capo. Lui si spostò, anche solo averlo vicino gli faceva venire il vomito.

- Agente Morris. – chiamò Harris, Ryan lo puntò. – la prego di portare i miei ossequi ad Alexander, è stata estremamente piacevole la sua compagnia la scorsa notte. – Harris terminò la frase con occhi luccicanti di malizia.

Fu impercettibile ma Ryan scattò in avanti.

Se Jacob non fosse stato attento e non gli avesse messo un braccio dinnanzi al petto bloccandogli il passo, molto probabilmente, lui avrebbe fatto un massacro, ammazzando a suon di alci e pugni quel viscido infame. Jacob gli mosse una mano ad una spanna dal viso richiamandolo al presente non appena Harris si allontanò sparendo.

Run to another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora