23 Io non sono lui

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Il cielo si era scurito ed il pomeriggio era giunto. Ryan, seduto sugli scalini del portico a casa Lopez/Rosalez con la busta del ghiaccio sopra l'occhio che, via via sciogliendosi gli stava inzuppando la maglietta studiava il viso di Alex se ne stava seduto al suo fianco con le braccia penzoloni tra le cosce scoperte. Il ragazzo si mordicchiava il labbro inferiore nervosamente sentendosi responsabile dell'accaduto.

- Che c'è? – gli domandò il poliziotto vedendolo così pensante. Alex si voltò per guardarlo.

- Ti fa molto male? – Morris gli afferrò la mano a mezz'aria e la imprigionò con la sua, i loro sguardi si incrociarono per un attimo, Alex non riuscì a sostenerlo e si voltò allontanando la mano da quel contatto. Si alzò sistemandosi la minigonna del vestitino che aveva indosso. – E' meglio che rientri, devo dare una mano a Mona...

Ryan si alzò a sua volta e gli porse la borsa del ghiaccio, adesso Alex lo stava guardando con il cuore stretto in una morsa, aveva tutto l'occhio violaceo.

- Io lo ammazzo! – pronunciò afferrando il ghiaccio. – come ha potuto colpirti?

- L'amore fa fare cose stupide. - Alex abbassò la testa, prima Aaron e adesso German, non era uno che usava le persone, erano loro che si aspettavano di più di quello che poteva dargli. Allungò un braccio e gli toccò la maglietta umida.

- Sali un attimo, te ne presto una delle mie. – gli disse.

Ryan alzò un sopracciglio prima di chiedergli:

- Con i mini pony e le fatine tutte colorate?

- Coglionazzo no, quelle sono solo per me! – rispose Alex ridacchiando, pareva che quella tensione così opprimente, stesse via via scemando. Ryan rise a sua volta divertito e lo seguì dentro. Si diressero dritti in camera, Alex si era messo subito a cercare una maglia pulita mentre Ryan aveva fatto un giro su se stesso e si era andato a sedere ai piedi del letto con le gambe incrociate e i palmi delle mani appoggiati sul materasso gettando tutta la pila di vestiti per terra.

- Ecco – disse il ragazzo lanciandogli addosso una maglietta scura. – sarà un po' aderente.

Ryan rise obliquo, e si sfilò la maglietta umida. Alex lo osservò, notò subito che il poliziotto era più magro e più asciutto.

- Mangi vero?

- Cosa cazzo sei mia madre?

- Mi preoccupo per te coglione.

- Nessuno te lo ha chiesto.

- Ma vaffanculo! – esclamò a gran voce.

- Come scusa? – fece Ryan camminando verso di lui.

- Non ho detto niente!

Ryan lo strinse da dietro in una presa d'acciaio ed Alex si accartocciò appiattendosi a quel corpo che bramava incessantemente. Chiuse gli occhi mentre il respiro di lui gli sfiorava la pelle del collo. Il suo mondo era andato a puttane ma poteva sempre contare su Ryan, nonostante tutto, le sue braccia forti, lo avrebbero sempre sorretto. Voltandolo il poliziotto, gli prese il viso tra le mani e dopo essersi specchiato nel colore ghiaccio dei suoi occhi, divorò famelico quella bocca calda ed invitante. Il ragazzo lo assecondò lasciandosi trasportare dal desiderio. Ryan si fece appena indietro e accarezzandogli le labbra, ne disegnò i contorni con i polpastrelli. Alex si sentì come fluttuare dal suo corpo, aveva la testa leggera ed il cuore scalpitante in petto. Questo era l'effetto che gli faceva il poliziotto, lo faceva sentire completamente tra le nuvole. Voleva Ryan, voleva appartenergli, voleva sentirsi "suo" e suo soltanto. Si ritrovò con la schiena appoggiata al materasso senza rendersene conto:

Run to another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora