La centrale era in subbuglio. Telefoni che squillavano agenti che si muovevano avanti e indietro. Gavril indossò ancora una volta i panni di Ryan Morris che si era cucito addosso ormai da otto anni. Non sapeva se quella sarebbe stata la sua ultima "missione", ma sperava con tutto se stesso che, da quel giorno, gli incubi del suo passato, potessero finalmente cessare.
Era mattino inoltrato, faceva caldo ma il cielo era coperto dalle nuvole. Jacob guardò Gavril con un sopracciglio alzato quando quest'ultimo uscì fuori dallo spogliatoio.
- Che c'è? – gli domandò splendido come il sole in una giornata d'agosto.
- E' la prima volta che metti la divisa. – osservò il collega. Ed era vero, la divisa non aveva mai fatto per lui, eppure, ora che l'aveva indosso, lo faceva sembrare se possibile, ancora più affascinante. La sera prima era stato in ospedale ed Elizar, gli aveva rivelato alcuni aneddoti del suo passato a lui sconosciuti. Era saltato fuori che, quel viscido, malato di mente di Edward Harris, altri non era che suo zio. Il padre, aveva nascosto la sua identità. Era scappato dalla sua famiglia perché vittima di violenza da parte del padre ma, a quanto gli aveva detto il fratellastro, lui ed Edward, avevano continuato a sentirsi. Era proprio lui che, con il suo patrimonio, contribuiva alle loro spese quotidiane. L'idea del teatrino era nata da suo padre, negli anni con Vania, si era reso conto di essere guasto. Anche lui come il padre aveva perversioni e pensieri insopportabili. Aveva iniziato a farsi per tenere a bada le voci nella sua testa ma altro non aveva fatto che accrescerle fino a non poterle più zittire. Aveva perso il lume della ragione cadendo in quelle voci demoniache che aveva dentro. Aveva picchiato, stuprato e spezzato la vita del suo stesso figlio. Gavril non aveva la minima idea di dove fosse o da dove iniziare a cercare. Il suo pensiero al momento era fisso su Edward Harris. Arrestato il pezzo grosso, il suo impero sarebbe crollato. Era certo che, una volta ammanettato Edward, anche Colin, suo padre, sarebbe saltato fuori. Aveva un milione di domande nella testa, ma doveva concertarsi. Da lì a poco, avrebbero raggiunto la villa con un mandato d'arresto. Era su di giri ma al contempo era spaventato. Spaventato perché non conosceva la verità sul suo passato. Spaventato perché, anche nelle sue vene, scorreva il sangue dei mostri. Seguì Jacob fuori, nell'aria esterna sul retro della centrale dove si tenevano le auto di pattuglia. Mentre i suoi colleghi si preparavano lui se ne resto con le mani in mano impaziente. Voltandosi verso la strada, riconobbe un auto scura, corrugò la fronte, lui quell'auto l'aveva già vista. L'aveva vista quel mattino fuori da casa sua, l'aveva vista giorni addietro aggirassi davanti al parco e adesso, era davanti la centrale. Dubbioso si voltò verso Jacob che gli stava parlando sul da farsi.
- Gavril. – quella voce sottile e profonda lui la conosceva bene. Ce l'aveva fin dentro le ossa. Sgranò gli occhi e si voltò a rallentatore verso quella presenza che si era palesata alle sue spalle. Alex se ne stava in piedi con lo sguardo basso. Era la prima volta che lo chiamava con il suo vero nome, non doveva più fingere ne nascondersi, non doveva più essere qualcun'altro, non con lui almeno. Rivederlo dopo tutto quel tempo gli aveva provocato gioia e tormento. Dimenticò dell'auto misteriosa, dimenticò di Harris, dimenticò tutto ciò che lo angosciava solo per perdersi anche un solo instante in quegli occhi. Aveva desiderato rivederlo, aveva soppresso quel desiderio nel profondo ma adesso che lui era lì, adesso che il suo profumo gli impregnava le narici, non poteva più negarlo e non era frutto della sua mente contorta, Alex, era davvero lì.
- Scusa se sono piombato qui all'improvviso. – aggiunse il ragazzo continuando a tenere il capo chino. Non riusciva ancora a guardarlo negli occhi. Gavril dischiuse appena le labbra. Voleva dire un milione di cose ed invece...
- Tu non puoi stare qui.
Accade proprio quello che Alex temeva di più, lo stava respingendo. Ancora. Il ragazzo a quel punto alzò la testa e lo guardò con i suoi fari ora lucidi.
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Run to another life
Mystery / ThrillerRyan Morris è un agente di polizia bello da togliere il fiato, lui non crede nell'amore, è convinto che sia solo un invenzione per i creduloni, tutti prima o poi resteranno segnati indelebilmente dal suo passaggio. Ecco perché frequenta bar notturni...