16 Festa di compleanno

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Dopo esserselo scopato in un vicolo sporco, buio e puzzolente, Ryan lo aveva fatto salire a bordo della sua auto grigia metallizzata, per un attimo Alex aveva sperato che lo avrebbe portato al loft, ma così non fu, difatti, lo accompagnò da Mona. Quando l'auto si arrestò dinnanzi al vialetto, il ragazzo sospirò forte slacciandosi la cintura.

- Ti rivedrò? – gli domandò scendendo dal veicolo.

- Ogni volta che vorrai, nei tuoi sogni. – rispose il poliziotto con una voce che gli fece accapponare la pelle. Alex sorrise scuotendo il capo incappucciato.

- Lo sai che ti detesto si?

- Notte pricipino.

- Ciao. – fece lui girando sui tacchi dirigendosi verso casa.

Erano passate tre settimane, tre settimane senza Ryan, senza sapere come stesse, se lo pensasse oppure... Se sentisse la sua mancanza. Alex aveva smesso di chiederselo nonostante quell'ultima sera al Queer. Voleva mettersi il cuore in pace, quel giorno, il giorno dell'undicesimo compleanno di Becca, Alex avrebbe vissuto, non si sarebbe più fatto alcuna domanda che non avrebbe avuto risposta. Avrebbe sorriso e si sarebbe goduto quella splendida famiglia. Ramona trafficava ai fornelli già dalle prime luci dell'alba. Diego in giardino, teneva un festone con le bandiere tra le mani mentre German se ne stava sulla scala a fissarlo. Alex li salutò e si andò a sedere sul dondolo. Il sole gli accarezzò il viso e dovette chiudere gli occhi, dietro le sue palpebre spuntarono due diamanti azzurri, riaprì gli occhi portandosi le gambe al petto, se le strinse con le braccia e si cullò. Solo, abbandonato, non corrisposto, Alex provava così tante emozioni che si sentiva sopraffatto.

- Buongiorno! – esclamò Ramona portandosi le mani alla schiena osservò come procedevano i lavori. Il giardino era quasi pronto per i festeggiamenti che si sarebbero tenuti nel pomeriggio. Gli occhi ambra della donna puntarono Alex. Si sedette al suo fianco accarezzandogli la schiena. – Come stai? – il ragazzo alzò le spalle. – ti manca non è così? – lui si voltò per guardarla, Mona gli scostò i capelli dal viso, erano così mossi che pareva aver preso la scossa, forse, anche per questo, li copriva sempre con il suo fedelissimo cappellino.

- Io lo amo. - La donna sospirò. – ho provato a non pensarci a... distrarmi? Ma è tutto inutile, non ci riesco.

- Hai solamente diciassette anni chico. So che adesso ti sembra una tragedia, ti senti di aver perso l'amore della tua vita, ma non è così, Ryan era qualcuno sulla tua strada, qualcuno che era destino tu incontrassi. Ma chico mio, ogni cosa è già stata scritta. Va avanti, vivi, prenditi quella vita che ti spetta, sii lieto di ogni secondo su questa terra. – Ramona si accorse che gli occhi color ghiaccio di Alex erano fissi su German. – lui è proprio un bel ragazzo. – disse – ed ha solo ventitré anni, andate d'accordo mi sembra.

- Si ma, non è Ryan.

- Tesoro, nessuno sarà mai Ryan. – si alzò – devo andare in cucina o chi la sente Becca se brucio qualcosa! – Alex sorrise. Doveva essere bello fare parte di una famiglia così unita, per un istante si sentì invidioso poi si illuminò, forse anche lui avrebbe potuto farne parte. Si alzò e andò ad aiutare Diego e German con le sedie.

Era pomeriggio e il giardino era pieno zeppo di bambini urlanti, bolle di sapone e salta salta. Alex si stava divertendo un mondo, lui e German avevano giocato assieme a i bambini e, per un paio d'ore, si era dimenticato ogni cosa, il suo passato, il perché fosse lì e persino di Ryan. German gli chiese di appartarsi che quelle canzoncine dei cartoni gli stavano dando il voltastomaco, il ragazzo aveva risposto di sì ma prima voleva prendersi da bere, aveva le gola secca. Con il viso sudato, si avvicinò al tavolo imbandito ove trovò Mona.

- Che significa hermioso? – domandò alla donna prendendosi da bere una Sprite.

- Bello.

- Cosa?

- Significa bello Alex. – Ramona gli diede una spallata d'intesa. Finalmente Alex aveva avuto un ulteriore certezza che German provava interesse nei suoi confronti. A bocca aperta camminò all'indietro per raggiungerlo. Mentre lui si dirigeva sul retro della casa, lungo il vialetto, la figura di Ryan diveniva via via sempre più nitida.

- SEI VENUTO! – esclamò la piccola festeggiata saltando giù dal salta salta per poter abbracciare il suo principe. Ryan si abbassò sulle gambe e strinse forte Becca a se. Gli diede due grossi baci sulle guance.

- Come potevo perdermelo? – la bambina sorrise prima di correre nuovamente verso i giochi. Ryan se ne era rimasto con le mani nelle tasche dei pantaloni scuri che indossava mentre Mona lo guardava mimandogli un "grazie" con le labbra. Lui si guardò intorno, le feste non facevano per lui, la gente non faceva per lui. Diego gli portò un bicchiere di spremuta d'arancia che Ryan apprezzò, lo seguì verso il tavolo imbandito ma non prese nulla da mangiare nonostante la varietà di roba esposta. Restò in un angolo a bere di tanto in tanto osservando i bambini che giocavano quando d'un tratto si sentì:

- Sei una cicciona! – una bambina con lunghi capelli biondi stava deridendo la piccola Becca. Ryan posò il suo bicchiere e raggiunse i piccoli. La festeggiata era per terra e stava piangendo, i suoi compagni tutti intorno, stavano guardando la scena muti.

- Che sta succedendo qui? – domandò Ryan andando immediatamente verso Becca.

Alex e German si erano appartati. Una mano bruna e una bianca come il latte, strette l'una all'altra. La bocca di German cercò quella di Alex e la trovò, calda, disposta, entusiasta. Si baciarono travolti dal desiderio che solo un corpo così giovane era in grado di provare. La mano vellutata di Alex si fece strada sul suo torace per sbottonargli il bottone e la zip dei pantaloni, si insinuò dentro le sue mutande mentre il sangue gli ribolliva nelle vene. Si distaccò bruscamente quando udì un gran baccano provenire dal giardino. Con fronte aggrottata guardò German.

- Ma che diavolo sta succedendo? – gli domandò, il fratello di Diego scosse il capo corvino. Si sistemò i pantaloni e gli fece segno di seguirlo. Raggiunto il giardino principale, German corse immediatamente verso la nipote, Alex invece... Restò esterrefatto a guardare Ryan. Erano trascorsi solo pochi giorni, come aveva fatto a dimenticare quel viso, quelle labbra, quelle espressioni. Ridicolo! Non li aveva dimenticati, li aveva solo rinchiusi in un cassetto all'interno della sua memoria, un cassetto che aperto, gli faceva troppo male.

- Perché hai chiamato mia figlia a quel modo?! – domandò Ramona alla bambina che si era messa a braccia conserte facendo il broncio. Becca invece, se ne stava a singhiozzare sul petto di Ryan, lui l'alzò prendendosela in braccio.

- Sai piccola bimba adorabile. – pronunciò Ryan. – Becca è bellissima così com'è, tu invece, sei il riflesso del marcio che c'è nel mondo. E adesso vallo a dire alla mamma.

- RYAN! – esclamò subito Ramona ammonendolo. La bimba scoppiò a piangere e si allontanò. Gli altri tornarono a giocare. Diego spuntò alle spalle di Ryan.

- Ha fatto bene. – sentenziò.

- Ma Diego! Sono ragazzini... ora litigano, fra dieci minuti si abbracciano! Noi possiamo riprenderli, ma non possiamo essere così duri! - spiegò suo malgrado conoscendo perfettamente i comportamenti volubili dei bambini. - E poi chi la sente ora la madre? – aggiunse preoccupata.

- Se la scopa così non ci sono problemi. – aggiunse scherzosamente Diego – farai questo grosso sacrificio? – ridacchiò afferrando sua figlia.

- Papà – fece lei asciugandosi gli occhietti.

- Si mi amor?

- Posso sposare Ryan?

L'agente Morris sorrise accarezzandole una guancia, poi disse:

- Ne riparliamo tra qualche anno d'accordo? Adesso va a giocare mia piccola principessa.

Diego la mise giù, e Becca sorridendo, tornò a giocare. Ryan guardò German, non lo aveva mai conosciuto di persona, ma Mona gli aveva parlato di lui. Prima di congedarsi però, si portò indice e medio alla fronte e salutò Alex con un gesto. Lui fu come trafitto da una scossa. Lo aveva salutato, Ryan si era accorto di lui. 

Run to another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora