37 "Desiderio pericoloso"

242 7 2
                                    


Erano giorni di festa, luci sfavillanti e addobbi erano presenti su ogni strada, i negozi avevano le vetrine colme di colori e si respirava un aria calda e accogliente. Forse era quello il Natale pensò Ryan, quell'atmosfera lui non l'aveva mai percepita fino ad oggi. Non aveva mai festeggiato prima se non da quando aveva conosciuto Eddie, lui addobbava tutta casa con festoni, palle di neve, statue di babbo natale e pupazzi di ogni genere parendo lui stesso con i suoi maglioni bizzarri, un pezzo d'arredo. La prima volta gli sembrò eccessivo, ma ora capiva quanto ci fosse bisogno di tutto quello e del perché la gente si ostinasse a cercare quel calore.

In piedi dinnanzi alla vetrina di un caffè, storse il naso vedendo dall'altra parte della strada, una valanga inferocita di persone che si faceva avanti in un centro commerciale durante i saldi. Poteva capire la gioia della festa ma non avrebbe mai compreso tutto quel baccano per degli stupidi oggetti. Gli esseri umani erano davvero strani ai suoi occhi o forse, quello strano era lui, strano perché non riusciva ad omologarsi ad un mondo fatto di fronzoli e payette.

Infreddolito si strinse su se stesso mentre fissava il carillon innevato in verina, le luci calde che lampeggiavano gli si riflettevano nelle iridi donandogli una luce completamente nuova. Una manciata di minuti dopo, la porta del caffè si aprì e, stretta nella sua giacca di lana logorata, vi uscì Diana. Gli occhi verdi, ora che erano pittati col nero, parevano più grandi e molto più simili a quelli del fratello anche se, pensò Ryan, non vi fosse alcun paragone. Tra le mani la ragazza, stringeva un cartone con la sua bevanda calda da asporto. Guardò il poliziotto sempre in borghese e lui ricambiò quello sguardo curioso. Era rimasto ad aspettarla lì fuori al freddo per diverso tempo, prima l'aveva tampinata tenendola sott'occhio poi, quando fu certo che nessuno la stesse seguendo, la avvicinò. Diana era alta ed aveva i capelli lunghi ben oltre il sedere, ondulati alle punte di un castano un po' più mogano rispetto quello del fratello. Questa volta la giovane non scappò, rimase qualche istante a studiarlo da lontano, poi lo avvicinò. Sulla testa portava un cappellino scuro, il maglione a righe verde e nero che sbucava da sotto la giacca di lana blu era slabbrato e gli arrivava lungo fin oltre i ginocchi, al di sotto portava un leggins in similpelle e degli anfibi alti. Bevve un sorso dal suo cartone prima di domandargli:

- Lui sta bene? – Ryan la guardò accigliato. Ovviamente si riferiva ad Alex, era stato stupido da parte sua non comprendere che la ragazza sapesse già ogni cosa, dopotutto, qualcuno la stava tenendo al sicuro proprio come lui stava facendo con Alex.

- Chi ti ha detto di me? – le chiese dunque curiosò.

- Abbiamo una conoscenza in comune. – rispose Diana. Dopo aver tracannato la sua bevanda, gettò il cartone nel cassonetto. – seguimi. – aggiunse stringendosi nella giacca – vorrà parlarti.

Ryan la seguì con la fronte corrugata ed una valanga di domande che gli affollavano la mente:

Dove era stata per tutto quel tempo?

Chi si era preso cura di lei?

Anche se, temeva di conoscere la risposta a quest'ultima domanda...

Camminando imboccarono una stradina tra due edifici mal messi. Il poliziotto si guardò intorno.

- Tranquillo, siamo al sicuro qui. – lo rassicurò lei salendo alcuni scalini, bussò poi tre volte ad una porta di ferro smaltata di verde. Con il cuore tachicardico in petto, mostrando un eccessiva calma, Ryan la seguì. Bastarono solo pochi secondi e la porta stridente sulle mattonelle, si aprì. Mentre Diana avanzava all'interno della costruzione, l'agente era rimasto fermo sull'uscio, immobilizzato da quella presenza che, come uno spettro del passato, si era palesata sotto ai suoi occhi. Quell'uomo alto e secco come uno scheletro, lo guardò con occhi lucidi. Aveva il viso scavato ed il naso lungo, le labbra sottili erano appena informi se ci si prestava attenzione, il labbro superiore destro era appena più sottile. Quei grandi occhi verde bottiglia non erano cambiati neppure di una virgola.

Run to another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora