Mi guardai allo specchio, il cuore che mi batteva forte nel petto e lo sguardo scuro carico d'ansia. L'abito verde scuro non mi piaceva. Non mi fasciava come avrei voluto. Mi mordicchiai l'interno della guancia. Non c'era tempo per cambiarmi. Mio padre voleva vedermi. Ed ero certa che questo suo desiderio fosse legato al fatto che stesse per arrivare un ospite del castello. Avevano annunciato l'arrivo di Abel von Neuberg durante la cena. Mia nonna l'aveva commentata con uno sbuffo.
-L'ennesimo parvenu- aveva alzato gli occhi al soffitto.
-Un parvenu potente visto che è amico dell'imperatore- aveva risposto mio padre.
L'ospite era atteso con un certo nervosismo in tutto il castello. Io stessa non potevo dirmi esente da questo. Mio padre era stato chiarissimo: comportarsi nel migliore dei modi. E ora aveva convocato me e mia sorella per parlarci. Feci segno alla mia dama di fermarsi. Andava bene così. Non c'era tempo per cambiare abito.
Uscii dalle mie stanze e percorsi il corridoio. Il cuore mi batteva all'impazzata. Avrei voluto parlare con mia nonna, ma non c'era stato tempo.
Scivolai dentro la stanza delle udienze. Mio padre se ne stava seduto su una poltrona con le zampe da leone, le braccia conserte e l'espressione infastidita.
-Alinoir, sei in ritardo-
Mi piegai in una riverenza. Yvonne, al suo fianco, ridacchiò, una mano davanti alle labbra. Provai una fitta allo stomaco. La fulminai con uno sguardo.
Mio padre si alzò e ci sovrastò. -Figlie mie, spero che vi comporterete bene- esordì. Lo sguardo saettò da me a Yvonne, da lei a me. Conoscevo quello sguardo e sapevo che preannunciava tempesta. Mio padre era fatto così. Voleva avere tutto sotto controllo. Nulla succedeva nel castello senza il suo permesso. Fissai quell'uomo dalle profonde rughe sotto gli occhi, colui che aveva ripudiato mia madre perché gli aveva dato solo una femmina per sposare una donna che non aveva saputo fare altro che dargli un'altra femmina. Patetico. –Questo vuol dire: nessuna competizione-
Yvonne aprì la boccuccia a cuore per commentare, ma la richiuse immediatamente. Con nostro padre era inutile replicare. Anzi, poteva addirittura essere dannoso.
-Non voglio che litighiate come fate di solito- continuò lui, il tono severo.
-Non sono io che comincio- replicò mia sorella. Possibile che non riuscisse mai a stare zitta?
-Silenzio!- urlò mio padre, colpendo con un pugno il bracciolo della poltrona.
Yvonne sbiancò e si mise a giocherellare con le maniche blu. Io serrai le labbra per trattenere una risata.
-Abel von Neuberg è un uomo potente e ricco, potrebbe diventare un ottimo alleato-
E mio padre aveva due figlie nubili. O meglio, aveva Yvonne. Non ci voleva certo una grande perspicacia per capire che la stava preparando per un incontro ormai da anni. Abiti bellissimi, gioielli, cure di bellezza. Lezioni di ballo, pianoforte, canto. E poi c'era il fascino naturale di Yvonne. Biondissima con gli occhi azzurri. La carnagione lattea. Il collo da cigno. L'esatto opposto di me.
-Non tollererò nessun guaio, avete capito?-
Annuimmo entrambe. Io avevo intenzione di approfittare di quei giorni in cui l'attenzione di mio padre sarebbe stata tutta per Abel von Neuberg per passare il tempo con Basilius. Mi sfuggì un mezzo sorriso. Forse mio padre avrebbe davvero lasciato il castello e le terre a lui visto che non aveva figli maschi. Questo avrebbe voluto dire un matrimonio con una delle sue figlie. E se Yvonne fosse stata occupata con l'illustre, e certamente noioso, von Neuberg, io avrei potuto sposare Basilius. Sentii il batticuore, come se bastasse solo pensare al suo nome per farmi perdere il controllo. Ahimè, non potevo farci nulla. Non ricordavo un momento della mia vita in cui lui non ci fosse stato. Ci eravamo allenati con la spada, avevamo letto gli stessi libri, avevamo giocato alla principessa e all'eroe che la salva. Ripensai alla sera di Valpurga. Un brivido bollente mi percorse la schiena. Eravamo destinati a stare insieme.
-E Alinoir, mi raccomando, non voglio che passi di nascosto il cibo degli ospiti alla servitù o ai cani-
Trasalii. Come l'aveva saputo? Lanciai uno sguardo a Yvonne e mi parve che sorridesse. Era stata lei quindi a fare la spia!
-Mi raccomando, figlie mie, dovete presentarvi al vostro meglio- annuì, felice delle proprie parole -e ora potete andare... solo una cosa, Alinoir, indossa qualcosa di più carino la prossima volta, quel vestito è troppo largo-
-Come desiderate, padre- borbottai, abbassai lo sguardo e seguii le righe sul pavimento di pietra -Posso andare?-
-Vai, vai- si voltò. Il colloquio era finito.
Uscii, senza una riverenza e incurante di Yvonne che mi diceva qualche sciocchezza. Non avevo voglia di affrontarla. Con lei erano liti, urla, a volte addirittura graffi. Nella sala vecchia si potevano trovare i cocci dei vasi che avevamo fatto cadere durante una discussione. Scesi le scale, nervosa.
-Alinoir, aspetta-
La sua voce. Graffi su una ferita. Proseguii, il passo più rapido. Dovevo solo avanzare, dovevo solo...
Qualcosa mi afferrò il braccio. Riconobbi il tocco delle dita lunghe e magre di Yvonne.
-Corri da lui, vero?- mi si parò davanti, un ghigno sulle labbra.
-Non sono fatti tuoi- mi liberai dalla stretta e la superai. Yvonne mi si mise di nuovo davanti. L'abito le ondeggiò intorno. Il nostro eterno gioco dei contrasti.
-Dovresti lasciarlo stare- si portò le mani sui fianchi.
-Per lasciarlo a te?- la provocai. Mi morsi le labbra tanto da ferirle.
Yvonne sgranò gli occhi. -Come se io volessi quel coso!-
-Bugiarda- la superai, mi sollevai le gonne e mi misi a correre. Le labbra ferite mi bruciavano.
-Te ne pentirai!- urlò la mia sorellastra.
Non mi voltai. Il sapore metallico del sangue m'inondò la bocca. Uscii da una delle porte laterali che davano sul cortile. Ero abbastanza certa di sapere dove si trovasse Basilius.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate di questo capitolo?
A presto!
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Salvia, rosmarino e incantesimi
Historische Romane(COMPLETA e IN REVISIONE) "Credo che potrei definire la mia vita in base a due persone: Basilius e Yvonne. L'amore immenso per il primo e l'odio viscerale per la seconda. Solo questo. Forse ci definiamo solo in base agli altri. Forse senza gli altri...