I libri furono un'altra parte importante della mia vita. Fu dai libri di mia nonna che scoprii i sortilegi che noi donne dell'acqua potevamo fare. Non erano vera stregoneria. Io, lo affermo con tutta me stessa, non ho mai praticato ciò che si definisce stregoneria, a prescindere da quello che si è detto. Io applicavo semplicemente il mio dono. Era qualcosa di così connaturato in me che spesso lo facevo senza neppure rendermene conto. Uno sguardo e l'acqua usciva dal calice. Un sogno strano nel cuore della notte che il giorno seguente diventava realtà. Un pianto che si accompagnava a un temporale. Casi forse. Non saprei dirlo.
-Sei una strega, Al- mi sussurrava Basilius, così piano che solo io potevo sentirlo.
-Finiscila- borbottavo, lieta della sua attenzione. Ero così ingenua, certa com'ero che quelle parole, così pericolose se sentite, non avrebbero colpito me, la figlia del signore del castello. Eppure fin da piccola avevo assistito a quelli che mia nonna chiamava spettacoli da guitti e che erano conosciuti dai più come processi di stregoneria. Questo però non mi toccava e Basilius non si stancava mai di provocarmi.
A volte però capitava che Basilius m'ignorasse. Era la cosa peggiore. Cadeva in una sorta di malinconico mutismo. Io mi sforzavo di strapparlo alla malinconia. Diventavo un giullare per provocare una sua risata. Basilius però non rideva neppure quando Sophie inciampava in una radice e cadeva a terra. Poteva continuare così per giorni, fino a quando non inventavo qualcosa che alla fine gli strappava una timida risata.
-Sei il mio sorriso- mormorava allora Basilius, la cupezza che scivolava via dal suo volto.
Io non potevo che essere felice di quelle parole. Mi facevano sentire la più importante del mondo. Avevano lo stesso effetto delle lezioni di mia nonna
Queste erano le uniche che ricevevo. Mio padre aveva deciso che fosse inutile per una donna imparare qualcosa che andasse oltre il leggere e lo scrivere. Uno spreco di fatiche e di soldi. Basilius era il futuro. Lui era un maschio e poteva capire, non io.
Le lezioni si tenevano sempre negli appartamenti di mia nonna, a porte chiuse e senza testimoni. Spesso venivano trattati argomenti inconsueti per non dire proibiti.
-Ogni tanto le fate rapiscono qualcuno... è una cosa che le diverte molto- mi spiegò un giorno mia nonna.
-Veramente?- le chiesi, divertita. Non mi sembrava reale, ma solo il frammento di una qualche vecchia leggenda.
-Non ci credi, Alinoir?-
-Il signore del castello dice che sono tutti racconti- le dissi, riferendomi a quello che sosteneva mio padre.
-Mio figlio è sempre stato uno sciocco!- si piegò in avanti -Devi stare attenta-
Io annuii, il cuore in gola. Volevo assecondarla.
-E stai attenta a quel Basilius, secondo me ha il sangue delle fate nelle vene-
La cosa mi sorprese. -Davvero?- domandai, confusa.
-Certo... e mai innamorarsi di un uomo, ti strappano il cuore e lo fanno a pezzi-
Mia nonna non si fidava degli uomini. Se solo avessi seguito i suoi consigli...
A volte mi parlava anche di come avrebbe dovuto essere il mio futuro. Secondo lei avrei dovuto prepararmi a un ruolo importante, moglie di qualche ricco signore.
-Devi fare in modo che il popolo si fidi di te, non c'è nulla di più importante- mi spiegò mia nonna.
Erano lezioni vitali le sue. Lezioni che venivano date affinché imparassi a governare. A quei tempi non me ne rendevo conto. La trovavo forse leggermente esagerata. Lanciavo sguardi giù dalla finestra, cercando Basilius intento ad allenarsi.
-Tuo padre non capisce che il potere non è davvero suo, i suoi sudditi glielo attribuiscono- mia nonna era impegnata sul cucito.
Annuii e mi spinsi di lato. Fuori dalla finestra Basilius stava duellando con un ragazzo. La spada stretta in pugno, l'espressione concentrata, il portamento elegante. Stava vincendo. Mi morsi il labbro inferiore. Basilius era il mio peggiore peccato. Per un suo sguardo avrei fatto qualsiasi cosa. Deglutii, la gola secca. E poi la vidi. Yvonne. Biondissima, con un abito bianco frusciante. Gesticolò verso Basilius.
-Mai innamorarsi-
Sobbalzai. Gli occhi di mia nonna erano su di me. Occhi tanto penetranti da farmi tremare.
-Mai innamorarsi- ripetè -e torna ad ascoltarmi-
Oggi le sono grata. Devo tutto a mia nonna. Mi dispiace solo non averla ascoltata su una cosa. Avrei dovuto evitare d'innamorarmi.
-Perché odiate tanto Basilius?- mi uscì di getto, senza averci ragionato. Mi pentii subito di quella domanda. C'erano argomenti che era meglio non toccare. Cose che forse dovevano rimanere segrete. Mia nonna mi fissò truce e io fui certa che non avrebbe parlato, che la mia impulsività mi avrebbe gettata nel gruppo di coloro che lei riteneva sciocchi, come Sophie. Invece il suo volto si addolcì.
-Non ti ho mai raccontato la storia del principe delle fate, vero?-
-Non la ricordo- e mi sentii sciocca, piccola, fragile.
-Me la raccontava sempre mia madre- spostò lo sguardo -era la sua storia preferita, quella che secondo lei era carica di morale... c'era una volta una bellissima ragazza molto curiosa, fu così che un giorno decise di scoprire a chi apparteneva l'incantevole voce che sentiva dalla sua stanza- socchiuse gli occhi, le rughe che parevano brillare -uscì di notte, il cappuccio sollevato, e s'inoltrò nel bosco. Lo trovò quasi subito, lui, il cantante... il principe delle fate... un essere tanto bello da luccicare alla luce della luna... lei s'invaghì e si unì a lui, dimentica che le fate nelle ballate sono sempre creature ingannevoli- s'interruppe, come se le costasse fatica proseguire, si portò una mano alle labbra sottili e grinzose.
-Cosa successe?- la incalzai, il cuore in gola, lo stomaco annodato. Sapevo che si preannunciava il peggio.
-Lui le prese l'anima... basta, mi sono stufata di parlarne... e tu dimentica quel ragazzo- gridò, dura come una pietra -cosa stavamo dicendo? Ah sì- e parlò d'altro.
La mia mente rimase impigliata al racconto del principe delle fate, a quell'essere che prendeva l'anima delle fanciulle. Perché mia nonna aveva parlato del principe in riferimento a Basilius? C'era un collegamento? Non lo sapevo, ma ero certa che in Basilius ci fosse qualcosa di diverso dagli altri. Fu dopo quella conversazione che iniziò a fissarsi in me un'idea. Sempre più a fondo. L'assurda convinzione che Basilius fosse un principe delle fate e che avrebbe preso la mia anima.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate di questo capitolo? Nel prossimo assisterete a un rito particolare... non vi anticipo nulla!
Grazie a tutti coloro che stanno leggendo la storia.
A presto!
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Salvia, rosmarino e incantesimi
Ficción histórica(COMPLETA e IN REVISIONE) "Credo che potrei definire la mia vita in base a due persone: Basilius e Yvonne. L'amore immenso per il primo e l'odio viscerale per la seconda. Solo questo. Forse ci definiamo solo in base agli altri. Forse senza gli altri...