XXVI. L'acqua

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Qualcuno che mi scuoteva con forza. Aprii gli occhi, confusa. Un uomo se ne stava chino su di me. La nausea mi assalì con violenza insieme alla consapevolezza delle mie disgrazie.

-È ora, Dame- una voce gracchiante.

La tortura, compresi. E il respiro mi mancò. Fui sollevata dal letto senza neppure una parola di rammarico. Risi. Una risata isterica isterica che mi scosse tutta. Era la fine. Era la mia fine. Puntini neri mi esplosero davanti. Mi feci portare di peso. Almeno avrebbero dovuto faticare.


Fui portata in una vecchia stanza del sotterraneo. Non sapevo che nel castello ci fosse una camera delle torture. Beh, si scopriva sempre qualcosa... di molto triste. Abel l'aveva mai usata? Ci aveva mai rinchiuso qualcuno? Non ci volevo pensare. Mi guardai intorno. L'ambiente era buio, illuminato solo dalle candele che disegnavano ombre inquietanti. Scorsi molti oggetti. Nessuno invitante. Macchine inventate per fare del male. Lo stomaco mi si capovolse. Gogne, vasche d'acqua, corde che prendevano dal muro, altri strani macchinari. Quale sarebbe il mio destino?

-Preferenze?- mi chiese l'inquisitore.

Avrei solo voluto sputargli in faccia. Oh, sarebbe stato molto divertente, anche se per niente signorile.

-Allora decido io... acqua-

La gola mi si strinse in una morsa. Fu difficile respirare. Fu quasi impossibile.

-Portatela qua- e l'inquisitore si avvicinò alla vasca.

Io mi lasciai trascinare. Non c'era salvezza. Era la fine quella. Ignorai le parole dei miei aguzzini. Gli inviti a un pentimento che non esisteva. Di cosa dovevo pentirmi se io la magia nera non l'avevo mai usata? Di qualche notte passata nel bosco? O del mio amore per Basilius?

La testa mi fu spinta sott'acqua con tanta violenza che sentii i muscoli del collo urlare. Il mio corpo si contorse, gridò, gemette. Volevo andarmene, ma sapevo di non potermi muovere. Gelo ovunque. Chiusi le palpebre, i polmoni che si contraevano, il mondo che si allontanava sempre di più, tutto che scompariva, che... fui tirata su.

Inalai l'aria come l'affamato si avventa sul cibo... e tossii. La gola ardeva, come se andasse a fuoco. Una risata isterica mi scosse il corpo. Come poteva l'acqua infiammare in quel modo... e perché una discendente di Melusina rischiava di affogare?

-Un'altra volta- la voce del mio aguzzino.

Chiusi gli occhi. Nuovamente sentii l'acqua divorarmi il viso, come un animale famelico. Quasi mi sentii mancare questa volta. Quasi pregai che la mia fine arrivasse. Quando fui tirata nuovamente fuori tremavo.

Non so per quante volte la tortura si ripeté. Presto persi la nozione del tempo. Mi concentrai unicamente su Basilius. Avrei voluto essere con lui. Baciarlo, confidarmi, amarlo. Oh, come lo avrei desiderato! Non potevo. Il mio amore per Basilius era una vera ossessione. Aveva artigli, denti, zanne. Era pericoloso quanto un veleno. Quanto quella maledetta acqua che mi entrava nel naso, nella bocca, negli occhi. Non confessai nulla.

Alla fine fui trascinata nella mia cella. L'inquisitore non aveva avuto ciò che voleva. Ci avrebbe riprovato. Voleva una confessione e sapeva che prima o poi ci sarebbe riuscito... oppure mi avrebbe uccisa, ma forse a lui non importava.

Non so quanto tempo passò. Il tempo si accavallò, si confuse, si schiantò. Io attesi. Non potevo fare altro. E poi le sentii.

Urla fuori dalla mia cella. Cercai di alzarmi, ma non ci riuscii. Le gambe non mi reggevano. Ero febbricitante. Facevo fatica a respirare. Mi lasciai scivolare sul pavimento e chiusi gli occhi. Volevo rimanere lì, rannicchiata. Basilius. Dov'era Basilius?

-Liberatela- un coro di voci.

Mi sollevai su un gomito.

-Liberatela-

Erano per me? Urlavano di liberarmi? Mi volevano bene. Qualcuno mi voleva bene.

-Dovete liberare Dame Alinoir-

Io rimasi ferma dov'ero, il cuore che mi batteva fortissimo. Ero nervosissima. Mi sentivo mancare. Sbattei le palpebre per scacciare i puntini neri che mi volavano davanti come piccoli insetti. Fuori le urla aumentavano e con esse la speranza. Potevo farcela. No, dovevo farcela. Mi misi in piedi. Il popolo aveva bisogno di me. E io di lui.

  

Salvia, rosmarino e incantesimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora