XXXVI. Una nuova vita

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Scoprii di essere incinta due mesi dopo. Quella creatura era di Basilius. Il pensiero mi turbava e mi rendeva euforica. Avrebbe avuto il cognome di Abel, ma non il suo sangue. Sarebbe stato il frutto del mio grande amore.   

-Sei certa che sia mio?- mi chiese Basilius quando glielo dissi.

L'affermazione mi turbò. -Sì, Abel... non abbiamo più avuto... hai capito cosa... da quanto è nato Abby-

Basilius mi prese per il braccio. –Lo sa qualcuno?-

-No, Abel veniva nella mia stanza, dormiva con me... ma non consumava... il figlio è tuo, ma nessuno lo saprà-

Calò un lungo silenzio. Per un istante fui terrorizzata dal pensiero che forse Basilius non voleva quel bambino che non sarebbe mai stato suo completamente. Poi però lui scoppiò a ridere.

-Un figlio nostro, Al, un figlio nostro- e mi strinse a sé, le labbra che cercavano il mio viso, che mi baciavano, che mi accarezzavano. Fu bellissimo. Mi trascinò a terra con lui e ci amammo lì, come se non ci fosse altro che noi due al mondo.

I mesi scivolarono via rapidamente. Ero felice, come mai la ero stata in tutta la mia vita. Basilius era al mio fianco. Ufficialmente era la mia guardia personale, una figura necessaria visto i tempi in cui vivevamo. In realtà continuò a essere il mio amante. Ci amammo come mai avremmo pensato di poter fare. Io, sempre vestita di scuro, con un velo nero sul volto, la voce pacata e lo sguardo triste, non attiravo sospetti. Tutti credettero che la creatura che mi cresceva in grembo fosse di Abel.

-Non sono mai stata più felice di così- sussurrai una sera.

-Nemmeno io- rispose Basilius, accarezzandomi i capelli –io non posso credere di essere qua con te, ero certa di averti persa per sempre-

-Non puoi perdermi, sono tua-

Basilius mi fissò, il viso immobile come quello di una statua. –In qualsiasi caso?-

Aggrottai la fronte. –Cosa vuoi dire?-

-Qualsiasi cosa succeda- mormorò –sarai sempre mia?-

-Certo... e poi cosa dovrebbe succedere?-

-Nulla, nulla- si affrettò a dirmi, prima di soffocare le mie domande con un bacio.

Avrei dovuto capire che in realtà Basilius nascondeva qualcosa? Che approfittava del fatto che odiassi espormi proprio perché non voleva farsi vedere in giro? Fui ingenua? No, fui solo una sciocca innamorata... gli innamorati sono così, ahimè, non vedono l'ovvio... e io amavo Basilius da sempre, credo di non aver mai amato così tanto.

Partorii una bambina. Non appena la presi in braccio vidi, con un misto di terrore e di sorpresa, che aveva gli stessi occhi di Abel. Com'era possibile? E a quegli occhi scuri come la notte si sommavano i lineamenti di Basilius. Era insomma un insieme bizzarro di tratti che non avevano nulla di mio. L'amai meno per questo? Ma come avrei potuto amarla meno? Era stata dentro di me, si era alimentata del mio sangue, del mio stesso essere. Avrebbe anche potuto essere identica a Yvonne, ma non avrei mai potuto non amarla. Decidemmo di chiamarla Anne, un omaggio a mia nonna.

Basilius si affezionò subito a lei. Restava ore a fissarla mentre dormiva o mentre muoveva quelle piccole braccine. Ne era affascinato. Sosteneva che la bambina mi assomigliasse tantissimo. –Il modo in cui muove le labbra, è identico a come lo fai tu-

Quelle parole mi sorpresero. Possibile che non me ne accorgessi? Oppure era una bugia di Basilius per farmi affezionare alla piccola? Non lo so, non ha neppure importanza. Io amai subito quella bambina. Era il sangue del mio sangue, era la mia creatura, era me ancora neonata con tutta una vita davanti e tutti i sogni che io non avevo più. Avrebbe potuto essere una gran dama senza il marchio della stregoneria nel destino. Questa era la cosa più importante.

Abby non mostrò simpatia per la sorellina. Preferiva non guardarla nemmeno. Possibile che intuisse che non era completamente sua sorella? Che il sangue di Basilius scorreva in lei? Oppure era solo l'antipatia del primogenito?

Tutto precipitò qualche giorno dopo. Fu una visita imprevista. Ero nello studio di Abel, intenta a guardare i rapporti dell'amministratore dei miei beni. Colpi di passi. Una guardia entrò e mi disse che una donna chiedeva di me. Annuii, certa che si trattasse di una donna del mio popolo. Non appena entrò però percepii che non era così. La temperatura cambiò. Mi sentii congelare. Alzai lo sguardo. Yvonne era di fronte a me, pallida come la morte, i lunghi capelli biondi spettinati. Indossava un abito da viaggio sgualcito e aveva un sorriso crudele sul viso. Fui certa che ci fosse qualcosa di strano ed ebbi paura. Era venuta a strappare la mia felicità.

Mi sforzai di sorridere. Volevo apparire vincente. In fondo io avevo sposato Abel. Io avevo al fianco Basilius. Io ero potente e ricca.

-Sono venuta a riprendere mio marito- dichiarò Yvonne, senza neppure una parola di saluto. Fu come se un vetro andasse in pezzi. Qualcosa non andava.

-Tuo marito? Ti sei sposata?- chiesi, ironica.

-Sì e tu conosci molto bene mio marito-

Ingoiai l'ansia. –Veramente?-

-So che è qua-

Ghiaccio lungo tutto il corpo. –Sì?-

-Dov'è Basilius?-

E il ghiaccio mi strinse in una morsa che mi rubava il respiro e la voglia stessa di vivere. –Cosa c'entra Basilius?- presi tempo.

-Lui è mio marito- disse, vincente. Cercai di ragionare. Forse era una bugia per farmi soffrire. –Non te lo ha detto?- domandò, il pugnale che girava nella mia ferita, facendola sanguinare sempre di più. A Yvonne però questo piaceva. –Credevi davvero che fosse corso qua per te?-

-E come mai se n'è andato e ti ha lasciata sola?- chiesi, sperando d'infliggerle un danno uguale al mio.

-Una lite... succede tra innamorati... allora, dov'è?-

-Chi ti ha detto che si trova qua?-

-Lo sanno tutti-

-Sbagliano- replicai.

Yvonne sbuffò. –Vorrà dire che dovrò fare il suo nome alle autorità-

Il ghiaccio mi bruciò, mi ferì, mi fece male. –Perché?- indagai.

-Basilius è un traditore... non te lo ha detto? Se n'è dimenticato- il suo sguardo luccicò –lo dimentica spesso... a quanto pare ha partecipato a una congiura per uccidere l'imperatore... ma non si è fermato qua... sostiene di essere un figlio dell'imperatore precedente... non ti ha raccontato tutte queste belle storie?- usava le parole come lame.

La fissai, pensando disperatamente a cosa risponderle. Erano vere le cose che mi diceva? Non lo sapevo, eppure avevo l'orribile sensazione che lo fossero.

-Chiedi a lui- mi sfidò.

-Lo farò... ora vai- urlai, i pugni stretti.

Yvonne mi guardò con fredda soddisfazione. –Basilius è mio- sussurrò, la voce bassa.

-Basilius è di sè stesso e di chi decide di essere-

Yvonne rise. –Patetico- si voltò e uscì, lasciandomi nello sconforto più grande.

Salvia, rosmarino e incantesimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora