Fuochi alti si alzavano, infuocando anche il cielo. Inspirai il dolce profumo del legno. Sembrava la notte di Valpurga. I ricordi mi sommersero. Mi sentii affogare. La notte di Valpurga era magica, ricordai, stordita e languida. Era la notte delle streghe. Era la mia notte. In lontananza si vedevano i fumi dei fuochi. In sere come quelle tutto era possibile. La magia vibrava nell'aria. La sentii sfiorarmi la pelle come un amante. E poi il cielo divenne viola, un viola scuro.
-Spero aver superato la prima prova- Basilius sussurrò al mio orecchio. -Ti ho stupita?-
La prova impossibile che gli avevo chiesto era quella di stupirmi. Ci era riuscito. -Non ho mai visto nulla di simile- ammisi.
-Qui è tutto diverso, è magico-
Sì, quel luogo era diverso da tutti gli altri. -Siamo nell'Altromondo, vero?- mormorai -Quello delle creature fatate-
Basilius contrasse le labbra. -Lo vuoi davvero sapere?-
Forse no. Non volevo affrontare la realtà. Non volevo rischiare di trasformare ogni cosa in un incubo. Scossi la testa.
-Che ne dici di guardare le stelle?- domandò in soffio -Come facevamo un tempo-
Sì, un tempo. In un altro mondo. Era davvero un altro mondo. Il passato era un mondo alternativo, ormai finito. Non si poteva tornare indietro e questo mi feriva. Perché il passato era perso per sempre?
-Credi che sia una buona idea?- mi chiese.
-Ottima- forse potevo rivivere quel passato. Forse potevo illudermi che nulla fosse cambiato.
Ci lasciammo cadere nell'erba che accarezzava la nostra pelle e riempiva le nostre narici con il suo profumo pungente.
-Il cielo è perfetto- disse Basilius, lo sguardo in alto. Lo imitai. Stelle enormi brillavano sopra di noi. Strizzai gli occhi, abbagliata, forse inebriata da quello splendore. La disposizione pareva diversa. Non era quella che i miei occhi erano abituati a incontrare. Era... strana. Incredibile.
-Sembrano muoversi- gemetti e nel loro muoversi raccontavano storie. Si potevano vedere principesse fuggire da mostri ed eroi correre a salvarle. Erano storie narrate dalla notte dei tempi eppure ancora nuove. Storie che sarebbero sempre state vere.
-Vediamo se riesco a prenderne una- e Basilius allungò una mano verso quel cielo scuro come gli abissi più profondi. Mosse le lunghe e ruvide dita come se cercasse di prenderne una. Quel gesto, nuovo eppure antico nei miei ricordi, mi strappò un sorriso. -Ce l'ho, ce l'ho quasi- e finse fatica, ansimò, i muscoli tesi, che mi facevano venire voglia di toccarli.
-Ci sei quasi- lo incitai, il cuore martellante, il respiro corto. Ero di nuovo bambina, di nuovo adolescente, di nuovo pazza di lui. Battei le mani.
-E... presa!- esclamò, vincente. Chiuse la mano a pugno.
-Bravo!- mi spingendomi avanti, avvicinandomi tanto da sentire il suo respiro, il suo profumo di notti stellate e desideri.
-Non sono poi così bravo- replicò lui, con finta modestia. Era il solito gioco, solo che lì, in quel particolare mondo e momento, aveva assunto una sfumatura particolare. Inspirai l'aria e fui travolta da una vertigine. -Vuoi vedere la stella?-
-Sì- decisi.
E Basilius aprì la mano, un dito per volta, languidamente. Uno scintillio. Sgranai gli occhi. C'era davvero qualcosa di luminoso che gli brillava nel palmo. Trasalii, presa alla sprovvista.
-Cosa... - le parole mi si gelarono in gola. La stella si staccò dal suo palmo e volò su, in cielo, a mischiarsi con le altre. -Non può essere reale-
-Sì che lo è- le sue labbra si posarono sulle mie, le sue mani mi accarezzarono i fianchi e mi spinsero giù. Scivolammo nel letto di foglie. Chiusi gli occhi e mi arresi a quelle sensazioni che mi scuotevano. Energia che mi vibrava lungo il corpo. Le mie dita scesero ad accarezzargli i muscoli. I suoi gemiti rochi mi riscaldavano.
Come assetati bevevamo l'uno dall'altra. I nostri corpi aderivano, si assorbivano, sfumavano, diventavano una sola cosa. Eravamo uniti. Scoprii il suo viso, il suo collo, le sue mani. Era la prima e ultima volta. Eravamo in bilico ai confini della nostra esistenza. Eravamo la stessa cosa. Mi sentivo svenire, come se la mia anima stesse volando in lui. Era come se succhiasse una parte di me. E io tremavo, tremavo, tremavo. Diventavo nulla.
Gli insegnamenti di mia nonna riecheggiarono dentro di me. Non ci si doveva unire alle fate, perché cedi loro un po' della tua anima. Solo così possono vivere. Basilius però era una fata? Non lo sapevo e mentre sentivo il suo corpo premere contro il mio non lo volevo neppure sapere. Qualcosa dentro di me andava in fiamme. Era quell'anima di cui tutti parlavano? Me la stava portando via Basilius, il mio principe fatato?
Ci abbandonammo sfiniti. Le prime luci dell'alba splendevano. Dita colorate spingevano via il buio della notte. Rimasi ferma, tra le braccia di Basilius che mi teneva stretta, quasi come se temesse che potessi essere trascinata via. Mi era stato strappato qualcosa. Aveva però davvero importanza? Non lo sapevo. Tutto perdeva importanza in quel momento.
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Salvia, rosmarino e incantesimi
Ficción histórica(COMPLETA e IN REVISIONE) "Credo che potrei definire la mia vita in base a due persone: Basilius e Yvonne. L'amore immenso per il primo e l'odio viscerale per la seconda. Solo questo. Forse ci definiamo solo in base agli altri. Forse senza gli altri...