Von Neuberg portò la notizia che a breve avrebbe scosso tutto il mio mondo, ma io non lo compresi. Come potevo pensare che la mia vita sarebbe cambiata perché a Praga tre uomini erano stati gettati da una finestra? I miei problemi erano più vicini.
-Sua Maestà l'imperatore è furioso, quegli uomini erano suoi rappresentanti- diceva von Neuberg -non l'ho mai visto così- aggiunse, per sottolineare il legame di amicizia che univa i due. Osservai il suo volto bruno, le rughe, le labbra dal taglio severo.
-Sua Maestà ha ragione- si affrettò a sostenere mio padre, desideroso di compiacere il potente ospite a qualsiasi costo.
-I protestanti non accetteranno mai suo cugino Ferdinando come re della Boemia- Neuberg bevve un lungo sorso di vino e si appoggiò allo schienale -e adesso scoppierà una guerra-
La parola guerra evocò morti e altre immagini infelici. Tutte cose che avrei evitato volentieri. Basilius, seduto più in là, seguiva il discorso in silenzio, lo sguardo torvo. Sentii qualcosa battermi contro il ginocchio. Una cosa morbida e bagnata mi sfiorò la mano. Un cane. Soffocai un sorriso e lasciai scivolare giù un pezzetto di carne.
-Una guerra?- chiese mio padre, fingendo un'indifferenza che non provava. Sapevo che era terrorizzato all'idea. E soprattutto al pensiero di dover contribuire. Mio padre sperava di ottenere soldi e prestigio, invece avrebbe perfino potuto rimetterci la vita.
Il cane mi diede un'altra leccata. Non avrebbe dovuto spingersi fino al nostro tavolo. Gli accarezzai il muso peloso certo che mio padre avrebbe disapprovato.
Yvonne mi lanciò uno sguardo, poi tornò a fissare il nostro ospite. La sua unica preoccupazione era sbattere le palpebre, farsi ammirare, ottenere l'attenzione di von Neuberg. Lui però sembrava più interessato alla guerra e alle servette che portavano il cibo. Meno impegnative di Yvonne e certamente gli avrebbero dato soddisfazione già in serata. Tornai a concentrarmi sul piatto di carne che avevo di fronte. Era ancora intatto. Non avevo fame e sentivo lo stomaco stretto in una morsa. Sophie, seduta più in là, si versò qualche goccia di vino addosso, guadagnandosi lo sguardo di rimprovero di mia nonna.
-Sì, una guerra- rispose von Neuberg, sorridendo alla giovinetta bionda che gli riempiva il calice di vino -Sua Maestà vuole ciò che è giusto-
-Certo, certo- borbottò mio padre. Sapevo che stava cercando un modo per cavarsela. Sarebbe stato capace di fingersi malato di tisi.
-Naturalmente ci saranno grandi ricompense per chi lo aiuterà- continuò von Neuberg.
Mio padre impallidì. Si era arrivati al nocciolo della questione. Bevve un sorso dal suo calice per prendere tempo, come se pochi istanti potessero permettergli d'inventare la bugia perfetta, quello che l'avrebbe salvato.
-Abbiamo bisogno del vostro aiuto- dichiarò von Neuberg. Diretto e schietto. Quasi iniziava a piacermi. Quasi.
-Quindi siete qui per chiedere denaro- disse mia nonna, gelida.
-Credo che dovremmo parlarne in privato- si schiarì la voce mio padre. Altro tempo. Non voleva inimicarsi l'ospite. Un duello senza spade.
-Come preferite- rispose von Neuberg, un sorriso di disprezzo sulle labbra.
-Perfetto, allora più tardi potremmo... -
-Più tardi? Io direi subito-
-Subito?-
-Sì, subito, questa cosa è troppo importante per attendere, non lo pensate?- piegò di lato la testa. Notai che il suo sguardo sfiorava l'enorme seno di una servetta. Mi morsi le labbra per non ridere. Quasi mi dispiaceva per Yvonne. Quasi.
-Sì- disse mio padre, riprendendosi subito. Balzò in piedi, rapido come un giovanotto. -Se volete seguirmi- e si sfiorò la schiena dolorante.
Von Neuberg non se lo fece ripetere. Spinse indietro la sedia, che raschiò furiosamente sul pavimento, si alzò a sua volta. Li osservai allontanarsi. Mio padre alto e magrissimo. Von Neuberg più basso e muscoloso. Mia nonna si alzò e li seguì. Quando sparirono dietro un angolo compresi che che ero libera. Scivolai via, felice del fatto che, andato via mio padre, il clima fosse diventato più rilassato. Nessuno parve notarmi. Sapevo però che c'era una persona che seguiva i miei movimenti, restando qualche passo indietro. Quando superai la sala fumosa a causa del caminetto acceso e uscii nell'aria fresca della notte, notai con la coda dell'occhio un'ombra. Un istante dopo Basilius fu di fronte a me e mi sorrise.
-Abbiamo una fuggitiva- dichiarò.
-Oh, è semplice difesa personale, non potevo stare là dentro un attimo di più- esclamai.
-In effetti... - si strinse nelle spalle. Mi ritrovai a pensare che fosse molto affascinante con i capelli bagnati dalla luce della luna.
-Credi che la situazione sia davvero così disperata?- indagai.
-Sì, penso di sì- mormorò, cupo.
-Vuol dire che ci sarà la guerra?-
-Sì, credo di sì- indugiò e compresi cosa non voleva dirmi.
-Dovrai partire anche tu- fu come se ricevessi una pugnalata nello stomaco.
-Sì, dovrò partire anch'io- distolse lo sguardo.
Sentii un groppo in gola, ma mi sforzai d'ignorarlo. Non volevo che Basilius partisse.
-Tuo padre potrebbe chiedere a me di condurre le sue truppe-
Ci misi alcuni secondi a capire. -Vuol dire che mio padre non andrà in guerra?-
-Qualcuno deve rimanere qua a gestire il castello-
Perché non ci poteva restare Basilius? Perché non poteva andare mio padre? L'esercito era suo. Restai muta, non sapendo cosa dire. Non volevo essere precipitosa, non volevo...
-Cosa sono quelle luci?-
Alzai lo sguardo. Qualcosa splendeva in mezzo alla boscaglia. Luci che non avrebbero dovuto esserci, che pareva volteggiare a mezz'aria come lucciole, ma non erano lucciole. No, era qualcosa di più... sconvolgente. Sembravano piccoli cortei.
-Fate- sussurrò Basilius.
No, le fate non esistevano, se non nei racconti di mia nonna. Eppure...
Basilius si mise davanti a me, come se volesse difendermi. Il gesto mi fece stringere il cuore.
Gli esserini continuarono a volare. Avevano una forma umana.
-Sono bellissimi- sussurrai. Avrei voluto sfiorarli. Erano caldi? Bruciavano la pelle?
-Hai ragione- esclamò lui -ma è meglio non toccare-
-Chissà perché sono qui- appoggiai una mano sulla spalla di Basilius.
-Vorrei proprio saperlo-
Restammo a osservarle fino a quando le deliziose creature scomparvero in uno scintillio di fiamme. Il cuore sobbalzò. Basilius s'irrigidì. Le fate portano guai, questo c'insegnavano le storie. Il dubbio era solo su che genere di guai.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Che ne dite di questo capitolo?
L'episodio di cui accenno in questo capitolo è la defenestrazione di Praga, evento che diede inizio alla guerra dei Trent'anni.A presto!
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Salvia, rosmarino e incantesimi
Historical Fiction(COMPLETA e IN REVISIONE) "Credo che potrei definire la mia vita in base a due persone: Basilius e Yvonne. L'amore immenso per il primo e l'odio viscerale per la seconda. Solo questo. Forse ci definiamo solo in base agli altri. Forse senza gli altri...