XXXIII. Koinè

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Abel mantenne la sua promessa. Quel pomeriggio venne il medico. Lasciai che mi visitasse senza dire neppure una parola. Dentro mi sentivo morta, svuotata, inconsistente. Continuavo a pensare a quanto fosse ingiusto. Perché io avevo dovuto sposare Abel? Perché non Yvonne, che era da tutti sempre stata definita la più bella? Perché io?

-Signora- il medico, un uomo dal portamento rigido, mi strappò dai miei pensieri.

-Andate- sussurrai -voglio essere lasciata sola-   

Lui ignorò le mie parole. -Non ci sono segni della malattia... per il momento-

-Ma arriveranno-

-Non è detto- sorrise. Mi resi conto solo in quel momento che non doveva poi essere molto più vecchio di me. Aveva i capelli neri e la carnagione scura. -Non tutti manifestano i sintomi... e ci sono delle cure per tenerla a bada-

Una speranza? Sembrava folle sperare. Il sogno di una sciocca. -Quali sono?-

-Mercurio... ma credo che sia meglio aspettare per ora-

Aggrottai la fronte. -Perché?-

-Siete in attesa-

-In attesa?- non compresi subito. Tante cose tutte insieme, mi facevano sentire stordita, confusa, quasi irreale.

-Aspettate un bambino... o una bambina- sorrise.

La vita cresceva dunque in me. Una fiamma di speranza si fece strada dentro il mio cuore. Non potevo essere malata.

-Dovreste gioire-

-Non voglio più essere toccata da mio marito- la mia voce era gelida. Non sembrava neppure la mia. -Ditegli quello che volete... non voglio che mi tocchi- forse non mi aveva contagiata, forse c'era ancora una speranza. Forse. Mi aggrappai a questo pensiero.

Il medico mi fissò per alcuni secondi. Gli occhi gli brillavano di un bel colore azzurro scuro. -Gli dirò io qualcosa... voi cercate di riposare... per il bambino-

Mi portai una mano al ventre, quasi senza rendermene conto. Mio figlio. Una creatura che avrebbe avuto i miei occhi o i miei capelli. O magari una bambina con il mio carattere. Feci un cenno d'assenso con il capo, quindi guardai il medico uscire. Abel lo attendeva fuori dalla porta. Lo sentii parlare. Ora si preoccupava della mia salute, sosteneva che non avrebbe badato a spese. Mi lasciai cadere sul letto. Mi sentivo esausta. E avevo la nausea. Mi accarezzai il ventre. Un figlio. Sarebbe stato bello avere un neonato tra le braccia. Avrebbe reso il mondo sopportabile.

La porta si aprì con un cigolio. Alzai lo sguardo e incontrai quello di Abel. -Mi ha detto del bambino- la voce era impastata come se avesse pianto o bevuto, forse entrambe le cose. Aveva le mani giunte di fronte a sé. -Penserò a entrambi, te lo giuro-

Annuii lentamente. Non avevo più forze.

-Rimedierò- continuò, il tono tremante.

Non gli risposi, non sapevo semplicemente cosa dirgli. Mi lasciai cadere sui cuscini.

-Te lo prometto, Alinoir-

-Ricorda che le promesse si devono mantenere-

Abel giurò e spergiuro. Quel giorno stesso mandò a chiamare sua sorella.


Era lì. Koinè. Sua sorella. Era identica al ritratto. Anzi, era perfino meglio. Alta, bionda, con un abito di purissima seta. Mi sentii piccola, insignificante, inadeguata. Volevo scomparire, diventare polvere, cenere, nulla. Era lo spettro di Yvonne. Era l'immagine di chi mai sarei potuta essere.

-Onorata di conoscervi- dissi, sperando di non lasciar trapelare il nervosismo. Me ne stavo a letto, appoggiata ai cuscini.

Lei mi squadrò. -Ero proprio curiosa di vedervi- non c'era piacere nella sua voce. -Sono qua per aiutarvi... per il bambino-

Annuii lentamente, sicura di non piacerle. -Ne sono lieta-

-Non mi piace l'ipocrisia- mi rispose gelida -non so perché mio fratello vi abbia sposata-

-Forse lo scoprirete-

-Non ne sarei così sicura... o forse sì, Abel si è fermato all'aspetto, lo fa sempre-

Non replicai. Dovevo sembrare calma.

-A proposito... Wulf è partito- mi annunciò Koinè.

Lo stomaco mi si strinse in una morsa. Perché se n'era andato?

-Lo so che vi dispiace... eravate piuttosto uniti da quanto si dice in giro-

Mi strinsi nelle spalle, fingendo indifferenza. Non doveva capire.

-Ma è meglio così, altrimenti potrebbero nascere dei dubbi-

Deglutii. Mi sembrava di avere dei sassi in gola. Sapevo che era una trappola, il terreno era scivoloso sotto di me. Mi costrinsi alla calma. -Che genere di dubbi?-

-Quelli che verrebbero spontanei notando la vostra vicinanza-

-Vicinanza?- aggrottai la fronte, ingenua.

-Non fare la sciocca, sappiamo tutti che tu e Wulf eravate troppo vicini, ma non sarebbe il primo con cui avete avuto una reazione adultera-

Compresi e il comprendere fu doloroso. Inspirai a fondo, fingendo calma dove avevo solo furia. -Non so cosa state dicendo-

-Il protetto di vostro padre-

Basilius. Ricordai l'accusa di seduzione. Cercai di rilassarmi.

-Mio fratello me lo scrisse... sapete cosa gli risposi io?-

L'aria crepitava intorno a noi. Presto sarebbero esplose le scintille e io non avrei potuto farci nulla.

-Di non sposarvi, era la scelta più saggia, ma gli uomini sono stupidi e per un bel viso si possono perdonare tante cose-

Strinsi forte un lembo del lenzuolo.

-Siete indegna- feci un giro su sé stessa e se ne andò senza aggiungere nemmeno una parola. L'abito frusciava come la pioggia.



Scrissi a mia nonna. Speravo in qualche suo consiglio miracoloso che non arrivò. In compenso qualche tempo dopo giunse Sophie, l'abito strappato dopo essersi impigliato nella portiera della carrozza. -Per aiutarti- mi disse, abbracciandomi. La pancia era già rotonda e spingeva verso l'esterno.

-Sono enorme- borbottai.

-Sei bellissima- mi sussurrò mia cugina, stampandomi un bacio sulla guancia.

-Grazie-

Mia cognata non attese. Si presentò e mise in chiaro chi comandava. -Siete mia ospite- disse infine.

Sophie impallidì. Mi lanciò uno sguardo. Io mi strinsi nelle spalle, in imbarazzo. Cosa potevo fare? Purtroppo nulla. Koinè era opprimente, onnipresente, onnipotente.

-Nonna non sarebbe felice di questo- mi sussurrò Sophie quando finalmente mia cognata ci lasciò sole.

-Lo penso anch'io-

Sophie scosse la testa. -Non mi piace che tu stia qua-

-Nemmeno a me- ammisi -ma non posso fare altro- sospirai -ormai questa è la mia vita-

Sophie sospirò. -Non so se voglio sposarmi- gli occhi le brillavano. Lacrime? Le passai un braccio intorno alle spalle. Dubitavo che Sophie si sarebbe sposata.

-Odio Abel- mormorai. Era un segreto che custodiva nel profondo del mio cuore. Qualcosa di pericoloso.

-Non devi dire questo!- Sophie scosse la testa, i capelli biondi che le inondavano il bel viso.

-Non si fa mai vedere, mi lascia nelle mani di sua sorella, non gli importa di me- aveva costretto Wulf ad andarsene. Il mio solo amico.

-Le cose miglioreranno, vedrai-

Le volevo credere, ma sapevo che era una bugia.

Salvia, rosmarino e incantesimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora