XXXIX. Un altro matrimonio

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Ci sposammo il giorno seguente, quindi partimmo per Vienna, senza neppure consumare il matrimonio. Thomas non desiderava il mio corpo. Certo, non lo disprezzava, ma la sua priorità era l'intrigo. 

-Dovrai riferirmi tutto quello che la regina dirà, farà, penserà- m'istruì, durante il viaggio in carrozza.

-Anche il pensiero?- scherzai.

-Qualsiasi cosa-

Mi sfuggì un sorriso. –Spero di essere all'altezza del compito- caricai le parole di sarcasmo, che lui non colse.

-La sarai, dovrai esserla-

Non ero mai stata a Vienna prima. Lo splendore della città mi colpì e restò impresso nella mia mente, tanto che ancora oggi la vedo vivida, come se fosse reale, nei miei sogni. Thomas aveva una villa poco lontana. La prima notte riposammo lì.

-Ferdinando ha avuto diversi figli dal primo matrimonio- mi spiegò andando avanti e indietro per il salotto –tu comunque sarai al servizio dell'imperatrice... è un'italiana, gran parte della sua corte è stata rimandata in Italia, sostituita da persone che appartengono al suo nuovo mondo... da domani ci sarai anche tu-

-Quale sarà il mio compito?- chiesi. Ero seduta su un divano rosso, il fuoco che scoppiettava nel cammino bastava appena a riscaldarmi. Sentivo il cuore battermi forte e la nausea assalirmi.

-Sarai una dama di compagnia- mi spiegò –il fatto che tu sappia l'italiano ti sarà d'aiuto, avrai la possibilità di diventare amica dell'imperatrice-

-E naturalmente dovrò venire a riportarti tutto ciò che scopro-

-Certamente... lavoreremo bene insieme, non temere-

Quella notte dormii male. Ero nervosa. Mi mancava Basilius. E non sapevo nulla di Wulf. Possibile che fossi così lacerata tra loro due? Avevo l'impressione che il mondo volesse crollarmi addosso.


I giorni a corte scivolarono via rapidi. L'imperatrice era una donna amichevole, con cui non ebbi difficoltà a lavorare. Parlava con un forte accento italiano. Riuscii subito a entrare nelle sue grazie. Il mio passato, la solitudine che avevo provato un tempo mi fu d'aiuto per creare un rapporto con lei.

E poi un giorno lo rividi in mezzo alla sala delle udienze. Basilius. Lo fissai sorpresa. Possibile che alla fine ci fosse sempre? A stravolgere i miei sogni e i miei incubi. Lui mi guardò, gli occhi scuri sgranati. Il tempo si fermò, anzi, tornò indietro e ci fummo solo noi due, come quando eravamo bambini. Non potemmo parlare. Bisognava essere prudenti. Più tardi mi allontanai con una scusa e trovai Basilius fuori ad aspettarmi, le braccia conserte, il farsetto nero. Mi prese per il braccio e mi tirò in disparte, nel vano di una finestra.

-Cosa ci fai a corte?- mi chiese piano.

-Cosa ci fai tu... ricordo male o l'imperatore non ti piaceva?- domandai in un sussurro, per paura che qualcuno potesse sentirmi. La spada del tradimento era sempre sospesa su tutti noi. Sarebbe bastato così poco e ci saremo trovati con la testa tagliata. Scacciai questo pensiero.

-Le cose cambiano- distolse lo sguardo.

-No che non cambiano... non con te... dove vuoi arrivare?-

-Da nessuna parte... tu piuttosto... perché sei qua? Non hai mai detto di voler venire a corte-

Feci spallucce. –Lo ha voluto mio marito-

-Tuo... cosa?-

-Mi sono risposata- ammisi con un filo di voce. Perché mi vergognavo?

Basilius non replicò. Il suo viso era impassibile. Mi studiava.

-La mia vita è qua ora- aggiunsi per dire qualcosa, per spezzare quel silenzio che risultava tanto opprimente da farmi male.

-E i bambini?-

-Sono al castello, non potevo portarli qua- e temetti che mi avrebbe detto che ero una pessima madre, che avrei dovuto pensare ai bambini, che la corte non era il mio posto.

-Anne come sta?- la voce era bassa, il tono insicuro. Evitò nuovamente di guardarmi in viso.

-Bene, sta crescendo bene-

Basilius non replicò.

-Ora devo andare, l'imperatrice ha bisogno di me- mi voltai, ma lui mi trattenne per il polso.

-Aspetta... questa sera... dobbiamo vederci-

Scossi la testa. –Non credo che sia possibile-

-Cerca di far sì che lo sia invece- mi disse, prima di voltarsi e andare via. I suoi passi, simili a spari, rimbombarono nel corridoio.


Fui nervosa per tutto il resto della giornata. Il pensiero di dover vedere Basilius mi turbava. Ero certa che il nostro non sarebbe stato solo un incontro di piacere. No, lui voleva qualcosa da me. Era sempre stato così, pensai con dolore. Mi aveva usata per anni.

Basilius mi raggiunse in camera. Lo trovai lì, la finestra socchiusa, il viso avvolto dall'ombra. Bello e pericoloso.

-Continui con il doppio gioco- lo provocai.

Basilius si limitò a stringersi nelle spalle. –Faccio quello che mi consiglia la mia coscienza- replicò, tranquillo.

Sentii un groppo stringermi la gola.

-Non credere che tuo marito sia meglio di me... io non ti avrei mai usata come spia-

-Siete tutti uguali- sussurrai, le tempie che mi pulsavano –mettete i vostri ideali davanti a tutti- e ce l'avevo più con lui che con Thomas. Forse perché io amavo Basilius e a chi si ama si perdona meno. Credo che si possa odiare veramente solo chi si ama. Verso tutti gli altri possiamo riservare solo l'antipatia.

-No, io non metto i miei ideali davanti a te... vattene, Ali, segui il mio consiglio, questo posto non è fatto per te-

Nulla avrebbe potuto farmi infuriare di più. –No, è fatto per te o per Yvonne, giusto?- gli buttai in faccia.

-Perché fraintendi sempre?- rispose, alterato. Fece un passo verso di me. Imponente come sempre.

Scacciai il desiderio di stingermi a lui, di sentire, ancora una volta, il suo corpo giovane e vigoroso contro il mio. Sarebbe solo servito a farmi soffrire, a scavare un abisso più profondo nel mio cuore.

-Non sai quanto... - si zittì, come se le parole non volessero uscire.

-Esci di qua- ero stanca di quell'evento gioco tra noi.

Basilius indugiò, poi annuì. -A presto- salì sul davanzale, agile ed elegante come un gatto, aprì la finestra e sparì oltre. Scomparve nelle tenebre.

Io rimasi dov'ero a inspirare il dolce profumo della notte e a trattenere le lacrime. 

Salvia, rosmarino e incantesimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora